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  • Diario di una quarantena, Ricchiuti a CM: 'Sto impazzendo, la ripresa non spetta a leghe o governo. Stop al calcio? Pazienza!'

    Diario di una quarantena, Ricchiuti a CM: 'Sto impazzendo, la ripresa non spetta a leghe o governo. Stop al calcio? Pazienza!'

    • Ferdinando Gagliotti
    “Sto impazzendo”. Esordisce così, simpaticamente, Adrian El Chico Ricchiuti alla domanda “come stai vivendo questa quarantena?”. Dal Catania delle meraviglie, insieme al Papu Gomez, al Rimini, di cui è diventato bandiera, fino alla Virtus Acquaviva, squadra di San Marino in cui milita ora. È lui il protagonista di questa nuova puntata di Diario di una quarantena, rubrica nella quale personaggi del mondo del calcio raccontano come stanno vivendo questo momento difficile per tutti. Questo isolamento forzato sta facendo male a tutti, ma ad alcuni più di altri: la lontananza dal campo di calcio, il posto in cui il nativo di Lanus si sente meglio in assoluto, è davvero tosta. Per lui, il prossimo 30 giugno, saranno ben 42 primavere, ma il pensiero di appendere definitivamente le scarpette al chiodo non lo sfiora nemmeno. Quel prato verde è tutto: un sogno diventato realtà, un amore senza fine dal quale non riuscirebbe mai a distaccarsi del tutto. 

    Come stai trascorrendo questa quarantena?

    “Sto per impazzire: mi trovo di fronte ad un puzzle di circa mille pezzi, non la vedo molto bene. Da quanto tempo? Da ieri pomeriggio, lo faccio per accontentare mio figlio – di appena quattro anni – che viene da me, mi dice ‘bravo papà!’ e poi si mette a fare altro”.

    Cosa ti manca di più della quotidianità che hai dovuto forzatamente interrompere?

    “Sicuramente mi manca il fatto di essere sempre in movimento, prima non stavo mai fermo. A casa stavo poco, ma non perché non mi piacesse. Mi manca tremendamente stare in un campo da calcio, è il mio mestiere e non posso farne a meno. Ripeto, non mi dispiace restare un po’ di tempo in più in casa, ma quando si ha un ritmo di vita così movimentato come il mio si fa molta fatica ad abituarsi a questo”.

    Secondo te la Serie A si è mossa in ritardo? Il problema è stato sottovalutato?

    “Per come la penso io, quest’anno ormai è andato così e possiamo farci ben poco. In questo momento, almeno secondo il mio punto di vista, il calcio non è la priorità. Se ricomincia bene, se non si riparte va bene comunque. Sicuramente queste misure si potevano prendere prima, ma non è il momento di fare polemica. Adesso c’è bisogno di essere uniti. Approfitto per fare un ‘in bocca al lupo’ a tutte le persone impegnate in prima linea nella lotta al virus, che stanno lavorando per far sì che tutto questo finisca il prima possibile”.

    E sulle riprese degli allenamenti? Giusto o follia?

    “Credo che finché la situazione rimanga tale sia impossibile pensare di ricominciare, anche perché si corre il rischio di ricaderci in pieno. Inoltre mi fido ciecamente dei dottori: non può essere una lega o il governo a dirci di ricominciare, ma è un compito che spetta alle autorità sanitarie”.

    Ci sono persone a te vicine che stanno vivendo questo incubo sulla propria pelle?

    “Fortunatamente no, nessuna persona che conosco bene ha contratto la malattia, ma provo comunque un enorme dispiacere guardando lo scenario. A maggior ragione, in questo momento mi sento di dire che l’Italia è più unita che mai. Non credo di aver mai riscontrato tanta unità e fratellanza in questo paese, quindi mi sento ancor più vicino a chi ha perso un parente o un conoscente. Ora siamo tutti fratelli e spero davvero che questo spirito persista, anche quando tornerà tutto alla normalità. Mi viene da pensare che quando gli italiani vogliono davvero qualcosa, sanno come sentirsi vicini l’un l’altro. Mi auguro davvero che una volta usciti da quest’incubo saremo tutti più uniti”.

    @Ferdinandogag3

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