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  • Cabanas, il colpo di pistola che fermò il Paraguay e spezzò il sogno dei Mondiali

    Cabanas, il colpo di pistola che fermò il Paraguay e spezzò il sogno dei Mondiali

    • Remo Gandolfi
    “Non siamo mai stati così forti.
    Il nostro Mister, il grande “Tata” Martino, ce lo ripete fin dal primo giorno in cui è arrivato alla guida della Nazionale del mio Paese.
    Martino è argentino ma qua in Paraguay è considerato come uno dei nostri.
    Qui ha vinto tutto quello che si poteva vincere con il LIBERTAD e con il CERRO PORTENO.
    Arrivò addirittura a portare il Libertad fino alla semifinale di Coppa Libertadores.
    Consegnare a lui nel 2007 la panchina del Paraguay è sembrata a tutti la cosa più naturale del mondo.
    Fra meno di sei mesi inizieranno i Mondiali di calcio in Sudafrica e mai come stavolta non andremo solo per fare presenza.
    Nella storia del calcio del mio piccolo paese arrivare a disputare i Mondiali è sempre stato il GRANDE OBIETTIVO.
    Una volta là era semplicemente essere parte di una grande festa ma con nessuna possibilità di fare gli ospiti d’onore.
    Stavolta sarà diverso.
    Ci siamo qualificati con una facilità incredibile, arrivando addirittura al 3° posto nel girone di qualificazione, dietro a Brasile e Cile e davanti ad Argentina e Uruguay.
    Lungo questo tragitto abbiamo battuto i Cileni 3 a 0 a casa loro e il Brasile da noi ad Asuncion con un netto 2 a 0.
    Abbiamo una squadra davvero forte.
    Aveva ragione il Tata Martino.
    Smettetela di ragionare da ‘parenti poveri’ di Argentina, Brasile e Uruguay. Non abbiamo NIENTE meno di loro”.
    Ci sono giocatori già affermati come Caceres, Cardozo, Rodriguez, Santana e la gloria nazionale Roque Santa Cruz ma poi ci sono giovani che stanno raggiungendo ora il massimo del loro potenziale quali Barreto e Valdez, che giocano già in Europa, c’è il regista Ortigoza e poi ci sono io che, a quasi 30 anni, sono nel momento migliore della mia carriera.
    In attacco poi siamo davvero fortissimi.
    Almeno cinque giocatori di grande livello a contendersi due posti.
    Beh …  in realtà sono 4 a contendersene 1 visto che il mio posto in squadra è praticamente assicurato !
    Gioco in Messico ormai da 7 anni e fare gol è il mio mestiere.
    L’estate scorsa circolavano parecchie voci su un interessamento da parte di alcuni tra i più grandi Club europei per il mio cartellino.
    Si parlò addirittura del Manchester United.
    Ma il mio club, l’America, non ne volle sapere.
    Mi raddoppiarono lo stipendio e mi regalarono una villa ad Acapulco.
    Ormai la mia vita è qui e qui voglio giocare prima di rientrare nel mio Paese, per tornare magari nel mio vecchio Club, il “12 de octubre”, dove tutto cominciò e dove forse è giusto che tutto finisca.

    Ma prima ci sono questi Mondiali e dopo aver visto dalla panchina tutti quelli di Germania di 4 anni fa non vedo l’ora di scendere in campo.
    E ve l’ho detto ... non andiamo mica là a fare da comparse !

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    Salvador Cabanas, “El Chava” o “El Mariscal”, non giocherà neppure un minuto di quei Mondiali di calcio.
    E’ la notte del 25 gennaio 2010.
    Anzi, sono quasi le 6 del mattino e sta già iniziando ad albeggiare.
    Salvador Cabanas, con la moglie ed alcuni amici è al famoso “Bar Bar” di Città del Messico, uno dei locali più esclusivi della città e meta preferita del jet set non solo messicano ma di tutto il Sudamerica.
    Salvador Cabanas si alza per andare alla toilette.
    Non ne uscirà con le sue gambe ma in fin di vita per un colpo di pistola alla testa.
    La notizia si diffonde con la velocità della luce.
    Il simbolo calcistico del Paraguay sta lottando tra la vita e la morte in un ospedale messicano.

