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  • Che fine ha fatto? Pinga, il re di Torino: dalla bandana e la morte del fratello di Taddei all'amicizia con Adriano

    Che fine ha fatto? Pinga, il re di Torino: dalla bandana e la morte del fratello di Taddei all'amicizia con Adriano

    • Alessandro Di Gioia
    "De pinga" è un modo di dire che significa in portoghese significa "eccelso, eccellente, straordinario, geniale" e viene solitamente utilizzato per indicare qualcosa di ottimo e di esaltante in tutti i campi, compreso il calcio: per questo il soprannome di André Luciano da Silva, "Pinga" appunto, nato in Brasile a Fortaleza nel 1981, rende manifeste le sue capacità con il pallone al piede, capaci di farlo diventare il "re di Torino".

    IL NUOVO RIVALDO: DALLA SPIAGGIA ALLA JUVENTUS - Trequartista e centrocampista di qualità, dotato di una tecnica sopraffina e di un mancino eccelso, agiva alle spalle dei due attaccanti ed era famoso per le sue punizioni letali: come avviene a molti ragazzini brasiliani, comincia a giocare sulla spiaggia sviluppando un palleggio fuori dal comune e diventando un ottimo giocatore di calcio a 5.  E' Il Ceara, società della città di Fortaleza, ad accorgersi di lui e a fargli svolgere tutta la trafila delle giovanili, prima di cederlo al Vitoria che a sua volta lo cede al Clube Atletico Juventus, squadra di San Paolo fondata da un gruppo di dipendenti italiani del Cotonificio Rodolfo Crespi in omaggio al proprietario dello stabilimento, Rodolfo Crespi, originario di Busto Arsizio ma tifoso juventino e gran mecenate della squadra. Nel 2001 partecipa al Campionato Mondiale Under 20 con il Brasile, dove brilla attirando l'attenzione del ct Scolari e dei giornali locali che lo paragonano a Rivaldo. 

    LA DOPPIETTA AL MILAN, LA SAUDADE E LA PROMOZIONE AL SIENA - Per questo è quanto meno curioso che il primo club europeo a credere in lui sia proprio l'altro di Torino, il Toro appunto, che lo acquista dai "rivali brasiliani" e lo lancia da titolare a soli 20 anni in Serie A: la stagione non è fortunata per i granata dato che culmina nella retrocessione, ma Pinga si distingue subito realizzando una splendida doppietta contro il Milan, di testa e con uno splendido pallonetto. In tre stagioni il brasiliano alterna giocate di classe e prestazioni da top a momenti di buio nei quali fa fatica persino a scendere in campo, anche a causa della saudade per casa propria. Il Toro torna subito nella massima serie e decide quindi di mandarlo in prestito al Siena, in Serie B, dove ha maggior possibilità di crescita: in due stagioni mette a referto 54  presenze e 11 reti, centrando nella seconda una storia promozione in Serie A dopo un primo posto indiscusso in cadetteria. 

    L'INCIDENTE, LA MORTE DEL FRATELLO DI TADDEI E IL MITO DELLA BANDANA - Purtroppo alla fine della stagione un evento guasta la festa toscana: Pinga subisce un grave incidente in auto, nel quale muore l'amico Leonardo Taddei, fratello minore di Rodrigo Taddei, all'epoca suo compagno di squadra proprio nel Siena, e rimane lievemente ferito. Questo evento gli cambierà per sempre la vita, facendolo sprofondare anche in duri momenti di depressione, anche se proprio in seguito alla promozione con i bianconeri il Toro decide finalmente di puntare su di lui per ritornare subito in Serie A, in seguito alla retrocessione dell'anno precedente: il primo anno il brasiliano gioca con costanza ma non i granata rimangono in B, anche se nasce il mito della "bandana". Pinga inizia a scendere in campo infatti con un copricapo granata in testa, utilizzato per coprire la cicatrice delle ferite rimastagli dopo l'incidente in auto ma poi diventata un vero e proprio vezzo, a causa delle prestazioni positive messe a referto dopo averla indossata. 

    IL RE DI TORINO, IL FALLIMENTO E LA DELUSIONE DI TREVISO - Diventato quindi un tratto distintivo del giocatore, la bandana verrà successivamente abbandonata da Pinga per ragioni di scaramanzia: la stagione successiva Pinga disputa un grande campionato nel Torino, culminato con la promozione in serie A conquistata nei play-off contro il Perugia, risultando decisivo in parecchie occasioni. Proprio nel momento di apice della sua carriera, che lo vede destinato a diventare protagonista in Serie A con la maglia del Toro, il club granata fallisce lasciandolo svincolato: si trasferisce dunque nel Treviso del suo ex tecnico Ezio Rossi, appena arrivato nella massima serie, dove gioca al fianco di Reginaldo. L'annata si rivela però un disastro, con il club veneto che termina ultimo in classifica con solo 3 vittorie in 38 gare: inoltre un episodio negativo condanna il brasiliano, visto che rompe il setto nasale al portiere della Reggina Pavarini simulando un contatto in area. Pinga decide dunque a fine stagione di lasciare l'Italia, tornando in patria. 

    LA LIBERTADORES E IL MONDIALE PER CLUB, LA FINE PREMATURA E PINGA OGGI - Acquisto di punta dell'Internacional di Porto Alegre, dove non deve far rimpiangere i partenti Rafael Sobis e Tinga, Pinga torna a far cantare il pallone, vincendo in due anni la Coppa Libertadores, il Mondiale per club e la Recopa Sudamericana. A soli 27 anni decide infine di trasferirsi nel campionato del Qatar, con la maglia dell'Al-Gharafa, prima di passare negli Emirati Arabi, firmando prima per l'Al-Wahda e poi per Al-Ahli di Fabio Cannavaro, prima di concludere relativamente giovane nel Santos e nell'America di Minas Gerias, in patria. Ma oggi, a quasi 40 anni, che fine ha fatto Pinga? Basta dare un'occhiata alla sua pagina Instagram per capire due cose: ha ancora il calcio nel cuore, come testimoniano le numerose foto con ex compagni e con i "Ferri del mestiere", e gradisce godersi la vita, tra un bicchiere di vino e un churrasco. Ha sviluppato una forte amicizia con l'Imperatore Adriano, già suo compagno in nazionale, come testimoniano i frequenti incontri: i due sono in società, vederli assieme in campo sarebbe stato uno spettacolo ma anche fuori...

    @AleDigio89

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