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  • Dal Chievo Verona al Cesena: viaggio nella crisi del calcio italiano

    Dal Chievo Verona al Cesena: viaggio nella crisi del calcio italiano

    • Adrienrabiot, da VXL
    Calcio italiano sempre più in ginocchio, agli ormai classici terremoti che contraddistinguono da anni le estati di Serie C (quest’anno tanto per cambiare sono saltate Modena, Reggiana, Fidelis Andria e Mestre, la Lucchese si è salvata in extremis) e quelle crescenti di Serie B (fallite Cesena e Bari, il Foggia partirà con un -8 e l'Avellino spera) rischia di aggiungersi ora anche la Serie A. Il 16 luglio è stato il lunedì nero del calcio italiano. Mentre presentavano Cristiano Ronaldo, sparivano due storiche piazze come Bari e Cesena. Anni di nobile militanza in Serie A inghiottiti da voragini di debiti o schiacciate da fideiussioni che si sono rivelate montagne troppo alte da scalare. In un sol colpo cancellati rispettivamente 110 e 78 anni di storia. Per i romantici del calcio, è già nostalgia: svaniscono nella nebbia dei ricordi le figurine di Cassano, Protti, Maiellaro, Rizzitelli e Sacchi (che hanno cominciato con la maglia del cavalluccio). La crisi del calcio italiano è come un cancro che avanza sempre di più senza sosta sino all'inoserabile! A pochi giorni dalla presentazione dei calendari della prossima stagione (il 26 luglio quello di A) sul calcio italiano incombono grandi incertezze.
    Facciamo un veloce riepilogo di tutte le situazioni dalla A alla C.


    Il Chievo (insieme all’ormai inabissato Cesena, al danno anche la beffa!) è accusato di «plusvalenze fittizie». È stato deferito al Tribunale federale nazionale per responsabilità diretta a causa di una serie di operazioni di plusvalenze fittizie che avrebbero garantito almeno 20 milioni di euro. L’accusa – nata dalle rivelazioni giornalistiche di calciomercato.com e Striscia la Notizia – parla di sopravvalutazioni accumulate in tre stagioni, dal 2014 al 2017.  È l’inchiesta forse più delicata  e controversa del calcio italiano. Muovendosi tra le pieghe dei codici che consentono eccessiva discrezionalità si scoperchia un sistema di cui tutte le società, dalla A in giù, fanno uso in modo più o meno lecito. Il vaso di Pandora può essere aperto con tutte le conseguenze che ne derivano. Ma fino ad oggi, il lavoro degli inquirenti sportivi si è infranto in tribunale contro un muro di assoluzioni o, nella migliore delle ipotesi, ammende da pochi euro. L’ultimo proscioglimento, solo pochi giorni fa, per Atalantae e Perugia. Nel caso di Chievo e Cesena, si parla di quindici operazioni contestate e trenta calciatori coinvolti, di cui 24 giovani senza contratto professionistico. Cartelli gonfiati , in alcuni casi fino al 9000% del loro reale valore. Per consentire ai due club di alterare i bilanci, aumentare la consistenza patrimoniale e ottenere in questo modo ilrilascio delle licenze per le iscrizione ai campionati. É stato proprio questo il punto su cui ha insistito la Procura: l’aver ottenuto l’iscrizione ad una competizione cui non avrebbero potuto essere ammesse, accusa che in base all’articolo 8.4 del codice di giustizia sportiva prevede sanzioni non inferiori alla penalizzazione. I legali del Chievo hanno provato a smontare, con l’ausilio di una perizia firmata dal professore emerito e già rettore dell’Università Bocconi Angelo Provasoli, in cui si imputano alla Procura errori di valutazione sui valori dei cartellini dei giocatori e rettifiche sul patrimonio netto del Chievo sovrastimate per almeno una trentina di milioni. Sotto la calura romana, le certezze del Chievo e del suo presidente Campedelli, sono però venute meno quando, come ghiaccioli al sole si sono disciolte le due eccezioni con cui i legali del club veronese avevano chiesto l’improcedibilità del processo a suo carico: un presunto mancato rispetto dei termini concessi alla difesa e una presunta indisponibilità della Procura ad accogliere le due richieste di audizione avanzate in fase istruttoria da Campedelli. La prima eccezione è stata smontata per via dell’abbreviazione dei termini, che ha dimezzato da 20 a 10 i giorni concessi alle difese. La seconda ha avuto medesimo esito, dal momento che la richiesta di audizione di Campedelli è arrivata oltre i termini, motivo per cui la Procura l’ha ignorata.  Il procuratore Giuseppe Pecoraro all'udienza di primo grado ha richiesto: 15 punti di penalizzazione  per Chievo e Cesena, 5 per ogni stagione sportiva alterata dalle reciproche plusvalenze fittizie. Tre anni di squalifica per Luca Campedelli (mentre tutti i dirigenti dell’ormai defunto Cesena hanno chiesto il patteggiamento). Inoltre, affinché le penalità sia afflittive, verranno assegnate alla stagione conclusa e non alla prossima, mettendo a rischio la permanenza del Chievo in Serie A. Il Crotone spera nella salvezza.


