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  • Simeone ha portato l'Atletico al trionfo a modo suo: con il Liverpool è stata una partita epica
Simeone ha portato l'Atletico al trionfo a modo suo: con il Liverpool è stata una partita epica

Simeone ha portato l'Atletico al trionfo a modo suo: con il Liverpool è stata una partita epica

  • Renzo Parodi
    Renzo Parodi
L'emozionante, bellissima ordalia calcistica di Anfield si risolve nel trionfo meritato dell'Atletico Madrid e del suo condottiero, il Cholo Simeone. Liverpool battuto (3-2) e dunque eliminato dalla Champions. Il detentore del titolo esce malinconicamente, ma giustamente, dalla competizione. Abbattuto nei supplementari dai tre gol segnati dai madrileni, che con la doppietta di Marcos Llorente e il gol di Morata, rimontano il doppio vantaggio inglese maturato grazie alle reti di Wijnaldum allo scadere del primo tempo e di Firmino nel primo dei due tempi extra.

Partita epica, memorabile. Una goduria vera per i palati fini degli intenditori. Correttezza in campo: appena tre ammoniti nelle battute finali dall'arbitro, l'olandese Makkelie che ha diretto in maniera personalissima, anticonvenzionale, dando una interpretazione assai corriva del regolamento, favorendo così lo sviluppo veloce e arcigno del gioco. Lo spettacolo ne ha certamente guadagnato. Perfetto il comportamento sugli spalti. I tifosi dei Reds non hanno smesso di incitare i propri beniamini neppure quando il verdetto del campo era diventato chiaro e inoppugnabile. Festa grande per i tremila fans dei Colchoneros che non credevano ai propri occhi, ebbri di gioia per aver sbancato il mitico terreno di Anfield.

Simeone non ha derogato dal suo credo calcistico: difesa rinserrata e ripartenze al fulmicotone e alla fine ha avuto ragione. Klopp ha fatto flop, tradito da un portiere, lo spagnolo Adrian, sostituto di Allison, infortunato, che ha semiregalato il primo gol agli spagnoli; e pure dal trio dei tenori, Salah, Firmino e soprattutto Mané hanno tirato in porta da tutte le posizioni (a differenza di quello che era accaduto a Madrid), hanno scaldato i cuori dei tifosi, ma pure esaltato le doti del portiere croato Oblak. Grazie ai suoi prodigiosi interventi, alla solidissima diga difensiva basata sui due pilastri centrali, Savic e Felipe, e al sacrificio degli interni (Thomas su tutti) l'Atletico ha spento i furori offensivi del Liverpool e piazzato i mattoni della vittoria e della qualificazione ai quarti di finale.

Il sigillo lo ha messo l'imberbe attaccante Marco Llorente, subentrato ad un irritatissimo quanto innocuo Diego Costa al 10' della ripresa. Il ragazzo è nipote del mitico Gento, ala sinistra del grande Real Madrid di Di Stefano, non ha la classe dell'illustre antenato ma garretti solidi e un tiro secco e preciso. Adrian ora ne sa qualcosa. Ad abundantiam e a maggior gloria dell'Atletico, il terzo gol, per la sicurezza e la vittoria, l'ha segnato Morata, subentrato da pochi minuti a Joao Felix. 
 
Atmosfera magica ad Anfield, gremito fino all'ultimo gradino, alla faccia della minaccia del Coronavirus che difatti il premier Johnson minimizza. Presenti oltre tremila fans dell'Atletico Madrid, ma ovviamente il tifo è tutto per i Reds. Rimbomba dalla Kop e rimbalza in tuti i settori dello stadio il grido di battaglia: "You'll never walk alone". Klopp non dispone del portiere titolare, Allison, rimpiazzato dallo spagnolo Adrian, e di Shaquiri. Simeone sceglie Diego Costa e spedisce in panca Morata, a corto di preparazione. Il Liverpool veleggia sereno verso il titolo della Premier, è uscito dalla FA Cup per mano del Chelsea e dunque può e deve concentrarsi sulla Champions. Nella massima competizione europea è imbattuto ad Anfield da 22 turni e Klopp conta di prolungare il record. Gli andrà male.

