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  • Da Boniek a Lewandowski, passando per il mistero del '74: è Italia-Polonia

    Da Boniek a Lewandowski, passando per il mistero del '74: è Italia-Polonia

    • Furio Zara
    Nella memoria della generazione di chi oggi naviga oltre i quarantacinque anni, Italia-Polonia è quella, anzi, sono le due partite del Mundial del 1982. Lo 0-0 nella fase di qualificazione (traversa di Tardelli, gara priva di altre emozioni) nella sfida che segnò il debutto della nazionale di Bearzot nella manifestazione; e soprattutto Italia-Polonia 2-0, semifinale, doppietta di Paolino Rossi e strada aperta - in gloria - verso la leggendaria finale del Bernabeu. 

    Sono 14 i precedenti con la Polonia. Il più recente è datato novembre 2011. 2-0. Gol di Balotelli e Pazzini. Sette anni fa. Era il Balotelli che avrebbe dovuto spaccare il mondo. In quella Nazionale c’era anche Criscito, era la squadra di Buffon e Pirlo, De Rossi e Marchisio: qualche mese dopo - nell’estate del 2012 - ci saremmo arresi alla Spagna nella finale dell’Europeo. Cinque volte abbiamo vinto noi, tre loro, sei i pareggi. 

    Il primo Italia-Polonia risale al 1965, 0-0 a Varsavia nelle qualificazioni Mondiali con una formazione che chiudeva così: Mazzola, Rivera, Corso. Quanta classe. il 6-1 del ritorno - all’Olimpico di Roma - rimane la vittoria più larga degli azzurri. Ombrata di mistero è la sfida al Mondiale del 1974. Partita decisiva per il passaggio del turno, la Nazionale di Valcareggi si affida ancora ai reduci che quattro anni prima all’Azteca di Città del Messico hanno sfidato in finale il Brasile di Pelè. L’infornata di fuoriclasse di quella Polonia - che due anni prima aveva vinto l’oro olimpico di Berlino e in quel torneo arriverà terza - è leggendaria: dal portiere Tomaszewski all’ala destra Lato - calvo, dotato di una corsa esplosiva e di un tiro letale, si laurea capocannoniere di quella manifestazione - dal regista Deyna, forse il polacco più forte di tutti i tempi (se la gioca con Boniek), all’attaccante Gadocha: a Stoccarda la Polonia vince 2-1 e ci fa fuori dal Mondiale. 

    Scopriremo più tardi - grazie anche alle testimonianze raccolte nel libro «A ritmo di Polska» di Alberto Bertolotto - che ci fu un tentativo di combine da parte degli azzurri. L’ex Verona e Cremonese, lo stopper Zmuda, ha raccontato che «nell’intervallo Allodi ci fece vedere una valigetta piena di dollari». Il furore con cui la Polonia giocò quella partita si deve anche al fatto che - come da alcune testimonianze - l’Argentina pagò 18.000 dollari i polacchi affinché battessero gli azzurri favorendo la qualificazione dell’Albiceleste. 

    Un giovane Lewandowski - facciamo un salto avanti nel 2003 - pur non segnando mise in difficoltà la coppia dei centrali azzurri - all’epoca formata da Cannavaro e Nesta - e aiutò la Polonia a batterci 3-1, in quell’amichevole di fine anno che incrinò qualche certezza all’Italia del Trap reduce dal furto in Corea (ricordate Byron Moreno) e ancora ignara che all’Europeo dell’anno successivo il «Biscotto» tra Danimarca e Svezia l’avrebbe cacciata fuori dal torneo. La Polonia oggi è una nazionale in cerca di identità, dopo il clamoroso flop al Mondiale. Da Szczesny a Bereszynski, per arrivare all’ex Toro Glik e a Zielinski (e c’è anche Milik a fare da vice-Lewandowski), i nomi noti sono tanti. I polacchi della Serie A sono addirittura otto. E il più atteso di tutti è Piatek, capocannoniere del campionato e vera novità di questo inizio stagione. 

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