    Il Parma calcio e Calaiò sono stati deferiti al Tribunale federale nazionale per tentato illecito sportivo. Per il Parma, difeso dall’avvocato Eduardo Chiacchio, c’è la responsabilità oggettiva «per il comportamento posto in essere dal proprio tesserato». Sotto la lente di ingrandimento della Procura Federale i messaggi attraverso WhatsApp scritti da Calaiò al calciatore dello Spezia, Filippo De Col, prima di Spezia-Parma del 18 maggio scorso che, secondo la Procura, “erano tesi ad assicurare un minore impegno” coinvolgendo anche l’altro calciatore dei liguri, Claudio Terzi. Il match, poi, lo vincerà il Parma, che con quei tre punti fuori casa e complice il pareggio interno del Frosinone contro il Foggia si aggiudicò la promozione diretta in Serie A. É stata una battaglia legale di alto profilo anche perché erano dodici anni che un club della massima serie non era sul banco degli accusati per illecito sportivo. Richiesti 2 punti di penalizzazione per il 2017-18 o in subordine 6 punti di penalizzazione nel 2018-19, mentre per il giocatore quattro anni di squalifica e 50mila euro di ammenda. Calaiò non ci sta «Mai avrei pensato di dover comparire in tribunale a 36 anni, dopo venti di onesta carriera. Sono dispiaciuto, il mio nome sbattuto sui giornali, trattato come un criminale. Ma mi sono sempre comportato bene, dovunque sia andato, anche a Spezia. Chiedete a loro». Discorso diverso, e più complesso, per il Parma, che deve rispondere di responsabilità oggettiva. Già questo punto è stato contestato dalla difesa, affidata all’avvocato Eduardo Chiacchio. «Non esiste la responsabilità della società, come faceva a controllare degli sms? Tra l’altro, una società da prendere a modello, che ha conquistato sul campo tre promozioni consecutive». Chiacchio, poi, contesta il capo di imputazione. «Anche giocatori e dirigenti dello Spezia non hanno percepito la natura dell’illecito nei messaggi di Calaiò, altrimenti avrebbero fatto una denuncia, non una semplice segnalazione». Infine, la contestazione alla sanzione richiesta della Procura. «Spropositata–sostiene Chiacchio –. Perché per Poggibonsi e Paganese, coinvolte nel processo Dirty Soccer per le responsabilità di d.g. e d.s., due figure certamente più importanti di un calciatore, la Procura chiese solo un punto di penalizzazione?».  Per la prima volta, nel lessico e nei meccanismi del processo sportivo sbarca la richiesta «subordinata». Inserita per facilitare l’emissione di una sentenza di colpevolezza, anche se di fatto meno afflittiva, data la debolezza dell'impianto accusatorio. Diretto interessato il Palermo, sul quale a sua volta pende un’imminente indagine federale per illecito amministrativo, erede dell’inchiesta penale sui conti truccati di Zamparini, che spera di salire al posto del Parma.


