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  • Chantal Borgonovo a CM: 'La malattia di Stefano, una palestra per la quarantena. Calcio, un pessimo esempio'

    Chantal Borgonovo a CM: 'La malattia di Stefano, una palestra per la quarantena. Calcio, un pessimo esempio'

    • Luca Fazzini
    Avrebbe compiuto 56 anni oggi Stefano Borgonovo. Simbolo di un calcio d'epoca, simbolo della lotta alla malattia. Che colpisce, infame, anche i più forti. Stefano l'ha incontrata nel lontano 2008: la sla - sclerosi laterale amiotrofica - lo ha costretto al duello più difficile. Molto più tosto delle partite giocate con le maglie di Como, Fiorentina, Milan, Pescara, Udinese e Brescia. Per ricordare Stefano, in un momento in cui la salute di tutta l'Italia è messa a dura prova, la redazione di Calciomercato.com ha contattato in esclusiva Chantal, moglie di Borgonovo. Un rapporto, quello tra i due, durato per 31 anni: "Ho conosciuto Stefano quando aveva 17 anni, giocava nella Primavera del Como. La sua carriera era un'incognita, poteva continuare e arrivare ai vertici così come terminare dopo poco". 

    Che ricordo ha di Stefano?

    "I ricordi sono tantissimi, e molti sono davvero belli. Non saprei sceglierne uno in particolare, ricordo che sopportava poco la giacca e la cravatta. Mi viene in mente un flash di quando tornava dalle partite, rigorosamente in divisa, con il borsone in spalla, la camicia slacciata e la cravatta in mano. Stamattina ho ricevuto tanti messaggi dai suoi amici, sono passati quasi sette anni ma mi sembra ieri. Per anni abbiamo avuto a che fare con la ventilazione assistita, questi giorni drammatici hanno risvegliato un po' di ricordi".

    Cioè?

    "Quanto sta succedendo al paese lo sento ancora più vicino. È inquietante, all'inizio sembrava una cosa molto più gestibile e meno grave. Certo, stiamo parlando di tutt'altra cosa, questo virus si prende molto più facilmente, ma posso dire di aver fatto sette anni di palestra per questa quarantena. Mi sono adattata allo stare a casa, allo stare attenti. È anche per questo che io e i miei figli sappiamo che ci vuole pazienza, tanta pazienza. In questo periodo ripenso, riemergono ricordi. Ogni tanto dico a loro 'pensate se ci fosse qui papà...': diciamo che in questa situazione lo ricordo più del solito. Ed è per questo che il mio pensiero va alle persone malate e fragili".

    Cosa le ha insegnato il periodo della malattia di Stefano?

    "Mi ha insegnato a imparare ad accettare situazioni che vengono dall'esterno. Sono una persona energica e decisa, ma ho dovuto imparare che purtroppo non tutto è gestibile. Le cose accadono, non possiamo controllarle tutte. Mi ha insegnato la resilienza, mi ha insegnato a combattere giorno dopo giorno, cercando di mantenere un equilibrio psico-fisico, che è ciò che permette di andare avanti per anni. Il consiglio che do a tutti è di non fare programmi a lungo termine".

    Cosa le ha lasciato, invece, il mondo dello sport?

    "Io sono l'anti-sportiva per eccellenza e ho sposato uno sportivo. Ma ho imparato tanto. Ho imparato ad avere pazienza, ho imparato l'importanza del lavoro quotidiano, della preparazione, del rigore. Ho vissuto un calcio molto diverso, dove il rapporto umano era ancora prioritario: non frequento il calcio odierno, ma mi sembra che si stia perdendo di vista questa dimensione. Magari è fisiologico, il mondo cambia, ma tragedie come queste fanno riscoprire i rapporti umani. Siamo una comunità, e lo sport lo insegna, è una palestra di vita. Ma mi permetta di dire una cosa".

    Prego

    "Il calcio, in questo caso, non ha dato un buon esempio. È stato l'ultimo a fermarsi, non ha fatto una bellissima figura. Certo, non è stato facile per nessuno capire cosa stesse succedendo, nelle emergenze i conti si fanno alla fine. Ma mi sembra che si sia andati oltre, ci si doveva fermare prima".

    Dalla morte di Stefano, anche grazie alla Fondazione Borgonovo, siete al fianco dei malati di Sla: ha un pensiero particolare, in questo momento complicato?

    "Il pensiero, come dicevo prima, va ai più fragili: gli anziani, i malati e specialmente i malati di Sla. Sembra paradossale, ma loro combattono ogni giorno la battaglia contro il respiro, proprio come chi affronta questo virus. Trovo molte similitudini con questa situazione, i malati di Sla sono già temprati, la speranza è che non si aggiunga tragedia a tragedia". 

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