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Gasperini dopo Conte: doppio no, dalla Roma di Pallotta scappano tutti

Gasperini dopo Conte: doppio no, dalla Roma di Pallotta scappano tutti

  • Stefano Agresti
    Stefano Agresti
Il doppio no incassato dalla Roma - prima Conte e poi Gasperini - getta un'ombra inquietante sull’appeal del club giallorosso. Antonio era stato attratto (lo ha detto lui stesso) dalla piazza, un termine che ingloba un po’ tutto: il numero e il calore dei tifosi, la grandezza e la particolarità della città, il mondo che circonda la squadra. Però è scappato, evidentemente per lo spessore - anzi per la mancanza di spessore - della società: perché devo mettermi nelle mani di un presidente che vive negli Stati Uniti, di un dirigente potente che manovra da lontano, del mio amico Totti che non conta nulla? Meglio l’Inter, insomma. Nessun allenatore avrebbe risposto in modo differente.

 

Il rifiuto di Gasperini è ancora più indicativo della condizione attuale della Roma. L’Atalanta è uno straordinario club di una città di media dimensione, un luogo ideale in cui lavorare, le cui ambizioni hanno però i giri contati: andare in Champions e giocare una finale di Coppa Italia è un risultato già fantastico, inimmaginabile; pensare di andare oltre è realmente difficile, tant’è vero che lo stesso allenatore lo ha detto. Eppure anche lui ha preferito non insistere con Percassi: meglio l’Atalanta che tuffarsi nelle mani di una società sì grande e sostenuta da un pubblico pazzesco, però assolutamente inaffidabile.

 

La gestione di Pallotta ha ribaltato gli equilibri esistenti nella storia della Roma. In passato c’era chi diceva che la piazza era complicata per la pressione e le aspettative e magari ne stava alla larga per paura di essere schiacciato da tutto questo; oggi il fascino di quella stessa piazza non riesce a pareggiare l’inconsistenza di una società disastrata.

 

Pallotta è davvero un presidente senza limiti: riesce in imprese impossibili.

 

@steagresti
 


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