    In serie B è stata una strage annunciata. Gloriose e storiche piazze che devono ricominciare dai dilettanti. Rinunciando ai ricorsi, si arrendono il Bari di Giancaspro e il Cesena di Lugaresi: ai posteri stabilire se siano stati più sprovveduti o spregiudicati. Intanto, salutano temporaneamente il calcio professionistico due società che hanno scritto pezzi di storia del calcio italiano. E potrebbe salutare pure l’Avellino di Taccone, vittima, si fa per dire, di una fideiussione "furba" (rilasciata da una società romena, la stessa di cui si era avvalso il Bari) e della mancanza di tempo e, soprattutto, denaro per trovarne un’altra più affidabile. Col risultato che lunedì sera, 5 minuti prima del termine ultimo imposto dalla Covisoc (la Commissione di Vigilanza sui bilanci delle società di calcio) per i ricorsi contro le prime esclusioni decretate giovedì scorso, il club irpino ha depositato il proprio reclamo di riammissione con un'altra fideussione. Le nuove garanzie da 800 mila euro sono state effettivamente inviate, ma disgiunte dal ricorso, direttamente alla Covisoc via pec. Un percorso un po’ troppo tortuoso, che potrebbe non bastare. Motivo per cui,  fuori tempo massimo, l’Avellino ha presentato una terza fideiussione. L'incognita dell'ammissione o meno sarà diramata entro le ore 13 di venerdì 20 luglio, quando il Consiglio federale provvisorio della Figc ufficializzerà gli organici delle squadre che avranno diritto alla partecipazione del torneo di Serie B e C. 


    Merita un discorso più approfondimento il tema delle fideussioni. La Covisoc aveva contestato la prima fidejussione (Onix), rilasciata da un brocher rumeno che non sarebbe accreditato presso l’IVASS, l’autorità di vigilanza delle assicurazioni. Quindi, il sodalizio irpino ha presentato una nuova garanzia (Finworld) a supporto dell’iscrizione per sanare ogni inadempienza, e, in caso di nuovo esito negativo, sarebbe, comunque, pronto a ricorrere al competente Collegio di Garanzia per lo Sport del Coni citando come precedenti quelli relativi ad altre società che avrebbero ottenuto il via libera della Covisoc con analoghe modalità. La società campana di Taccone inoltre ha presentato una ulteriore fidejussione (Groupama) però oltre i termini consentiti.  


    In questa strana vicenda che toglie il sonno a una dozzina di società e mette in imbarazzo Covisoc, Figc e Lega Pro, c’è la sintesi di tutte le attuali debolezze del calcio italiano: club poco liquidi e consistenti che non possono andare in banca a chiedere una normale fideiussione; società di intermediazione finanziaria che in cambio di commissioni più alte rilasciano garanzie a chiunque; autorità vigilanti che vigilano poco. Intorno alla storia della Finworld Spa, è accaduto tutto questo.  La Banca di Italia ha stabilito, in questi giorni, che la Finworld non può rilasciare fideiussioni, confermando una sospensione che aveva decretato già un anno fa, poiché la suddetta società non ha la consistenza patrimoniale per coprire le garanzie emesse. Si è scoperto che la fideiussione da 20 milioni di Cariparma presentata per tornare ad operare era falsa. Peccato che ha già garantito per una dozzina di club tra B e C.  La Covisoc sarebbe orientata a confermare le licenze già concesse e a bloccare solo l’iscrizione dell’Avellino poiché l’unica a rivolgersi alla Finworld quando già sospesa. Bisognerà capire se sarà accettata la terza fideussione presentata oltre tempo massimo.


