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  • Milan-Inter, comodo licenziare Gattuso e Spalletti

    Milan-Inter, comodo licenziare Gattuso e Spalletti

    • Alberto Polverosi
      Alberto Polverosi
    Se in questo momento ci mettessimo a difendere il lavoro di Gattuso e Spalletti, da Milano prenderemmo solo delle pernacchie. Ci stiamo. Sfidiamo le pernacchie in cambio di un briciolo di attenzione. Sul caso-Icardi, Luciano da Certaldo è indifendibile. Sull’attuale momento del Milan, anche su Rino da Corigliano Calabro fatichiamo a trovare dei punti a favore. Che siano discussi è normale. Ma lasciamo la cronaca stretta e addentriamoci, per quanto possibile, nella storia più di recente di Inter e Milan, cominciando dalla Pinetina. Dal 2011-12 a oggi i migliori risultati in campionato li ha ottenuti Spalletti: 11-12 con Gasperini/Ranieri/Stramaccioni 6° posto, 12-13 con Stramaccioni 9°, 13-14 con Mazzarri 5°, 14-15 con Mazzarri/Mancini 8°, 15-16 con Mancini 4° (che portava solo all’Europa League), 16-17 con De Boer/Vecchi/Pioli 7°, 17-18 con Spalletti 4° (in Champions), 18-19 con Spalletti attualmente 3° posto, il miglior piazzamento dopo Benitez nel 2010-11. Prendiamo il Milan: con Allegri/Tassotti/Seedorf è arrivato 8° nel 13-14, poi 14-15 con Filippo Inzaghi 10°, 15-16 con Mihajlovic/Brocchi 7°, 16-17 con Montella 6°, 17-18 con Montella/Gattuso 6°, 18-19 con Gattuso attualmente 4°, miglior piazzamento dopo Allegri nel 2012-13. In tutto sono passati da Milano la bellezza di 15 allenatori, oltre ai due attuali, 8 alla Pinetina e 7 a Milanello. Presenze delle due squadre in Champions League in questo periodo? Una sola, l’Inter con Spalletti.
       
    LA RESPONSABILITA’ DEI CLUB -  Torniamo alla premessa. Non possiamo dire che i due allenatori stiano facendo una stagione memorabile. Hanno sbagliato tanto entrambi, soprattutto in coppa, con le eliminazioni in Europa League. Ma oggi l’Inter è terza in campionato, il Milan quarto e in semifinale di Coppa Italia. E visto quanto è successo in questo decennio, la domanda da porre è un’altra: licenziando i due allenatori, siamo certi che Inter e Milan troveranno dei giovamenti? Vogliamo dire che rovesciare la responsabilità sui due tecnici non è sbagliato, ma molto, troppo comodo. Se finora Inter e Milan sono state umiliate dalla Juventus, battute dal Napoli e in diverse stagioni anche dalla Roma, la responsabilità è soprattutto di società che fatichiamo a riconoscere. Prendiamo proprio l’esempio di Spalletti: se avesse avuto dietro di sé una società forte, autorevole, certa della sua linea, non avrebbe mai occupato spazi che non gli competono come è successo nel caso-Icardi. La storia della mediazione umiliante (su cui siamo totalmente d’accordo) non sarebbe finita davanti alle telecamere ma discussa in una stanza della sede. Per trovare un riferimento, l’Inter ha assunto Marotta e per cercare un’identità storica ha confermato Zanetti. Ma chi è l’Agnelli dell’Inter? Chi è il padrone? Chi è l’unico riferimento che conta davvero? Suning è una società ad azionariato diffuso che fa capo al padre di Zhang, un ragazzo di 27 anni nominato presidente dell’Inter. La sede è in Cina, in un altro mondo. Il marchio non è impresso col fuoco, c’è dispersione di storia, c’è difficoltà a riconoscere il club. Ancora peggio il Milan, che ha assunto Leonardo come riferimento e Maldini per cercare un legame forte col passato. Ma chi fa la voce del padrone quando ci sono dei problemi da risolvere?

    I lettori potranno dire che il calcio va avanti e chi scrive resta indietro. Può essere. Ma la cronaca, almeno quella del calcio italiano, ci suggerisce che la Juve di Agnelli (che vive e lavora di Juve) domina incontrastata da quasi un decennio, che oggi l’unico club capace di non farsi staccare troppo è il Napoli che ha un presidente presente (perfino troppo) come De Laurentiis, che la Lazio con Lotito e Tare (vertice asciuttissimo) ha fatto dei risultati incredibili, che l’Empoli di Corsi è un modello, che l’Atalanta di Percassi ancora di più, e dice pure che la Roma americana è in piena crisi, che il Bologna canadese rischia la retrocessione, che la Fiorentina ascolana ha i suoi problemi di rapporti interni ed esterni. Non c’è bisogno solo di presenza fisica, ma di presenza autorevole. Sennò si può sempre licenziare l’allenatore.

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