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  • Ce l'ho con... Elliott, il Milan si merita una vera società. Gattuso è solo un alibi

    Ce l'ho con... Elliott, il Milan si merita una vera società. Gattuso è solo un alibi

    • Andrea Distaso
      Andrea Distaso
    E con Gattuso diventano 8 gli allenatori "bruciati" dal Milan negli ultimi 9 anni, cifra che sarà aggiornata a 9 in 10 con la nomina del suo successore. Una statistica decisamente poco invidiabile e che rende l'idea di come il denominatore comune della fase crepuscolare dell'era Berlusconi, della brevissima parentesi cinese e dell'inizio della gestione Elliott (Paul Singer nella foto Ansa) sia l'assenza di una società forte che regali certezze e in grado di programmare il futuro con lungimiranza. La nuova proprietà anglo-statunitense ha soltanto posto le basi del suo progetto di rilancio del club e merita di essere giudicata in maniera più complessiva al termine dell'annata che verrà, nella quale potrà partire dall'inizio e non a precampionato avviato come nell'estate 2018, ma le premesse offerte dalla stagione che va a concludersi non sono delle migliori.

    LA RESA DEI CONTI - Gattuso pagherà con l'esonero la propria inesperienza e la difficoltà nel gestire le criticità degli ultimi due mesi, ma i nuovi proprietari del Diavolo hanno responsabilità ancora più grandi sull'attuale momento di crisi. Confermando in estate un allenatore nel quale non riponevano grande fiducia e non assumendosi il rischio a stagione in corso di provare a invertire la rotta con una brusca sterzata. La sensazione è che il processo di Elliott in caso di fallimento dell'obiettivo quarto posto andrà più in profondità e potrebbe toccare altre figure. Non è un caso che siano emerse le prime indiscrezioni sull'insoddisfazione per l'operato del responsabile dell'area tecnica Leonardo, autore di un mercato che, Paquetà e Piatek a parte, non può ritenersi soddisfacente. Una redde rationem tipicamente americana in cui, come in una grande azienda, rischiano di essere silurati tutti i manager responsabili del "disastro", ma che resta ad oggi l'unico vero segnale tangibile della presenza di chi comanda. Un padrone che ha optato sin dal primo giorno del suo insediamento per una comunicazione molto asciutta, troppo passiva per i suoi critici e che ha finito per lasciare l'allenatore in una posizione di solitudine.

    ELLIOTT, L'ORA DELLA VERITA' - Soprattutto negli ultimi mesi sono stati rari gli interventi pubblici di Leonardo e Maldini, assolutamente inesistenti quelli dell'amministratore Ivan Gazidis, formalmente il primo rappresentante di Elliott in Italia, e quelli a difesa di Gattuso non hanno mai convinto fino in fondo. Ha scelto un profilo basso, non si è mai lamentato e non ha mai avanzato alibi il tecnico rossonero, ma sia nei momenti positivi che negativi non ha mai avvvertito una vicinanza reale. E' stato quasi sempre l'unico a metterci la faccia, finendo per assumersi colpe non totalmente sue. Lui pagherà per primo, ma questo farà cadere il velo sulle reali ambizioni di Elliott; il presidente Scaroni ha parlato di danno economico importante senza qualificazione alla Champions League, quasi ad anticipare un'estate di sangue, sudore e lacrime. L'ennesima per il popolo milanista, ormai rassegnato all'idea di una mediocrità cronica. Via Gattuso, dentro un altro, ma ora tocca alla società dimostrare di essere da Milan.
     

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