    Per la Serie B, è un’ecatombe mai vista. Per il sistema, il segnale d’allarme più potente, forse l’ultimo avvertimento prima che la casa venga giù completamente. Ogni anno lo dicono tutti: troppe squadre professionistiche, così il sistema non regge. Finirà che crollerà senza che nessuno abbia messo mano alla riforma dei campionati, invocata ma mai nemmeno realmente abbozzata. Per i tifosi, è una caduta nella depressione o, peggio, la tentazione di lasciarsi andare a reazioni violente. I sostenitori del Bari hanno messo nel mirino Giancaspro. Nemmeno le sue dimissioni avevano convinto la cordata Radrizzani-Napoli a lanciarsi in un’operazione ritenuta troppo rischiosa e troppo onerosa. Del resto, per ottenere l’iscrizione ci voleva un’impresa. Mancavano tre milioni per la ricapitalizzazione, la relazione dei revisori dei conti, il pagamento di stipendi e contributi, una fideiussione buona. E tutto questo in pochissime ore. Sono stati portati i libri in tribunale e avviate le procedure per il fallimento. Tutti i calciatori di proprietà andranno in regime di svincolo. E pensare che secondo il sito trasfermarkt la rosa del Bari aveva un valore complessivo di oltre 12 milioni di euro: tra gli altri Henderson ha vinto 8 titoli dal 2015 al 2018 tra Scozia e Norvegia, Raicevic è stato a un passo dal Napoli nel gennaio del 2016, Donkor ha giocato nell’Inter di Mancini, Mazzarri e Stramaccioni, Moncini era alla Juve fino al 2014.  Il titolo sportivo resterà giacente e toccherà al sindaco di Bari Decaro verificare l’efficacia delle manifestazioni di intenti che saranno presentate. Intato il primo cittadino ha lasciato un post su Facebook. «Per la prima volta nella storia di questa città, il titolo sportivo del Bari calcio passerà nelle mani del sindaco. È per me una responsabilità enorme. Il Bari non è solo una squadra di calcio, è un patrimonio inestimabile. Ho il dovere di prendermi questa grande responsabilità e lo farò con tutto il mio impegno, garantendo fin d’ora che ilfuturo della squadra sarà costruito su tre pilastri fondamentali: la trasparenza, l’affidabilità e il rispetto per la storia ultracentenaria dei nostri colori. Ma non voglio fare tutto da solo. Per questo, ho deciso di incontrare tutti i tifosi biancorossi, semplici appassionati e gruppi organizzati, per ascoltare le loro voci. Ci vediamo venerdì alle 17.30, in un luogo simbolico: la Curva Nord dello Stadio della Vittoria (il primo impianto del club dove ha giocato dagli Anni ‘30 fino al maggio 1990 per poi trasferirsi al San Nicola). Il nuovo Bari parte da qui, da tutti noi». Intanto si era fatto avanti il barese Nicola Canonico, presidente del Bisceglie, che diceva di aver già costituito la nuova As Bari 2018 per trasferire il titolo sportivo dal suo club al nuovo Bari per garantirgli la C. Ipotesi molto difficile e poi del tutto caduta in seguito alle proteste proprio dei tifosi. Esposti striscioni eloquenti in città: «Il titolo non si trasferisce» , «La nostra dignità non si baratta, Canonico non ti vogliamo».
    Delle rumorose cadute di queste ore, fa meno impressione quella del Cesena. Ma solo perché era la più annunciata. La società aderisce all’istanza di fallimento, il futuro del calcio a Cesena è ora nelle mani del sindaco Lucchi, al cui bando però non ha ancora risposto nessuno. L’amministrazione ha spiegato: «Nessuno ha presentato ufficialmente proposte né è possibile sapere in anticipo se accadrà. Noi ci auguriamo di sì, ma ci permettiamo di lanciare comunque un appello al sistema delle imprese perché ora, senza più il peso di una gestione societaria che ha dimostrato tutti i propri limiti, si sentano protagoniste di quella ripartenza sportiva e morale che tutta la Romagna attende». Possibile che il bando sia prolungato. Nel cuore ci sono anche le sorti dei 300 ragazzi del settore giovanile e dei 60 dipendenti del club.


