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  • Frosinonemania: marziani per un’ora

    Frosinonemania: marziani per un’ora

    • Alessandro Iacobelli
    “Per un’ora d’amore non so cosa farei” oggi ascolto i Matia Bazar. Sì, 60 minuti (anzi 57) di godimento insaziabile. L’addio di Abate rischiava di finire in tragedia. Quel fallo su Paganini da rigore sacrosanto. Vai Camillo! Spalanco occhi e bocca. Trattengo il respiro per un millesimo di secondo. Donnarumma si butta e la prende. Mi siedo e incrocio lo sguardo beffardo e sghignazzante del nonno patito rossonero. 

    Un’ora a letto con una bionda da schianto… canarina per essere precisi. Una performance da incorniciare. Zampano e Beghetto come Zambrotta e Roberto Carlos dei tempi d’oro. Bakayoko, Kessie e Calhanoglu messi alla berlina da tre ragazzacci con la rabbia in corpo: Paganini, Sammarco e Maiello. Piatek nascosto e smarrito nel labirinto del trio difensivo ciociaro. Ciano e Trotta lì davanti a ricamare gioco. 

    In questo maggio semplicemente vergognoso per il gelido clima, le sgommate gialloblu riscaldano l’erba di un San Siro gremito ma ammutolito dalla banda Baroni. Borini la spara sopra la traversa da ottima posizione. I nervi del nonno rossonero al mio fianco saltano. Camillo grazia Gigio. Borini sbaglia ancora e il nonno scoppia quasi in lacrime. Poi il polacco rinasce e piazza il guizzo che trafigge Bardi. Suso ci manda in punizione: mancino telecomandato e tutti a casa. 

    Di quel 3-3 del primo maggio 2016 rimane il tenero ricordo. “E lontano, lontano nel tempo” con Luigi Tenco cade automatica la lacrimuccia. Per ora è tristezza.

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