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  • Curci a CM: 'La Roma, la Champions e la Svezia: vi racconto la mia carriera. Ma ora penso al ritiro'
Curci a CM: 'La Roma, la Champions e la Svezia: vi racconto la mia carriera. Ma ora penso al ritiro'

Curci a CM: 'La Roma, la Champions e la Svezia: vi racconto la mia carriera. Ma ora penso al ritiro'

  • Francesco Guerrieri
Gianluca Curci è pronto a dire addio al calcio giocato. Mettere la sua esperienza a disposizione dei più giovani, ecco l'obiettivo. L'ex portiere - tra le altre - della Roma è svincolato da quest'estate, quando ha finito il contratto con gli svedesi dell'Hammarby ed è tornato in Italia. In esclusiva per Calciomercato.com ci ha svelato i suoi progetti futuri raccontando aneddoti e curiosità del passato.

Hai avuto offerte in questi mesi?
"Sì, anche dalla Serie B. Ma tutti progetti a breve durata che non mi convincevano. Non nascondo che a 34 anni sto pensando anche al ritiro".

Ti sei dato una scadenza?
"Voglio aspettare entro l'estate prossima: se arriva qualcosa di buono mi rimetto in corsa, altrimenti ho già altri progetti".

Di che genere?
"Tra febbraio e marzo dovrei aprire a Roma una scuola calcio per soli portieri con il mio nome. Può venire chiunque per fare perfezionamento tecnico, voglio essere il più presente possibile per seguire i ragazzi".

Com'è nata l'idea?
"Ci stavo pensando già da qualche anno, ma non ho mai avuto tempo. E' un'idea portata avanti insieme a Claudio Del Ciello, ex preparatore di Roma e Nazionale femminile. E' stato lui che quando avevo circa 10 anni mi fece innamorare di questo ruolo".

L'ultima tua esperienza da calciatore è stata in Svezia, prima all'Eskilstuna e poi all'Hammarby.
"Sono arrivato nel 2018 in seconda divisione con l'obiettivo di mettermi in mostra dopo un anno di inattività. Siamo arrivati terzo e abbiamo vinto lo spareggio promozione. L'anno dopo sono andato all'Hammarby ma ho fatto solo 6 mesi di contratto perché avevo già in mente l'idea di cambiare aria. In più, loro avevano un portiere di 38 anni che non volevano fare fuori".

Come si vive in Svezia?
"Non è facilissimo abituarsi alle temperature. D'estate c'era una sola ora di buio in tutta la giornata, d'inverno si scendeva a -15/16°. Quando vincemmo lo spareggio erano le 14.45 del 25 novembre. A parte il fatto che era già buio, penso che una cella frigorifera fosse più calda...".

Curci a CM: 'La Roma, la Champions e la Svezia: vi racconto la mia carriera. Ma ora penso al ritiro'
Però hai raggiunto anche qualche record.
"Con l'Eskilstuna abbiamo fatto il primato di clean sheet in Scandinavia: 20 su 30 partite. 9 0-0, penso che anche questo sia un record. Io ho subito solo 13 gol in 27 gare".

Com'è nata la scelta di andare in Svezia?
"Era dicembre 2017 ed ero fermo, un procuratore mi chiese se volevo giocare ancora c'era questa offerta dalla B svedese. Io ci ho pensato qualche giorno e alla fine mi sono convinto. Dopo i primi due mesi volevo andare via, poi mia moglie mi ha convinto a rimanere".

Nel novembre 2018 sei diventato l’eroe dell’Eskilstuna con una super parata al 90’ decisiva per la promozione.
"E' stata la ciliegina su una stagione perfetta. Dopo quella parata nello spogliatoio mi chiamavano Legend, alcuni compagni mi avevano soprannominato Boss perché ero un po' il leader della squadra".

Nelle ultime settimane si è parlato di un ritorno di Ibrahimovic in Italia. Come è vista in Svezia la sua figura?
"Da quelle parti lui è un'istituzione. Dopo aver comprato il 25% dell'Hammarby però i tifosi del Malmo hanno iniziato a odiarlo perché tra i due club c'è rivalità. Un po' come quella tra Roma e Napoli".

Nella tua carriera hai giocato anche nel Mainz in Bundesliga. Che differenze ci sono tra Germania e Svezia?
"Mainz è piena di italiani, mi sono trovato subito a casa. Ad Eskilstuna ne ho conosciuto uno solo: uno chef italiano dal quale andavo sempre a mangiare".

Com'è il cibo in Svezia?
"Lasciamo stare... Vedevo compagni di squadra mangiare la pasta col ketchup. Pensate che la carbonara la fanno col bacon...".

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Torniamo indietro nel tempo: dicembre 2004, debutto in Serie A con la Roma di Delneri. Raccontaci quel momento.
"L'ho saputo due ore prima della partita, quando si fece male Zotti con Pelizzoli già infortunato. Non me l'aspettavo, ero emozionato. Il preparatore dei portieri mi tranquillizzò dicendomi che non avevo nulla da perdere. E alla fine abbiamo vinto 5-1 contro il Parma di Gilardino".

Altra tappa importante, ottobre 2007: esordio in Champions all'Old Trafford.
"Venivamo dall'1-7 dell'anno pima. Doni aveva la febbre, anche se secondo me era solo la paura di un'altra figuraccia. Fatto sta che avrei dovuto giocare io. L'esordio contro Giggs, Scholes, Ronaldo e gli altri campioni. Il mio obiettivo era non prendere più di tre gol, alla fine perdemmo solo 0-1 con un gol di Rooney. Durante la partita mi sono anche imbattuto in un dribbling su di lui, avevo i brividi; non l'ho mai più fatto".

All’inizio della carriera eri considerato l’erede di Antonioli alla Roma, poi le cose sono andate diversamente. Hai qualche rimpianto?
"Quando sono rimasto tre anni a fare la panchina con Spalletti pensavo che fosse meglio giocare qualche partita ad alto livello piuttosto che fare il titolare in una piazza meno importante. Ripesandoci, forse sarebbe stato meglio andare via per fare esperienza e magari poi tornare in giallorosso da protagonista".

Qual è il rigore più importante che hai parato in carriera?
"A Miccoli nei quarti di Coppa Italia 2005 contro la Fiorentina. Se segnava quel rigore era finita e sarebbero andati loro in semifinale. A fine partita mi ha chiamato Rosella Sensi facendomi i complimenti".

C'è un portiere tuo ex compagno che secondo te avrebbe potuto fare più strada di dove è arrivato?
"Carlo Zotti pensavo arrivasse più lontano, Amelia ha fatto bene a Livorno ma meritava più di quanto ha raccolto".

E uno che ha fatto più strada di quanto pensassi?
"Julio Serggio, che quando c'ero io era il terzo portiere. Poi ha fatto due anni ad alti livelli. Un altro è Karius, che a 22 anni si sentiva già arrivato. Ogni giocno mi chiedevo come faceva a giocare in Europa League uno che si allenava così male".

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A Siena hai avuto Giampaolo e a Bologna Pioli. Quest'anno l'ultimo ha sostituito l'altro sulla panchina del Milan. Che ricordi hai dei due allenatori?
"Sono due persone bravissime. Giampaolo è il miglior tattico che ho avuto in carriera, non mi spiego come mai non sia andato bene al Milan. Pioli è un allenatore che studia meno il dettaglio ma punta più sulla grinta, secondo me può fare bene in rossonero".

@francGuerrieri

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