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  • Ha ragione Zeman, in Italia ci si allena male: per questo siamo in crisi

    Ha ragione Zeman, in Italia ci si allena male: per questo siamo in crisi

    • Fernando Pernambuco
      Fernando Pernambuco
    Insomma, abbiamo capito: Zeman non lo vuole più nessuno perché farebbe allenare troppo i calciatori. E’ quanto dice lui stesso in un’ intervista rilasciata a Repubblica, affermando esplicitamente che in Italia i calciatori tendono a faticare poco in allenamento. Le sedute sono più lunghe, ma molto meno intense rispetto, per esempio, a quanto avviene in Premier League.

    In Italia, i giocatori si dedicano con grande applicazione a fare il torello, ma per il resto “preferiscono farsi massaggiare”. Ce n’è per tutti e soprattutto per quelli della Roma: De Rossi, non solo si allenava poco, ma aveva problemi fuori dal campo (e la cronaca nera, purtroppo, ne dette testimonianza). In quanto a Totti, all’allenatore boemo sembrava che andasse d’accordo con tutti ma che, soprattutto, “avesse un ottimo massaggiatore”. 

    Il quadro di giocatori sibariti adagiati sul triclinio, novelli Trimalcioni, piuttosto che atleti dediti a salire e scendere i famosi scalini zemaniani, riguarda nello specifico la Roma, ma, nell’ intervista, viene puntualizzato che da noi in tutte le squadre “si lavora molto poco” e che se arriva un sergente di ferro prima o poi viene fatto fuori. In effetti, qualcosa di vero deve esserci se le squadre inglesi e non solo, riescono a correre per 90 e più minuti filati dopo campionati e coppe varie, mentre le nostre trotterellano in casa e soprattutto sulla scena internazionale, con risultati evidenti. L’ unica squadra atleticamente degna, quest’anno in Italia, s’è dimostrata l’Atalanta, per altro incapace di reggere il confronto in  Uefa Europe League. Il Napoli, la Juve sono miseramente franate proprio sul piano atletico contro squadre che, tecnicamente, erano alla loro portata. Non parliamo di Milan, Lazio e Inter. I ritmi del nostro campionato, d’altra parte, stanno a dimostrarlo: si corre poco e ci si infortuna spesso.

    Se a questo aggiungiamo una “disperante” disparità di valori tra la prima (da otto anni) e le altre, si arriverà a considerare il nostro campionato non solo atleticamente modesto, ma, come diceva Capello, “non allenante”. Un combinato disposto micidiale. Per tutti: per i primi e per gli ultimi.
     

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