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  • Atalantamania: ecco i veri nerazzurri da Champions!

    Atalantamania: ecco i veri nerazzurri da Champions!

    • Marina Belotti
    Come due e due fanno quattro, è ormai chiaro che questa Atalanta si è ripresa il campionato, lo sguardo di tutta Italia e il ticket per l’Europa. È una gara che la Dea è rea di non chiudere in quattro e quatr’otto, nel primo tempo, prima di dirne quattro all’Inter offrendole i famosi quattro frutti: un pranzo modesto per un lunch match così ghiotto, dispiace, ma quella non era l’Inter che gli appassionati di calcio, me compresa, hanno visto contro il Barça. Errata sottovalutazione o testa a Valverde? Non si sa, certo è che Valverde è anche il quartiere vicino allo stadio di Bergamo dove, in teoria, gli ex secondi in classifica dovevano essere ieri. Ma intanto l’Atalanta si fa in quattro e si approssima agli stalli Champions che, ovviamente, sono a meno quattro.

    MESSI A SOQQUATRO- D’altronde il quarto posto è ambitissimo dalla Dea che due anni fa, prima della rivoluzione a sette squadre, non entrò in Champions nonostante la medaglia di legno strappata alla Lazio. Perché l’Atalanta è così, gioca sul verde come sulla terra rossa: se l’avversario tira male, la costringe a fare altrettanto, se va di diritti e rovesci che è una meraviglia, prende il ritmo anche lei. E dopo la gara vista a Milano contro il Barcellona, la Dea si maschera da team spagnolo, lei che è proprio cantera di talenti, in mano il timone senza timore. Con le giocate di tacco di Ilicic, rimpianto di mercato, con la rinascita di Freuler dopo mesi di anonimato, i suoi passaggi precisi e le lunghe falcate, con Hateboer che addirittura, lui che non vede mai e poi mai la porta, la infila e rischia il bis. La sfera, dalle parti di Berisha, non passa praticamente mai. E meno male, perché appena ci arriva, finisce in rete.

    BELISHA- Vista così, al 48’ s.t, è la classica gara da ‘dura legge del gol’: crei tanto, giochi bene, ma al primo errore la paghi. Certo, pagarla così...Merito solo della stessa Atalanta-AntiAtalanta: dopo il Paperisha che condannò la Dea all’uscita dall’UE contro il Dortmund, ecco la liscia di chi finora riscuoteva l’assegno di disoccupazione. Chissà cosa avrà pensato il non vice Gollini in panca…E così, nella confusione seguente, Mancini dà una mano alla povera Inter, come aveva fatto con la Juve lo scorso anno. Alla fine non sarebbe stato giusto forse, ma prevedibile sì. Ed è proprio a questo punto che l’Atalanta fa quello che non aveva mai fatto: non solo non si abbatte, ma si rialza due, tre, quattro volte. Per la prima volta non ci sta, è lei il serpente avvelenato da temere. 

    CAMBIO DI ROTTA- E adesso, dove può arrivare questa Dea? I gol di Mancini, Djimisti e Gomez hanno tutti una storia da raccontare. Quella collettiva, che dal ‘Cera una volta una squadra disorientata e orfana delle gare che contano’, incappa in un lieto inizio all’ottavo posto, a un passo dal sentiero per l’Uefa. Quella che segna 24 gol, di cui 14 nelle ultime quattro: davanti a lei solo Juve e Napoli, a 26, di un altro pianeta. Di Mancini che di testa, sinistro e destro, ha raggiunto Ilicicic a quota tre: e dire che ha giocato solo quattro gare per 90’… Ai tempi del Perugia viveva una vita da mediano, lontana dalla difesa dove a volte fa crack e, fossi in Gasperini penserei a una sua resurrezione. Di Djimsiti, riserva in un’infermeria zeppa di difensori, che domina in altezza e in gioco i lillipuziani dell’Inter. Se pensiamo che l’Atalanta ieri era in emergenza difensiva e la metà dei gol li han segnati loro…ma andiamo avanti, non vogliamo infierire. Di Gomez, che è tornato capocannoniere della Dea in A grazie a una perla. E di Gasperini, che ha parlato a quattr’occhi alla squadra, perché ora l’asticella si è alzata e con Empoli e Napoli occorrerà fare il diavolo a quattro. Per riprendersi l’Europa o, perché no, quella Champions mai arrivata.

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