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  • Conte aveva ragione: Lukaku è meglio di Icardi, anche se segna meno

    Conte aveva ragione: Lukaku è meglio di Icardi, anche se segna meno

    • Giancarlo Padovan
      Giancarlo Padovan
    Sono bastati 90 minuti e non tutti brillantissimi per far capire che cosa Conte cercasse in Lukaku e  quanto Lukaku sia diverso da Icardi. Forse è ancora presto per definirlo migliore dell’ex capitano interista, ma di certo il suo tipo di gioco si adatta di più alle esigenze dell’attuale allenatore. 

    La prima differenza tra Lukaku e Icardi è nella struttura fisica. Eppure il belga può fare il contropiedista come Icardi perché è velocissimo sia con la palla al piede, sia senza palla. Lo si è visto almeno in un paio di accelerazioni ingaggiate contro i difensori leccesi. Nello specifico, Lukaku ha sbagliato lo scarico o il servizio per il compagno (Lautaro Martinez), forse per eccesso di generosità, forse per scarsa lucidtà.

    La cosa che ha fatto meglio non è stato il gol (facile mettere dentro sulla difettosa respinta del portiere), ma il controllo di palla per permettere all’Inter di salire. E’ una qualità che discende certamente da peso e altezza, però non sempre i muscolari o i corpulenti sanno giocare con e per gli altri. Lukaku sì.

    E lo si è visto quando, seppure a corto di condizione, ha accennato il pressing o completato quello dei compagni. Fondamentale che sappia scendere sotto la linea della palla e che sia sempre stato in grado di ripartire.

    A questo proposito qualche commentatore ha fatto opportunamente notare come sulle palle inattive contro, Lukaku non sia andato a difendere in area per il colpo di testa, ma abbia preso posizione nella propria metacampo per scappare veloce sul rilancio. Una conferma indiretta delle capacità di incursore e di costruttore da dietro, cioé facendo salire la squadra. 
    Mettere Lukaku a ridosso della metà campo da attaccare non dà solo vantaggi, ma toglie preoccupazioni perché così si portano meno avversari nella propria area e si costringono almeno un paio di difensori a marcarlo. Anzi, uno marca e l’altro copre.

    Quando parte, almeno così è apparso contro i leccesi, Lukaku sembra imprendibile: velocità e forza si sommano aumentando la capacità d’urto. Molti proveranno a fermarlo, quasi nessuno ci riuscirà. Casomai il problema del centravanti belga è la precisione. Segna tanto, ma potrebbe farlo anche maggiormente se solo il suo tiro fosse meno “sporco” perché condizionato dalla postura del corpo. Una poderosa massa muscolare in movimento ha minore possibilità di frenare, rientrare o cambiare direzione. Se lo fà, l’equilibrio ne risente.

    Non c’è dubbio che la virtù maggiormente apprezzata da Conte in Lukaku è di giocare a stretto contatto con il suo partner d’attacco. E la sapienza con cui si dedica alle “sponde” o ai “veli”, ovvero il fraseggio stretto o la finta a beneficio dei compagni. Lukaku, infatti, non appartiene alla categoria dei centravanti egoisti, ma lavora molto anche per gli inserimenti dei centrocampisti.

    Icardi, invece, è l’opposto. Del gioco, anche di quello occasionale, è un finalizzatore. Mezzo pallone gli è sufficiente per segnare, anche se la stagione scorsa, complice la mezza inattività, ha visto la porta meno del consueto.

    Quando però i dirigenti dell’Inter parlano di Icardi come di un precluso al progetto tecnico del nuovo allenatore non dicono una una mezza verità. E’ certo, infatti, che l’ex capitano è stato prima degradato e poi giubilato per aver avallato le tesi della moglie-manager sul mancato rinnovo di un contratto già lungo e sulla necessità di avere giocatori di altra qualità al proprio servizio. Tuttavia, accantonato Icardi, all’Inter non è arrivato un attaccante simile, ma uno del tutto diverso. Conte voleva Lukaku già al Chelsea, ma quel volpone di Mourinho, dopo averlo esiliato, andò a riprenderselo proprio sul filo di lana di una trattativa che sembrava conclusa a vantaggio dei londinesi. E adesso Conte sembra l’uomo giusto per farlo rendere al massimo anche in un campionato, quello italiano, dove le difese sono più munite di quelle inglesi. Alla fine, comunque, Lukaku non conterà i suoi gol, ma quelli della squadra. Nel calcio attuale uno, da solo, non vince mai.    

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