    Dunque, la Serie B offre due o tre posti liberi. Sperano Catania, Novara, Siena e Ternana, in ordine alfabetico. Altre battaglie legali in vista per accapparrarsi i posti disponibili. La prima l'ha già vinta il Novara. il Tfn costringe la Figc a riammetterla nella graduatoria dei ripescaggi nonostante la norma che esclude dai ripescaggi chi è incappato in sanzioni amministrative nelle stagioni 2015-16, 2016-17 e 2017-18. Figc farà ricorso.


    L'Entella ha perso la sua battaglia. Infatti la Corte d'Appello Federale ha ridotto la pena al Foggia (-8 punti nella prossima stagione) e prosciolto il tecnico De Zerbi con il suo staff, respingendo la richiesta avanzata dalla Procura Federale di far scontare nella stagione appena conclusa i 15 punti penalizzazione e quindi di retrocedere i Satanelli di cui il sodalizio ligure confidava di poter prendere il posto in cadetteria.


    In Serie C tra le escluse al primo esame della Covisoc hanno sanato la propria posizione o quanto meno hanno presentato ricorso, la Lucchese, il Cuneo, il Matera e il Trapani tutte con problematiche legate al rispetto dei criteri contabili. Per quanto riguarda, invece, inadempienze tecnico-strutturali, ha ottenuto il via libera il Monza che potrà così regolarmente partecipare al prossimo campionato di C. Sono invece da considerarsi escluse perché non hanno proprio presentato ricorso il Mestre, l’Andria e la Reggiana. Mentre per la Triestina la situazione era già stata regolarizzata con la presentazione di una nuova fidejussione.  Per la Reggiana il 2019 sarebbe stato l'anno del centenario: i Piazza hanno mollato, stanchi di rimetterci soldi. Anche in questo caso, titolo e futuro del calcio a Reggio Emilia nelle mani del sindaco Luca Vecchi, che ieri si è detto fiducioso sulla ripartenza per un progetto di medio termine, all’insegna degli imprenditori reggiani. Il primo cittadino non promette la Serie D, ma lavorerà per potersi iscrivere a questa categoria, valutando scrupolosamente ogni manifestazione di interesse. E mantenendo la squadra al Mapei Stadium. 


    Sono 4 gli spazi da riempire nella prossima Serie C, ma potrebbero salire fino a 7 dopo i ripescaggi in B: spazio per tre squadre B, Prato, Cavese, Como e...?
    Per non farci mancare nulla la Figc è stata sanzionata dall’Antitrust per oltre 3 milioni di euro per “ingiustificate restrizioni all’accesso ad alcune qualifiche professionali”. Lo rende noto l’Autorità in un comunicato: “Con provvedimento del 27 giugno 2018 l’Autorità - si legge - ha sanzionato la Figc per oltre tre milioni di euro, per la violazione dell’articolo 101 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFUE), derivante dalla previsione di restrizioni all’accesso al mercato dei servizi professionali offerti da alcune specifiche figure di supporto alle squadre di calcio, in particolare: i direttori sportivi e i collaboratori della gestione sportiva, che curano gli assetti organizzativi delle squadre di calcio in ambito, rispettivamente, professionistico e dilettantistico; gli osservatori calcistici, che svolgono attività di scouting, e i match analyst, che effettuano l’analisi statistica dei dati prestazionali di singoli calciatori e squadre". Ricorso già annunciato da parte della Fgc che ritiene il provvedimento privo si qualsiasi presupposto.