    Ma cosa è accaduto in quel bagno del “Bar Bar” ?
    La primissima sommaria ricostruzione parla di un regolamento di conti tra bande rivali e il coinvolgimento di Cabanas pare sia assolutamente casuale.
    Non è così.
    Le telecamere di sorveglianza sveleranno presto buona parte della verità.
    Salvador Cabanas quando entra nella toilette del locale viene affrontato da un conosciutissimo delinquente locale, un famoso spacciatore per il cartello dei fratelli Beltran Leyva.
    Il suo nome è Josè Jorge Balderas Garza, per tutti “JJ”.
    Il narcotrafficante inizia a provocare Cabanas.
    “JJ” è un grande tifoso dell’America e non è particolarmente contento delle ultime prestazioni fornite in campo dall’attaccante paraguaiano, secondo “JJ” molto al di sotto della sua fama.
    Argomento confortato dalla presenza di Cabanas in un locale alle prime ore del mattino, non certo l’ideale per un calciatore professionista e “star” della squadra.
    L’alterco ben presto degenera.
    “JJ” inizia a minacciare Cabanas il quale non arretra di un centimetro.
    Probabilmente anche l’alcol ha la sua parte in tutta la storia agendo da comburente fra due caratteri ad alta combustibilità come “JJ” e Cabanas.
    Neppure quando Balderas Garza estrae una pistola Cabanas sembra spaventato.
    Su quanto si siano detti in quei drammatici momenti ci sono varie versioni, ma alla fine tutte molto simili tra di loro
    “Chi cazzo sei tu per criticarmi ?” chiede Cabanas a JJ.
    “Sono quello che fra poco ti aprirà la testa brutto figlio di puttana” è più o meno la risposta del malvivente.
    Ah si ?” lo sfida Cabanas “Allora perché tremi come un bambino con la pistola in mano ? Vuoi spararmi ? Sono proprio curioso di vedere se hai le palle per farlo”. Lo sfida “El Chava”.
    Sono le ultime parole di Cabanas prima che un colpo di pistola da distanza ravvicinatissima lo colpisca alla testa.
    Lo sparo viene sentito da diversi avventori del locale.
    La notizia si diffonde rapidamente.
    Gli addetti alla sicurezza del locale si precipitano in bagno.
    La moglie di Cabanas, preoccupata nel non vedere tornare il marito, si precipita anche lei nella toilette.
    Quando arriva trova il consorte steso a terra in un lago di sangue.
    Le condizioni di Cabanas appaiono subito disperate.

    Cabanas arriva in ospedale e viene immediatamente operato.
    Rimane diverse ore sotto i ferri.
    Alla fine i medici decideranno di lasciare la pallottola nel cranio di Cabanas.
    Estrarla potrebbe rivelarsi fatale.
    Ma anche così le speranze sono davvero pochissime.
    Un medico avvicinerà la moglie in quei concitati momenti per annunciarle l’imminente morte del suo Salvador.
    “Ci dispiace signora. Solo un miracolo può salvarlo”.
    Cabanas è in coma, ma non molla.
    Cinque giorni dopo, il 30 gennaio, uscirà dal coma e scambierà le prime parole con la moglie e i famigliari.
    Salvador Cabanas si salverà ma il prezzo da pagare sarà altissimo.
    Per lui il calcio sarà un capitolo chiuso della sua vita.
    Ci proverà, con tenacia e testardaggine.
    Ma il corpo non risponde più.
    La parte sinistra ha subito danni importanti ed è praticamente cieco dall’occhio sinistro.
    Il Paraguay più forte di sempre giocherà i Mondiali di Sudafrica di quell’estate senza il suo calciatore più rappresentativo.
    Paraguay che arriverà, per la prima volta nella sua storia, ai quarti di finale, perdendo di misura contro i futuri campioni della Spagna per una rete a zero, segnata a 7 minuti dalla fine dopo che, sullo 0 a 0, l’attaccante del Paraguay Cardozo aveva fallito un calcio di rigore.
    Come spesso accade però i guai quando iniziano sembrano non finire mai.
    Approfittando delle sue precarie condizioni di salute la moglie, di comune accordo con il procuratore di Cabanas ed un avvocato compiacente lo convincono a firmare montagne di carte e documenti, talvolta sono loro stessi a falsificare la firma … con l’unico obiettivo di ripulirgli il congruo conto corrente.
    “Questo mi fece molto più male di quella maledetta pallottola” dirà con grande tristezza “El Chava” poco tempo dopo.
    Si calcola che Cabanas venne truffato dalla moglie e dai suoi compari per una cifra superiore ai 10 milioni di dollari …
    Nel giro di pochi mesi Salvador Cabanas, attaccante dell’America e del Paraguay, che aveva offerte da diversi grandi Club europei (Sir Alex Ferguson aveva già fatto una prima offerta rifiutata però dal club messicano) si ritrova nella condizione di invalido, con un matrimonio fallito alle spalle, un figlio (il piccolo Santiago) che viene dato in affidamento alla madre e senza il becco di un quattrino.
    A Cabanas non resta che una possibilità: tornare a Itauguà, il piccolo paese a sud di Asuncion dove Santiago è nato ed ha mosso i primi passi da calciatore nella squadra locale “12 de octubre” a lavorare nel forno dei suoi genitori.
    “No, io non lavoro qua“ dice ancora oggi con orgoglio “El Mariscal”.
    “Do’ solo una mano ai miei vecchi. Sto aspettando l’occasione giusta per tornare nel mondo del calcio. Farò l’allenatore” racconta con convinzione Cabanas.
    Salvador Cabanas però ha ricominciato a lottare.
    Ha intrapreso una azione legale contro la ex-moglie e il suo ex-procuratore.

