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  • Casertana-Viterbese, uno scandalo a prova di regolamento: giocare era inevitabile. Ma di chi è la colpa?

    Casertana-Viterbese, uno scandalo a prova di regolamento: giocare era inevitabile. Ma di chi è la colpa?

    • Andrea Robertazzi
    Fino a che punto i regolamenti possono tenere di fronte ad una situazione palesemente insostenibile per i soggetti ad esso sottoposti? E' probabilmente questa la domanda dalla quale bisognerebbe partire per analizzare quello che è successo tra Casertana e Viterbese, con i campani che hanno dovuto giocare una partita di campionato con appena nove giocatori, di cui tre febbricitanti (due risultati poi positivi al Covid nella giornata di ieri). E' chiaro che se si parlasse solo di buon senso non si potrebbe accettare una situazione di questo tipo, che ha visto una delle squadre in campo penalizzata oltre misura. Il risultato finale, ovviamente, è stato una partita falsata fin dall'inizio, che si è giocata contro tutti quelli che sono i valori fondamentali dello sport. Ma lasciando per un attimo da parte le valutazioni 'di pancia' e scavando più nel dettaglio, si scopre che forse era difficile fare qualcosa di diverso per le istituzioni finite al centro della burrasca.

    REGOLAMENTO - Già, perché in questo particolare momento storico, nel quale nulla, in nessun ambito, è più come prima, anche il calcio è sotto il giogo di regolamenti che devono necessariamente guardare ben oltre il buon senso. Questo perché c'è da far fronte ad una situazione del tutto eccezionale, all'interno della quale solo ferree imposizioni (che in talune situazioni possono sembrare anche palesemente ingiuste dal punto di vista morale, come in questo caso) possono garantire uno sviluppo delle normali attività, e in questo caso dei campionati. Il rischio di interpretare in maniera lassista una norma per un caso straordinario e quindi, in parole povere, di chiudere un occhio, creerebbe un precedente pericoloso, che potrebbe mettere a rischio l'intero sistema calcistico al tempo del Covid. E per questo la Lega Pro non è potuta intervenire, così come la Viterbese (più che legittimamente) ha deciso di scendere in campo, seguendo alla lettera il regolamento. La vera domanda, che anche la Casertana sembra essersi posta, è perché non sia intervenuta la ASL  competente per imporre un isolamento della squadra e concedere quindi alla Serie C un assist istituzionale per rimandare una partita che non doveva assolutamente giocarsi (soprattutto per la presenza in campo di diversi giocatori con la febbre). E proprio in questo senso si metterà in moto anche la macchina giudiziaria, come annunciato da Ansa: ''La Procura di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) potrebbe aprire questa mattina un'indagine in relazione alla partita del campionato di Lega Pro, disputata domenica allo stadio Pinto di Caserta, fra Casertana e Viterbese, nella quale la squadra di casa è scesa in campo con nove uomini, causa 'focolaio' con 15 calciatori positivi, schierando due atleti febbricitanti che, dopo la partita, sono risultati positivi al Covid. I tamponi molecolari ai due giocatori con decimi di febbre (il test è stato effettuato anche a un terzo atleta, risultato però negativo) erano stati effettuati nell'immediato pre-partita dalla Asl, il cui personale era intervenuto su richiesta del medico sociale della Casertana''.

    GLI SCENARI - E quindi, quale scelta aveva la Lega Pro? Nessuna, come ha specificato il presidente Ghirelli: ''Noi abbiamo recepito i regolamenti UEFA, che prevedono che si giochi se il club abbia almeno 13 calciatori in rosa, compreso un portiere, non colpiti dal Covid-19; in tale conteggio devono essere considerati squalificati e infortunati. Questa regola nel corso della stagione è stata già applicata in varie occasioni, vedi Palermo e Catania dello scorso 9 novembre''. Il quadro si delinea in modo sempre più chiaro, quindi, perché anche se è sotto gli occhi di tutti la manifesta impossibilità di giocare una partita di calcio in condizioni simili, è altrettanto vero che il regolamento non può essere interpretato a piacere, soprattutto non dalla Lega Pro, che non ha né l'autorità, né le competenze per mettere in discussione quanto stabilito dalla UEFA. E quindi è stato formalmente corretto scendere in campo e giocare. Sulla lungimiranza della normativa, invece, si potrebbe discutere a lungo e sotto diversi punti di vista: a partire dal conteggio dei giocatori squalificati, fino ad arrivare alla partecipazione alla gara di giocatori febbricitanti, ovvero potenziali elementi infettanti in grado di mettere a repentaglio la salute propria, dei compagni di squadra e degli avversari, in un periodo storico come questo. In questo senso, le remore sono tante e la sensazione che il regolamento necessiti di aggiustamenti quanto prima è sempre più forte. Ma fino a quando si vivrà in questo regime di incertezze e anormalità, sarà necessario seguire le regole per garantire che il mondo non si fermi del tutto. Anche se, troppo spesso, si dovranno accettare ingiustizie come questa...

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