Calciomercato.com

  • Il cross di Neeskens, il rigore di Jugovic: Ajax-Juve è una finale

    Il cross di Neeskens, il rigore di Jugovic: Ajax-Juve è una finale

    • Furio Zara
      Furio Zara
    Il rigore di Jugovic, il boato dell’Olimpico, Di Livio ubriaco di gioia con la bandana, Torricelli stremato dalla felicità che cerca sollievo stendendosi per terra, Vialli che alza la Coppa. Era il 1996, era la finale di Champions a Roma. Le immagini sgranate dei primi anni 70, l’Ajax in maglia rossa, la lentezza dell’azione offensiva - andate a rivedere su Youtube - Neeskens che con il pallone tra i piedi ha tempo per un caffè, il cross di un tipo con i capelli lunghi che si chiama Blankenburg, calibrato sulla testa di Rep, il colpo di testa a «palombella», il «vano tuffo di Zoff», come dirà il radiocronista. Era il 1973, era la finale di Coppa dei Campioni a Belgrado. Juventus vs Ajax, scuole di calcio a confronto, dodici volte nella storia, sei le vittorie bianconere, quattro i pareggi, due timbri dell’Ajax. 1996, 1973: le due finali di Coppa Campioni-Champions sono rimaste nella memoria collettiva.

    Ma i momenti da ricordare sono tanti. Edizione 1974-75 di Coppa Uefa, ottavi, partita di ritorno ad Amsterdam, vince l’Ajax 2-1, ma all’andata aveva vinto la Juve 1-0. Uomo-partita Flipper Damiani, a segno nelle due gare: passano i bianconeri. Salto in avanti di vent’anni: semifinali di Champions, lezione di calcio della Juventus di Lippi campione in carica contro gli olandesi, 2-1 all’andata in Olanda (occhio alle date: era il 9 aprile - esattamente come stavolta - i gol li segnarono Vieri e Amoruso, di Litmanen l’acuto dei Lancieri), 4-1 al ritorno, una formalità: il calcio è questa cosa qua. L’ultimo incrocio tra le due risale al 2010, sedicesimi di Europa League. 2-1 per la Juve ad Amsterdam (una delle migliori partite in bianconero di Amauri, che segna una doppietta), 0-0 a Torino: avanti Juve.

    E quindi proviamo a giocare, azzardando una formazione «all time» dell’Ajax. Verrebbe da dire: Cruijff, più altri dieci. Nella cesta ci sono moltissime mele di qualità. Proviamoci, squadra schierata col classico 3-4-3 (non ammessi i calciatori attualmente in organico). In porta Van der Sar (oggi dirigente) non si discute. Difesa con Danny Blind (ma siamo stati indecisi fino all’ultimo con Suurbier), l’immenso Ruud Krol e uno tra Barry Hulshoff (colonna della squadra anni 70) e Frank de Boer, vada per il primo, un duro come ce ne sono stati pochi. A centrocampo non può mancare Neeskens (il Calcio Totale è lui, altro che: non solo un uomo-squadra, ma una squadra riassunta in un uomo), vicino gli piazziamo l’imprescindibile Rijkaard, optiamo per Haan preferendolo a Sneijder, Seedorf, Van der Vart, Davids e un mito come Swart (in maglia biancorossa dal 1956 al 1973, 603 presenze e 228 gol) e chiediamo al grande Keizer - era la spalla di Cruijff - di sacrificarsi come quarto a sinistra (in realtà lui giocava venti metri più avanti). Ma il sacrificio è dettato dal brivido di piacere che ci dà quando - e lasciamo fuori fuoriclasse come Ibrahinmovic, Suarez e Rep - immaginiamo ad un attacco formato da Cruijff, Van Basten e Bergkamp. Roba da commuoversi. E c’è poco altro da aggiungere.

    Altre Notizie