Il pareggio però non basta, occorre recuperare e ribaltare lo 0-1 dell'andata al Metropolitano. E quindi avanti a tutta forza dal primo giro d'orologio. L'Atletico si dispone secondo indole ed abitudine a presidio dei suoi trenta metri e dissemina il cammino di Salah, Firmino, Alexander Arnold e Chamberlain di cavalli di frisia, transenne e ostacoli assortiti. Si lotta con ferocia su ogni pallone sotto un'acquerugiola che presto si trasforma in pioggia battente. Molto british. Prima palla gol per il Liverpool con Chamberlain che costringe Oblak ad allungarsi sulla propria destra per deviare il fendente scagliato in diagonale dai venti metri. Inizialmente non è un Liverpool particolarmente preciso, la manovra si inceppa un po' in fase di rifinitura e in area di rigore fa caldo, i mastini del Cholo spazzano il pallone senza tanti complimenti.

Le repliche dell'Atletico sono estemporanee eppure possono fare male, sfruttando gli spazi che la difesa alta dei Reds necessariamente concede al contropiede orchestrato da Correa, Koke e Thomas. Al 18' su corner la testa di Felipe incoccia il pallone a un metro dal primo palo e lo manda sull'esterno della rete, dando l'illusione ottica del gol. Qua e là spunta qualche spigolo, Henderson si segnala per due entrate dure ai danni di Joao Felix e Correa ma scampa al giallo, l'arbitro, l'olandese Makkelie, improvvisa ramanzine ma si esime dall'ammonire. Al minuto 34' si fa vivo Manè, fino ad allora piuttosto in ombra, il suo destro però è troppo centrale e Oblak lo assorbe con disinvoltura. L'assist era stato di Salah, il più vispo, in collaborazione con Alexander Arnold, sulla fascia destra dei Reds. Simeone se ne accorge e raccomanda a Renan Lodi di stringere la marcatura sull'egiziano.

In effetti i pericoli per i Colchoneros provengono tutti da quella zona del campo. La riprova? Minuto 36, il solito Alexander Arnold si beve Lodi e scarica un diagonale lungo e teso che è un cross e sembra un tiro in porta. Nel dubbio Firmino si avventa sul pallone e lo devia da tre metri trovando la manona protesa di Oblak. Il gol matura, il LIverpool ora è padrone del campo e non deve più soffrire le ripartenze dell'Atletico che non riesce ad uscire. Minuto 40, Chamberlain da destra cerca la testa di qualche compagno in area di rigore e trova il capoccione di Wijnaldum, l'olandese stacca in libertà (Trippier sta a tre metri da lui) e schiaccia il pallone in terra, il rimbalzo a terra tradisce Oblak e il pallone gonfia il sacco. L'equilibrio del match di andata è ristabilito. Il Liverpool va al riposo sull'1-0.

Il copione della ripresa è scontato. Liverpool all'assalto a pieno organico, Atletico ancor più rinserrato negli ultimi 20-25 metri. Fioccano le occasioni da gol sui piedi di Chamberlain, Firmino, Robertson )traversa a portiere battuto), Alexander Arnold, Wijnaldum. Oblak spalanca le braccia come ali di un pipistrello e respinge anche le mosche. L'Atletico resta nel bunker e salvo un tiro di Koke assorbito in due tempi da Adrian ha una sola occasione, al 92': il colpo di testa di Saul sul calcio franco battuto da Lodi infilza il portiere dei Reds ma l’assistente Steegstra alza la bandierina segnalando la posizione di fuorigioco della mezz'ala spagnola.

Supplementari dunque. Il Liverpool sfonda subito: cross di Wijnaldum, un centrocampista con i fiocchi, zuccata di Firmino, palo, e sul ritorno del pallone per il brasiliano è un gioco infilare Oblak. Liverpool avanti di due gol, ribaltato lo 0-1 di Madrid e qualificazione spalancata. Ma il calcio è un gioco bizzarro. Trascorrono appena due minuti e Adrian rilancia corto sui piedi di Joao Felix, il ragazzino imbecca Lllorente che non sbaglia: 2-1 e Atletico ai quarti. Finita? Macchè. Allo scadere del primo tempo extra ancora Lllorente in contropiede centra l'angolino di Adrian: 2-2. QuIndici minuti sono un'inezia per recuperare segnando due gol. E difatti il Liverpool affonda e subisce addirittura il terzo gol di Morata, nel più classico dei contropiede. In panchina Klopp ostenta sorrisi da perdente nato. Simeone saltella sotto la curva dei tifosi biancorossi in delirio. Calcio mio, che emozioni ci regali!

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