Calciomercato.com

  • Gattuso prigioniero del tempo che passa, come Noodles in 'C'era una volta in America'
Gattuso prigioniero del tempo che passa, come Noodles in 'C'era una volta in America'

Gattuso prigioniero del tempo che passa, come Noodles in 'C'era una volta in America'

  • Angelo Taglieri
"Un angolo per chi ha la visione del calcio di Nick Hornby, per chi vive la partita come un film, per chi reputa Babangida il miglior calciatore della storia. Un piccolo mondo per chi non ha scritto calcio con il pallone tra i piedi, ma con una penna tra le dita, una telecamera sulla spalla o un joystick in mano, per quelli cresciuti a pane, nutella e Holly e Benji . Il calcio visto con gli occhi, e gli occhiali, del Nerd".

"La vita è un'attesa tra un esame e un altro"
diceva Sergio Leone. ​E in effetti, aveva ragione il regista romano, scomparso esattamente 30 anni fa. Maestro dietro la macchina da presa, ha rilanciato il genere spaghetti western (la trilogia del dollaro è storia) e riscritto, con un solo film, la storia dei gangster movie. Once upon a time in America, C'era una volta in America (pellicola che chiude la trilogia del tempo) racconta le fasi della vita, adolescenza, età adulta, anzianità, con un Noodles/Robert De Niro che da piccolo gangster diventa un criminale, passando 12 anni in carcere (dal 20 al 32), per poi sparire nell'anonimato salvo tornare a New York, sempre sofferente però ai cambiamenti a cui il tempo, inesorabilmente, costringe. Tutto intorno a lui cambia, tutto. E fatica ad abbracciare il ticchettio dell'orologio che modifica abitudini e necessità. Un po' come Gennaro Gattuso.

'TUTTO E' CAMBIATO' - "La mentalità dei giocatori è cambiata, oggi devi stare attento, prima dovevi stare zitto. Il primo giorno a Milanello mi feci la barba, lasciai due peli nel lavandino... presi due schiaffi da Costacurta.  Oggi devi stare attento a dire qualcosa ai ragazzi, se gli dici qualcosa poi iniziano a lamentarsi, cercano alibi: le cose sono cambiate".  Queste le parole dell'allenatore del Milan, ieri, a margine della presentazione del libro di Alberto Costa, da Calciopoli ai Pink Floyd'. Un Gattuso che sembra non fuori contesto, perché il Milan è casa sua, ma... fuori tempo. Odia i social, non ama parlare coi media, preferirebbe stare in campo a lavorare (e vorrebbe che i suoi giocatori facessero lo stesso), a contatto col pallone. Che, del resto, è l'unica cosa che non cambia mai. 

UN ESAME DOPO L'ALTRO - Il Milan sta faticando, e non poco, con quella Champions che sembra essere lontanissima, nonostante ci siano solamente 3 punti di distanza dal quarto posto; con Gattuso che, tornato nella sua casa la scorsa stagione,  con una media punti da top club in Italia, aveva esaltato e sorpreso tutti. Prima tifoso, poi calciatore, ora allenatore, la sua trilogia del tempo è stata da applausi... fino al 15 marzo, quando il derby con l'Inter sembra ha cambiato il finale della sua saga. E lì, il malessere di un uomo d'altri tempi sembra essere uscito tutto insieme, come un viaggiatore nel tempo che trova il suo posto solamente in un passato che non c'è più. Come Doc in 'Ritorno al Futuro III', che preferisce il Vecchio West al presente; o come... no dai, The Avengers: Endgame non lo spoileriamo. Il passato ha contribuito a costruirlo, ma il futuro ormai sembra essere senza di lui. A Gattuso non resta che godersi questo presente in rossonero per, chissà, fare il suo ultimo regalo al popolo milanista. E poi andare via, ad affrontare la prossima prova. Perché aveva proprio ragione Sergio Leone: "La vita è un'attesa tra un esame e un altro".

@AngeTaglieri88

Altre Notizie