    E Ancora: Lega Nazionale Dilettanti, Lega Pro, Associazione Italiana Calciatori e Associazione Italiana Arbitri hanno depositato al Collegio di Garanzia dello Sport del Coni il ricorso contro la delibera di proroga del commissariamento della Figc fino al 10 dicembre. Infatti vogliono che si vada subito al voto.
    Se da un lato l'estate del 2018 sarà ricordata per l'arrivo di Cristiano Ronaldo alla Juventus e che la Roma abbia venduto il portiere più pagato al mondo in Inghilterra, dall'altra sarà ricordata anche per una profonda crisi del calcio italiano, che ha visto l'apice nell'assenza dell'Italia al Mondiale. Ma che vede anche la FIGC, il principale organo calcistico italiano, commissariata: le decisioni difficili da prendere vengono sempre rimandate in un gioco di rimpallo di responsabilità. É l'ennesima occasione perduta per risanare un movimento calcistico sempre più nel caos.  Perdiamo piazze importanti e storiche come Bari e Cesena, rischia grosso anche Avellino; potrebbero retrocedere in B due società come Chievo e Parma se saranno accolte dai giudici le richieste formulate dai pubblici ministeri sportivi; e mentre il mondo ci guarda accendendo i riflettori su Cristiano Ronaldo, in casa i nostri rappresentanti continuano a litigare ad ogni livello, ognuno rintanandosi in orticelli sempre più stretti, senza riuscire mai ad alzare lo sguardo e vedere oltre con coraggio. Non sarà colpa del commissario Fabbricini, ma dal suo avvento in febbraio poco è cambiato in Figc e quel poco è stato fatto con troppa precipitazione. Vedi le polemiche sull’avvio immediato delle seconde squadre o sullo scippo del calcio femminile alla Lnd. Per non parlare dell’annuale problema che si crea intorno al rilascio delle licenze da parte della Covisoc, incapace di impedire fideiussioni emesse da dubbie società. All’ennesima estate di ricorsi e controricorsi, assistiamo allo scontro delle componenti per avere l’assemblea subito e riprendere il pallino del gioco in mano. Tra una settimana la Serie A presenterà i calendari per la prossima stagione. Tra una settimana scadrà il termine per le richieste di ripescaggio (e quindi di ammissione delle seconde squadre) in Serie B e in Serie C. In ogni serie non sappiamo chi ci sarà. A stagione iniziata una ventina di squadre sulle 92 società che dovrebbero comporre i nostri tre campionati professionistici non sanno dove dovranno competere, con chi e per cosa. Con la moria di squadre e il fioccare di ricorsi: Il Catania sogna la Serie B passando per l’aula di un tribunale, il Novara vince un ricorso, Ternana e Siena si vedono private di un diritto che comunque era acquisito fuori dal campo. Le norme non sono chiare, ora si aspettano gli appelli e i tempi si allungheranno, col paradosso che nella prima stagione in cui il calciomercato (di A) chiuderà prima, al 18 agosto i giochi potrebbero essere ancora tutti aperti. Sarebbe l'occasione per fare una riforma dei campionati con la volontà di tutti, tagliando qualche posto nei campionati professionistici per evitare l’ipocrisia poi di dover piangere a metà percorso. É vero, regolamenti alla mano, non ci sono i termini tecnici per una riforma di questo tipo. Ma gli stessi regolamenti vengono regolarmente (scusate il gioco di parole) calpestati da società inadempienti, società "furbe" con controlli superficiali se non compiacenti, come i casi sopraesposti hanno mostrato.  Abbiamo assistito da invidiosi spettatori al Mondiale. Ma anche qui non abbiamo imparato la lezione pensando che col sacrificio del solo Carlo Tavecchio, sull'onda delle polemiche e dalla voglia di repulisti dell'opinione pubblica, si sarebbero sanati tutti i problemi del calcio italiano sprofondato in una profonda crisi. É l'ora di trovare una soluzione, con strumenti anche drastici per la riforma immediata dei campionati. É l'ultima possibilità prima che sia troppo tardi.

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