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  • Ce l'ho con... Sala e Milano, quanto ostruzionismo per lo stadio di Inter e Milan. San Siro non serve più!

    Ce l'ho con... Sala e Milano, quanto ostruzionismo per lo stadio di Inter e Milan. San Siro non serve più!

    • Andrea Distaso
      Andrea Distaso
    Il voto espresso ieri dal Consiglio comunale di Milano sul progetto del nuovo stadio di Inter e Milan ha segnato un nuovo punto in questa delicata questione che coinvolge interessi economici, equilibri politici e la futura competitività di due società storiche nel panorama italiano ed internazionale. Il via libera condizionato, che pone la permanenza del “vecchio” San Siro come ineludibile per il via libera definitivo da parte della giunta alla realizzazione del rivoluzionario progetto di riqualificazione dell'intero quartiere di San Siro, ha posto nuove questioni e nuovi interrogativi su quelli che saranno i prossimi passi di questa vicenda. Ma soprattutto evidenziano una volta di più l'atteggiamento “forzatamente” ostruzionistico del comitato del NO, quasi al limite della capziosità.

    POLEMICHE PRETESTUOSE - Il sindaco di Milano Giuseppe Sala, nell'accogliere il parere dei suoi colleghi a Palazzo Marino, si è fatto nuovamente megafono delle voci dissidenti, di chi ritiene il “Meazza” un elemento fondamentale e rappresentativo della città. Che merita di essere ammodernato e rifunzionalizzato affinché mantenga il suo ruolo di centralità anche se non più da casa di Inter e Milan. Cosa ne sarà dunque di San Siro? Struttura da utilizzare per grandi eventi non necessariamente sportivi come i concerti o teatro per le partite delle formazioni giovanili e femminili? E che ne sarà anche della zona circostante che, nelle intenzioni di Comune e dei residenti del quartiere, dovrà essere un po' più verde e meno “commerciale”? Tutto giusto, tutto bello, ma parlando più concretamente questo cosa significa nella realtà? Nella relazione appena redatta dal Politecnico, si fa esplicitamente riferimento all'impossibilità di trasformare l'attuale San Siro in un luogo dotato di ogni comfort e degli standard minimi degli stadi moderni per rappresentare un valore aggiunto. Concetti forti e chiari, a fronte dei quali la risposta delle istituzioni è stata piuttosto astratta e lacunosa.

    LE CONDIZIONI DEL COMUNE - Chi si occuperà, per esempio, della progettazione della nuova versione del “Meazza” e come verrà gestita l'eventuale spartizione dei costi tra Inter e Milan e il Comune? Non un problema di poco conto, se si considera che tra le parti non esiste accordo nemmeno sul canone di locazione che le due società vorrebbero pagare a partire circa dal trentesimo dei previsti 60 anni di concessione dei terreni. Molte perplessità ha destato anche il parere negativo sulle volumetrie presentate dai due club, considerate eccessive e poco attente alle richieste degli abitanti del quartiere. Dietro alle rivendicazioni di natura ecologista, si nascondono i dubbi avanzati da subito da Sala e dalla sua amministrazione sulle garanzie che il progetto abbia le coperture finanziare necessarie per portare a termini i lavori a seconda di come verranno approvati in maniera definitiva. In sintesi, solo una delle 16 condizioni poste dal Comune, tra cui spicca anche la "riduzione della durata della concessione della struttura alle squadre, per renderla coerente con la rispondenza a criteri di sostenibilità del progetto nel tempo e con gli interessi economico-finanziari del Comune, che dovrà mantenere un ruolo guida relativamente allo sviluppo del progetto e la prosecuzione dell'iter procedurale dovrà vedere la partecipazione del Consiglio Comunale e della cittadinanza nelle forme più opportune".

    IPOTESI SESTO - Il Comune vuole dunque avere parecchia voce in capitolo su un progetto avanzato da privati, disposti a sostenere un investimento molto importante (superiore al miliardo di euro) anche per il bene della città, mirando tra le altre cose a un ritorno dal punto di vista economico. Nasce da questi rilievi la presa di posizione dell'Inter, per bocca dell'amministratore delegato Antonello, di valutare il trasferimento a Sesto San Giovanni nel caso in cui non si arrivasse a un accordo che soddisfacesse tutti gli attori coinvolti. Perché tutto questo ostruzionismo, tutte queste argomentazioni al limite del capzioso sembrano portare a una conclusione: Milano il suo nuovo stadio non lo vuole.

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