Higuain e Piatek, specchi di Juve e Milan: un anno dopo godono solo a Torino
RIGORI, SPARI E DELUSIONI - Un metaforico mal di pancia iniziato proprio l'11 novembre, quando a San Siro Gonzalo sbagliò il rigore contro la Juve e non nascose tutti i suoi malumori, chiudendo anticipatamente la gara con un'espulsione ricevuta. A Milano, tuttavia, ci hanno messo poco a dimenticare Higuain. Il ciclone Piatek, abbattutosi sulla Serie A con tredici gol in diciannove partite, era merce troppo ghiotta per farsela sfuggire in tempo di mercato. E le aspettative furono confermate: undici gol in ventuno partite, un nuovo coro a farla da tormentone e il popolo rossonero scatenato con un gesto - quello delle pistole - diventato una piacevole abitudine. Un anno dopo, però, è cambiato tutto: Piatek sembra lontano parente dal bomber dell'anno scorso, spesso fuori dalla manovra e impreciso sotto porta. Non lasciano scampo, d'altronde, i soli tre gol (di cui due rigori) realizzati sin qui.
GODE SARRI - A Torino, invece, Maurizio Sarri gode: lo fa con dieci mesi di ritardo. E lo fa di nuovo, oltre tre anni dopo la stagione da record del Pipita, con 36 gol in Serie A. Gonzalo è simbolo della nuova Juve: rimasto a tutti i costi in bianconero, si è ripreso la squadra, spinto dalla stima mai nascosta dai suoi tifosi. Impegno, sudore, grinta, tecnica e gol sono alimenti chiave della ricetta Higuain, calciatore totalmente diverso rispetto a quello insofferente e critico visto all'ombra della Madonnina. A lui e Piatek si affidano (anche) domani Sarri e Pioli: per dare seguito o svoltare una stagione vissuta - sin qui - su estremi opposti.