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Ecco i veri campioni di Guardiola

Ecco i veri campioni di Guardiola

  • Marco Bernardini
Non è sempre vero che il vortice del denaro impedisce alla mente di rimanere libera e al cuore di non provare emozioni estranee all'avidità. Josep Guardiola, detto Pep, guadagna 19 milioni di euro all'anno ed è l'allenatore di calcio più pagato al mondo. Una posizione professionale e sociale che il tecnico del Manchester City ha saputo costruirsi nel corso degli anni, prima come calciatore di livello e pensante e poi come tecnico allievo uscito dalla scuola di Johan Cruijff. Indiscutibilmente un personaggio, che però nonostante gli evidenti privilegi non ha mai smesso di essere persona e di osservarsi intorno. Probabilmente le radici catalane, mai tradite, hanno contribuito a rafforzare fino al punto di renderle inattaccabili le sue idee di uomo il quale non ha mai frequentato la vita con indifferenza e, meno che meno, con la spocchia spesso tipica di coloro che si sentono arrivati e perciò non provano la necessità di analizzare ciò che li circonda per rendersi conto che la vita di tutti i giorni, per la grande maggioranza, non è una passeggiata della salute. 

Sulla rispettabilità e sull'affidamento per l'uomo Guardiola, personalmente, non ho mai avuto dubbi. Ho avuto modo di conoscerlo e di frequentarlo nel corso delle sue stagioni italiane. In particolare a Brescia, che è diventata la sua seconda città, e sul campo di quella squadra del presidente Corioni, allenata da Carletto Mazzone e impreziosita dalla presenza di Roberto Baggio. Tre persone che, oltre ad essere personaggi sportivi, si sono mostrate sempre esemplari per la loro vocazione verso il sociale. Non a caso Guardiola divenne loro buon amico, oltreché dipendente e collega. 

Oggi, attraverso l'aiuto di un video che sta facendo il giro del mondo e che ciascun frequentatore della rete avrebbe il dovere di guardare e di pubblicizzare adeguatamente, è possibile scoprire che la squadra più bella e più amata da Guardiola non è il Manchester City dei tanto conclamati Aguero, de Bruyne e Sterling ma quella formata da autentici campioni di vita dai cognomi inequivocabilmente catalani come Hector, Elissen e Manueli. Tutti ragazzi giovani come quelli che danno spettacolo sulla pista del circo calcistico, ma con la differenza che loro rischiano la vita tutti i giorni a titolo di semplice volontariato. Guardiola è il capitano di questa squadra speciale che si chiama "Open arms" e che per sua stessa ammissione è la più bella e forte del mondo. 

Sopra battelli attrezzati per il soccorso in mare, la task force umnitaria catalana pattuglia quotidianamente le coste che si affacciano sul mare della Grecia e della Libia e interviene ogniqualvolta entra in contatto visivo con uno dei tanti barconi della disperazione sui quali uomini, donne e bambini in fuga dalla morte tentano di raggiungere un luogo di presunta salvezza e libertà. Puntualmente sopra uno di questi salvagente a motore ci sta Pep Guardiola, il quale nei giorni scorsi ha filmato gli interventi dei suoi ragazzi per farne un video, drammatico ma anche pieno d'amore, da inviare in tutto il mondo. Un'organizzazione umanitaria, quella della quale fa parte il tecnico dal cuore d'oro, assolutamente non profit, che si regge economicamente in piedi solamente grazie agli aiuti di privati e benefattori perché nessun governo dà loro un solo euro. Il resto è calcio miliardario. 
 

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