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  • Ibra non basta a trasformare un Milan povero e costruito male. Donnarumma è il vero salvatore della patria

    Ibra non basta a trasformare un Milan povero e costruito male. Donnarumma è il vero salvatore della patria

    • Alberto Cerruti
      Alberto Cerruti
    Ibrahimovic è tornato, il Milan no. E meno male che non è mai andato via Donnaraumma, perché senza le sue parate nel secondo tempo sarebbe arrivata la beffa della sconfitta contro la Sampdoria. Invece finisce 0-0 e in fondo è giusto così, perché il Milan fa troppo poco per vincere, prima e dopo l’ingresso dello svedese, mentre la squadra del bravissimo Ranieri si merita il punto per come sa difendersi con il bravissimo Colley e per come sa affondare in contropiede, spaventando i preoccupati tifosi rossoneri. Come volevasi dimostrare, infatti, non basta un grande giocatore, che oltretutto ha 38 anni ed è fermo da più di due mesi, per trasformare una squadra costruita male, che non vince in casa dal 31 ottobre scorso quando sconfisse 1-0 l’ultimissima Spal, grazie a una punizione di Suso. Se il Napoli con il miglior Maradona ha dovuto aspettare tre anni per vincere il primo scudetto della sua storia, questo Milan dovrà aspettare molto di più per rivincere un altro scudetto che manca dal 2011, quando c’era il miglior Ibrahimovic, dall’inizio e non soltanto per disperazione nella ripresa.

    NESSUN ALIBI - Come previsto, infatti, lo svedese parte dalla panchina e i fotografi sono tutti attorno a lui che sorride e già pensa al momento in cui entrerà in campo. Nemmeno con il suo grande ottimismo, però, Ibra poteva immaginare di vedere un Milan così brutto nel primo tempo, malgrado l’impegno di tutti. E stavolta non c’è neppure l’alibi delle assenze per squalifica o infortuni, perché Pioli può schierare la formazione migliore. Calabria, quindi, viene preferito a Conti sulla destra, in linea con i titolarissimi Musacchio e capitan Romagnoli, e soprattutto Hernandez, assente nell’umiliante 0-5 di Bergamo. E’ una scelta precisa anche la preferenza accordata a Krunic che rileva Kessie nel consueto centrocampo a tre con Bennacer al centro e Bonaventura a sinistra, mentre il trio d’attacco è quello di sempre con Piatek tra Suso e Calhanoglu. L’intesa di tutto il girone d’andata non basta però per vedere i miglioramenti tanto attesi, perché il ritmo è basso e soprattutto come sempre manca la fantasia, diretta conseguenza della qualità.

    SOLTANTO UN TIRO - Come se non bastassero queste lacune di base, Bonaventura che rimane il miglior centrocampista a disposizione di Pioli, lasciato in eredità da Galliani e non da chi è arrivato dopo di lui, stenta a entrare in partita e così l’unico che cerca di avviare le azioni d’attacco è Bennacer. Troppo poco, comunque, perché Suso a destra pasticcia troppo meritandosi i fischi dei tifosi, Calhanoglu gioca più in orizzontale che in verticale, mentre Hernandez spinge ma non punge come nelle altre partite. E così per vedere la prima e unica conclusione nello specchio della porta avversaria bisogna aspettare il 27’ quando Suso fa partire un diagonale dalla destra che però non spaventa Audero. Visto che il Milan offre più fumo che arrosto, la Sampdoria schierata da Ranieri con un compatto 4-4-2 prova ad avvicinarsi a Donnarumma, anche se le due punte Gabbiadini e Quagliarella sono troppo sole, perché Ramirez esce per infortunio alla mezz’ora e il suo sostituto Depaoli non ha le stesse caratteristiche ma la stessa sfortuna, visto che poco dopo esce a sua volta zoppicando rilevato da Jankto. L’unica vera emozione arriva quindi allo scadere del tempo, quando Ibrahimovic si alza dalla panchina e incomincia il suo riscaldamento, per combattere il freddo e forse anche la noia.

    DONNARUMMA DECISIVO - Prima dell’ingresso del salvatore della patria Ibrahimovic, ci vuole però il salvatore della patria Donnarumma per evitare il naufragio, perché soltanto due grandi parate del portierone rossonero su Gabbiadini negano il vantaggio alla Sampdoria. E allora, acclamato dai 60.000 di San Siro, dal 55’ ecco Ibrahimovic insieme con il suo nuovo pupillo Leao, al posto dei deludenti Piatek e Bonaventura. Con Ibra, il Milan spinge di più ma a parte l’erroraccio di Gabbiadini che manca il gol a porta vuota, i colpi di testa dello stesso Ibra e le conclusioni di Leao non spaventano Audero e i difensori della Sampdoria. E allora non bisogna meravigliarsi se finisce 0-0. Perché il cerotto di lusso Ibrahimovic non basta per medicare le ferite di un povero Milan, che povero era e povero rimane. Come dimostra la classifica.







    IL TABELLINO

    Milan-Sampdoria (primo tempo 0-0)

    Milan (4-3-3): Donnarumma G.; Calabria, Musacchio, Romagnoli, Theo Hernandez; Krunic (dal 40' st Paquetà), Bennacer, Bonaventura (dal 10' st Leao); Suso, Piatek (Dal 10' st Ibrahimovic), Calhanoglu. A disposizione: Donnarumma A, Reina, Conti, Caldara, Gabbia, Brescianini, Kessie, Paquetà, Castillejo, D. Maldini, Ibrahimovic, Leao. All. Pioli.

    Sampdoria (4-3-1-2): Audero; Bereszynski, Chabot, Colley, Murru; Thorsby, Vieira, Linetty; Ramirez (dal 30' pt De Paoli, dal 42' pt Jankto); Gabbiadini, Quagliarella (dal 40' st Ekdal). A disposizione: Seculin, Falcone, De Paoli, Augello, Murillo, Ekdal, Regini, , Jankto, Léris, Maroni, Rigoni, E. Bonazzoli. All. Ranieri.

    Arbitro: D. Massa.

    Ammoniti: 13'pt Krunic (Mi), 39' pt De Paoli (Samp), 22' st Thorsby (Samp), 25' st Colley (Samp), 33' st Bereszynski, 45' st Linetty (Samp).

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