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  • Romamania, Cassano dixit: 'Zaniolo non è un talento'. Invece lo è proprio per questo...

    Romamania, Cassano dixit: 'Zaniolo non è un talento'. Invece lo è proprio per questo...

    • Paolo Franci
    Beh, se ce lo dice Antonio Cassano stiamo tranquilli. Anche se a Roma si dice che “er sor tranquillo ha fatto 'na brutta fine”. A Sky Sport, in risposta alla domanda: "Cosa ne pensi di Zaniolo? Può essere uno dei più forti al mondo in futuro?", Cassano risponde: “Più forti al mondo no. Io lo vedo come una mezzala di grande fisicità e buona qualità. Non lo vedo come un talento, come poteva essere Thiago Alcàntara…".

    La premessa è che l'uomo che ha vissuto il talento contromano è evidente come di talento non capisca assolutamente nulla. Senza offesa eh Anto'. Non fosse così, non lo avrebbe buttato via nel modo in cui lo ha fatto. E d'altra parte, è il primo a riconoscerlo, con la consueta schiettezza ed onestà, Antonio. Forse, quando Cassano parla del talento lo riferisce a poche tipologie di calciatori, i 'numero 10' per capirci. O forse non ritiene che giocatori alla Lothar Matthaus, la divinità del pallone alla quale Zaniolo somiglia di più (per carità, con le chilometriche proporzioni eh!), siano figli di quel talento che lui, Totti, Del Piero, Baggio, hanno avuto in dono.

    E se così fosse, a mio avviso sarebbe un errore. Il talento non passa solo per i piedi di chi fa volare il pallone con la fantasia. Il talento è la perfezione difensiva di Franco Baresi, Scirea, Van Dijk, la velocità con la capacità di controllare la palla di Cafu, Marcelo o Dani Alves, oppure l'incredibile sesto senso nel leggere lo spazio di Pirlo, Xavi o Falcao. Il calcio non è solo Messi, Ronaldo, Platini o Pelè. Il calcio è una scultura composita nella quale ci sono i Cassano, ma anche i Zaniolo o quelli come Haaland che li guardi e dici “ma questo dove va?”, poi lo vedi sul campo e hai la sensazione che provare a fermare certi giocatori sia un po' come intrappolare i fulmini in un barattolo di vetro.

    Ovvio: non ce l'ho mica con Cassano. Anzi, ho avuto il privilegio di vederlo giocare, qui a Roma, di raccontarne magie e fesserie. Ne ho amato il talento nella speranza che il suo idolo, Francesco Totti, facesse il miracolo, trasformandogli la 'capoccia' come si dice qui da noi. Non i piedi, incantevoli sin da subito. E ogni volta che Antonio ricorda al mondo e a se stesso di essersi buttato via mi dispiace davvero tanto, perchè immagino il suo stato d'animo. E allora penso che ogni volta che Antonio riconosce il talento, come nel caso di Zaniolo, inconsciamente tenda ad esorcizzarlo e tenerlo lontano il più possibile, forse l'unico modo per non far riaffiorare ricordi e rimpianti.
     

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