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  • Frosinonemania: il canto del cigno canarino
Frosinonemania: il canto del cigno canarino

Frosinonemania: il canto del cigno canarino

  • Alessandro Iacobelli
“Ecco… la musica è finita, gli amici se ne vanno”. Il testo di Franco Califano, interpretato magicamente da Ornella Vanoni, è la rappresentazione del sentimento gialloblu. Attonito, triste, amareggiato.
Il silenzio degli innocenti? No, dei colpevoli. Colpevoli perché la squadra non è proprio scesa in campo al “Castellani”. Un primo tempo regalato neanche fossimo a Natale. Due schiaffi presi da Pajac e Caputo. Tutti incapaci di reagire con un reale senso. 

Baroni pensa, incupito e preoccupato. L’assente Cassata lascia il campo a Valzania. Freschezza e capacità nell’inserimento per il centrocampista scuola Atalanta. La palla va in buca nell’unica chance messa in scena in una sfida da brividi. Personalmente non riesco a comprendere la motivazione delle recenti e ripetute esclusioni di Beghetto e Zampano. Il secondo, rientrato dopo un problema fisico, nelle ultime settimane non ha quasi mai visto il manto erboso. Molinaro è diventato improvvisamente titolarissimo al posto del primo. 

Questa squadra fa paura. Spaventa perché con i titani (Milan, Roma, Lazio e Fiorentina) ha dimostrato livelli altissimi sul piano dell’intensità e della determinazione. Nelle contese essenziali per la sopravvivenza invece, contro avversari più limitati tecnicamente, la ruota non gira. La povertà strutturale si è vista anche troppo fino ad ora. 

In tal modo restare in A sarebbe un errore. Un lapalissiano errore perché se a marzo non hai vinto una (dico una!) partita in casa, allora meriti di non restare dove sei. Peccato, ma il realismo viene sempre al primo posto. Tornare al passato adesso non serve. Avanti così, dunque, cercando di archiviare la stagione nel modo più dignitoso possibile. Sono ammesse singole soddisfazioni e poco altro. 

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