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  • Conte accende la miccia, Pioli è una camomilla: non basta Ibra capitano, allenatore e dirigente

    Conte accende la miccia, Pioli è una camomilla: non basta Ibra capitano, allenatore e dirigente

    • Cristiano Ruiu
      Cristiano Ruiu
    Inter 4 - Ibra 2: finisce così il derby di ritorno. Decisamente meglio di quello di andata, dove la partita non si era proprio giocata. Tutto sommato, si può essere soddisfatti considerando il confronto tra le due gare, rimane l’amaro in bocca per il doppio vantaggio del primo tempo e soprattutto nel constatare una superiorità nerazzurra ormai evidente, conclamata e destinata a durare a lungo. Nel primo tempo il Milan si esprime al massimo delle sue possibilitá trascinato da un’eccezionale Zlatan Ibrahimovic che a 38 anni suonati riesce a sovrastare la difesa di giganti più forte del campionato.

    L’effetto Ibra sui rossoneri è evidente nell’impegno e nella concentrazione a tutto campo. Poi in area ci pensa lui a determinare. Prima sale in cielo per sfornare l’assist a Rebic e poi sigilla in prima persona quello che sembra il gol della sicurezza. Il tutto, a dire il vero, favorito dall’assenza di Handanovic tra i pali. In 45 minuti Ibra da solo riesce ad annullare l’evidente gap tecnico tra le due milanesi. Roba da non credere ai propri occhi. Purtroppo però l’illusione dura solo un tempo. E’ sufficiente il bolide di Brozovic ad esaltare tutte le insicurezze mentali e i limiti tecnici di una squadra che Ibrahimovic è riuscito a scuotere, ma che nemmeno lui ha il potere di trasformare in quello che non è più da anni. L’impero con il quale gli uomini di Conte travolgono il Milan è la rappresentazione del divario che esiste attualmente tra i due club. Una differenza che si evidenzia tra i due proprietari, che si estende ai due staff dirigenziali, che si esalta nel confronto tra gli allenatori e che si palesa nel gap delle due rose.

    Solo i tifosi reggono ancora il confronto, ma anche questa volta vengono messi a dura prova dall’ennesima serata di sofferenza. Acuita dal primato in classifica dell’acerrimo rivale. Da una parte in tribuna c’erano Zhang jr che esultava insieme a Zanetti sotto gli occhi del vecchio proprietario Moratti, dall’altra il vuoto assoluto nel presente e nel passato di chi detiene e deteneva la proprietà del club. Non parliamo del confronto tra le due panchine: durante l’intervallo le parole di Conte hanno avuto l’effetto di una miccia che ha acceso l’Inter, quelle di Pioli sono state una camomilla. Il Milan si è addormentato sul 2 a 0 e si è risvegliato sul 3 a 2 per l’Inter.

    Solo lui, ancora lui, indomabile e meraviglioso guerriero che risponde al nome di Zlatan Ibrahimovic, è riuscito a sfiorare il gol del 3 a 3 colpendo di prepotenza un palo prima del gol di Lukaku che ha chiuso la serata. Sarebbe stato il coronamento dell’ennesima consacrazione dello svedese e un premio troppo generoso per questo Milan. Bisogna ringraziare Zlatan per quello che sta facendo e per come si è calato nella sgangherata realtà rossonera, ma non si può pensare ancora per molto tempo che lui da solo possa fare contemporaneamente il dirigente, l’allenatore, il capitano e il bomber della squadra.

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