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  • Atalantamania: la Dea gioca al l…otto, tanto terrore per nulla

    Atalantamania: la Dea gioca al l…otto, tanto terrore per nulla

    • Marina Belotti
    Chissà cosa ne hanno tirate i quattrocento bergamaschi che all’ultimo momento si erano dovuti organizzare per fiondarsi a Sarajevo, nello stadio multietnico ‘Asim Ferhatovic Hase’ per assistere a quello che poteva diventare l’ultimo match della loro Atalanta in Europa League 2018/2019. Che il Sarajevo, da squadra scarsa e male equilibrata, nella ripresa di Reggio e in casa diventasse un gigante? Assolutamente no e la colpa si è dimostrata tutta della Dea, che all’andata aveva tirato fuori le sue debolezze.
     
    OTTOVOLANTE - Cinque gol in quarantacinque minuti: questo è il bottino che l’Atalanta non era riuscita a mettere a segno in quel primo ciak di fine luglio, pur avendone già le possibilità: i gol sprecati di Barrow e Gomez sotto porta, ieri, sono diventati realtà con la forza della rabbia. Anzi, nemmeno sotto porta, perché il Papu se deve fare le cose, le fa bene: la specialità della casa viene servita di forza, di destro, con tiri micidiali che tagliano il campo e le gambe agli avversari. Anche la baby perla nera si è svegliata dall’incubo e in soli 36’ è passata dal non toccare nemmeno una sfera al metterla dentro tre volte di fila. Prestazione figlia della paura, della rabbia, della lotta ai difetti di questa Atalanta ancora orfana di Ilicic, che ha scritto una nuova volta la storia: otto gol non si erano mai visti nell’almanacco europeo dei nerazzurri.
     
    IN-DIFESA - Altro che indifesa, l’Atalanta ha tutta la sua forza nelle retrovie. Se lì davanti Zapata deve prendere ancora le misure e Pasalic adattarsi in mezzo, nei pressi di Berisha Gasperini trova le sicurezze della scorsa stagione: un Masiello invocato capitano e un Palomino che urla ad alta voce il suo posto da titolare. Non sarà lui il ‘dopo Caldara’ nerazzurro (c’è sempre un Varnier che freme in riabilitazione), ma ha dimostrato ancora una volta di essere il centrale più completo in bergamasca. Con i gol realizzati da Toloi e Mancini al Mapei una settimana fa, sono cinque su dieci le reti messe a segno dai difensori in questo turno europeo: esattamente la metà. Se Barrow sarà sempre meno egoista e ispiratore e Gomez si inventerà qualche gol da dedicare al figlio in arrivo, il panorama è chiaro ma il cielo un po’ meno: la Dea vuol far piovere gol.
     
    CE L’HAIFA(TTA) - Del resto, in due anni, il mister di Grugliasco ha potuto trovare un metodo per combattere i soliti difetti atalantini: mancanza di lucidità e sprechi sotto porta. Adesso però non è finita, perché dall’eliminazione nei preliminari ai numeri da Champions il passo (falso) è breve. Invece sarà solo uno quello che porterà l’Atalanta in Israele, tra una settimana, a chiudere le pratiche contro l’Hapoel Haifa, per mettere un tassello decisivo in attesa del dopo ferragosto. La rabbia deve continuare, e per farlo gli undici nerazzurri dovranno prendere in prestito il simbolo avversario e diventare, loro, gli squali: i rossi di Haifa finora hanno messo a segno solo due reti e il goleador Ilicic è in via di guarigione. E se è vero che la matematica non è un opinione, la febbre del giovedì sera sarà tutt’altro che un brutto ricordo…

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