    Pare sia riuscito a recuperare alcuni immobili che gli erano stati sottratti dalla “triade” di cui si diceva sopra.
    Intanto però sale sul furgoncino di famiglia.
    C’è da consegnare il pane.
    Per i sogni però, il tempo ci sarà sempre.

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    Salvador Cabanas nasce il 5 agosto del 1980 ad Itaguà, in Paraguay.
    La sua carriera professionistica inizia con il “12 de octubre” , la squadra locale.
    Nel 2001 viene ceduto all’Audax Italiano, club cileno fondato da emigrati italiani nel 1910 e dove Salvador Cabanas, dopo un breve periodo di adattamento, si mette subito in grande evidenza vincendo la classifica marcatori nel 2003.
    E’ evidente che un calciatore di quel calibro non può restare a lungo in un campionato di seconda fascia come quello cileno.
    Sono i messicani del Jaguares de Chiapas ad assicurarsi le prestazioni di questo piccolo ma esplosivo attaccante.
    Solita partenza tribolata prima di esplodere nella seconda stagione dove i suoi 15 gol gli fanno sfiorare ancora una volta il titolo di capocannoniere.
    Titolo che arriverà la stagione successiva e che permetterà a Cabanas di diventare il giocatore con più reti nella storia del Club … il tutto in sole tre stagioni.
    In questo periodo arriva anche il suo esordio con la Nazionale del suo Paese anche se all’epoca è chiuso da due grandissimi attaccanti come Roque Santa Cruz e Nelson Valdez.
    Ad inizio del 2006 si scatena una clamorosa bagarre per assicurarsi il suo cartellino.
    La spunta una delle grandi del calcio messicano, l’America di Città del Messico, squadra che gioca i suoi incontri casalinghi nel mitico Stadio Azteca.
    Nella stessa estate Cabanas è un componente della spedizione “Guaranì” ai Mondiali di Germania, anche se il suo spazio è limitato dai suddetti Santa Cruz e Valdez.
    Al rientro in Messico però la carriera di Cabanas decolla definitivamente.
    Non solo segna gol a valanghe nel campionato messicano ma per due stagioni consecutive è il miglior realizzatore della Copa Libertadores, il trofeo per Club più prestigioso del continente.
    Nel dicembre del 2007 viene eletto come “Miglior calciatore d’America”.
    Le sirene dei grandi Clubs europei si fanno sempre più suadenti.
    Uno dei suoi più grandi estimatori è Sir Alex Ferguson.
    L’offerta dei “Red Devils” è importante ma l’America non ha nessuna intenzione di farsi sfuggire il suo gioiello e lo blinda con un contratto faraonico, praticamente raddoppiandogli l’ingaggio precedente e come bonus c’è pure una villa ad Acapulco …
    Tutto destinato a finire per opera di uno spacciatore  in un bagno di un locale alla moda di Città del Messico.
     

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