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  • Diario di una quarantena, Baronio a CM: 'A Brescia un dramma, quando squilla il telefono ho paura. Giocare? Rabbrividisco solo all'idea'

    Diario di una quarantena, Baronio a CM: 'A Brescia un dramma, quando squilla il telefono ho paura. Giocare? Rabbrividisco solo all'idea'

    • Angelo Taglieri
    Il silenzio. Che diventa tensione per colpa di una sirena, triste colonna sonora di giornate chiuse in casa. Il silenzio. Che diventa paura quando a squillare è il telefono, pronto a dare voce a persone che sono lontane da te. E Roma e la provincia bresciana sono lontane, tanto lontano, per questo Roberto Baronio, ogni volta che squilla il telefono, spera di non riceve brutte notizie: "Questa quarantena la sto vivendo come tutti. Ma essendo bresciano ho tutti gli affetti che stanno là. Fortunatamente stanno bene, ma molti vivono un dramma, amici di mio fratello hanno perso i genitori in 2-3 giorni, altri hanno parenti all'ospedale. E ogni volta che mi chiama mio fratello, o che sento mia madre, spero sempre che non mi dicano qualcosa di negativo". Brescia, tra le zone più colpite d'Italia, insieme al bergamasco. Brescia, dove Baronio è diventato grande. Brescia, della quale parla oggi, tra le altre cose, a Calciomercato.com

    BRESCIA E BERGAMO - Uno striscione, che avvicina due mondi, sportivamente, opposti, ma ora più vicini, a causa della sofferenza e del dolore, trasmesse da un virus che ha colpito in maniera sfacciata, ma silenziosa: "Quello striscione mi fa pensare, a prescindere da Brescia e Bergamo, a quanto lo sport possa aiutare, aggregare, dare un filo di pensiero positivo in un momento drammatico". Certe volte, però, è anche giusto fare silenzio, nel rispetto di chi soffre: "So che fino a quando non si è toccati personalmente è più facile parlarne, non come sta vivendo una vera tragedia, che non può guardare a queste cose. Come il cantare sui balconi: da una parte può essere una cosa positiva, trasmette senso di unione, qualcosa di patriottico, ma è qualcosa che io, sinceramente, faccio fatica a condividere". 

    IL CALCIO E LA RIPRESA - In un mondo fermo, che non si muove, e fa il tifo da casa per i supereroi in camice e mascherina, il calcio vorrebbe muoversi, dando un calcio al silenzio e all'immobilità. Qualcosa che fa paura: "A volte rabbrividisco davanti a questo fervore che hanno tanti personaggi nel parlare di ripresa. Capisco gli interessi economici, capisco che sia una costa storica, che segna un'epoca, ma solo nel vedere partite vecchie, con il contatto tra i giocatori, con il pubblico sugli spalti, vivo qualcosa di surreale. Siamo bombardati da immagini di silenzi e stadi vuoti, vedere la normalità mi fa effetto". Che poi, di recente, il calcio si è giocato, tra Milano e Liverpool, in Champions, a porte aperte: "Liverpool-Atletico l'ho guardata, e l'ho fatto in apnea, nel senso che non me la sono goduta. Noi eravamo già all'interno del dramma, loro ancora non se ne rendevano conto. E infatti adesso, purtroppo, la Spagna soffre, col rischio che vada peggio che a noi". 

    MA QUALE NORMALITA'? - La parola normalità era scontata, abitudinaria, sottintesa. Oggi la normalità sembra essere qualcosa di speciale: "Parlavo qualche giorno fa con i miei e si scherzava sul fatto che, quando riaprirà il circolo qua a Roma, non sapremo come salutarci. Ci abbracciamo? Sarà tutto molto strano, ci vorrà molto tempo secondo me. Due, tre mesi rinchiusi, ma anche il singolo abbraccio sarà complicato. Secondo me il virus non si potrà sconfiggere fino a quando non si avrà un vaccino. Io non la vedo così serena la situazione. Si dice che tra due mesi riparte il campionato, che si torna alla normalità. Impossibile". 

    LA LEGGEREZZA - Giorni pesanti, per tutti, da passare in casa, con la famiglia, se c'è, con i propri hobby, le proprie passioni, i propri pensier: "Sono fortunato, ho la possibilità di avere una casa abbastanza grande, mi ritaglio il mio spazio. Ho un giardino per fare attività fisica, faccio cyclette, mi muovo, gioco alle console con i miei figli". E poi, ovviamente, il calcio, con mister Baronio che studia per diventare grande: "Sto al computer p​er vedere un po’ di partite, dove posso trovare qualcosa di interessante e costruttivo a livello tattico, non tanto per guardarle o passare il tempo. Una piccola ‘formazione’, chiamiamola così: è la mia passione quella di allenare, e voglio farlo ad alti livelli, cercando di arrivarci il prima possibile. Perché voglio fare quello". In silenzio. Un silenzio che diventa ambizione alimentata dalla passione. 

    @AngeTaglieri88

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