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  • Il Milan di Giampaolo è lo stesso di Gattuso: ma ora non attende e sa sempre cosa fare

    Il Milan di Giampaolo è lo stesso di Gattuso: ma ora non attende e sa sempre cosa fare

    • Giancarlo Padovan
      Giancarlo Padovan
    Delle partite che in questo precampionato ho avuto il privilegio di commentare, Milan-Benfica (0-1) è stata di gran lunga la più bella. E i rossoneri la squadra che mi ha impressionato di più. Intanto perché atleticamente sembrano già pronti, poi perché giocano come Marco Giampaolo vuole. Se nell'Inter si vede il furore di Conte, nel Milan si accende l’aggressione sistematica predicata  dall'allenatore. Un’attività organizzata in tutte le zone di campo con ripartenze a palla bassa, fraseggio corto, molti triangoli e nessuno spreco. Eppure i giocatori sono ancora quelli dello scorso campionato, eppure il lavoro di assimilazione è ben lungi dall'essere completato. Ma il Milan di oggi, in attesa di Bennacer e con Krunic a mezzo servizio (è entrato solo a metà ripresa), con molte trattative aperte e un Cutrone spedito in Inghilterra (ma avrebbe fatto ancora comodo), ha tutta un’altra faccia. Primo, perché non attende. Secondo, perché sa sempre cosa fare.

    L’attenzione maggiore era sul nuovo ruolo di trequartista di Suso. In realtà lo spagnolo è sempre stato un rifinitore, solo che prima agiva esclusivamente in fascia destra. Adesso ha aggiunto la variante del centro. Ovvero, il maggior numero di palloni continua a giocarli decentrato anche per trovare qualche spazio in più. Tuttavia da dietro le punte (ieri Piatek e Castillejo) ha numeri e tempi di giocata. Suso si deve abituare, ma l’impatto con il nuovo ruolo non è stato negativo. Forse deve far viaggiare la palla più velocemente. Di sicuro qualche dribbling in meno aiuterebbe le punte. Fatto sta che, secondo me, ha giocato bene. Se poi il Milan ritiene di poter fare cassa cedendolo, sarà obbligatorio comprare un giocatore della stessa levatura o più bravo di lui.
    L’amichevole con il Benfica è stata decisa da un tiro dell’ex Taarabt, deviato da Biglia. Ma il MIlan avrebbe meritato di vincere. Sia perché ha sempre fatto la partita, sia perché ha collezionato due legni (Calhanoglu nel primo tempo e Biglia su punizione a otto minuti dalla fine) e almeno cinque nitide palle gol, sulle quali è stato determinante soprattutto il portiere Vlachodimos e, nella ripresa, il suo sostituto. Il migliore in campo, per me, è stato Borini che ha giocato da centrocampista con Biglia centrale e Calhanoglu a fare il mezzo destro. L’argentino, per il quale non stravedo, è sembrato un calciatore trasformato, mettendo in luce tutto il repertorio che ha nel palleggio stretto. 

    Male invece Piatek. Ha sprecato il gol del vantaggio al 44’ (splendido recupero palla, cross di Rodriguez e conclusione larga di interno piede destro) e si è mosso poco in rapporto all’energia straripante di Castillejo. Quest’ultimo non è un attaccante, ma senza palla ha lavorato senza risparmiare una stilla di energia. Della difesa sono piaciuti tutti (Calabria, Musacchio, Romagnoli e Rodriguez), ma più degli altri è piaciuto Donnarumma, in campo solo per il primo tempo. Due tiri ha dovuto parare e due mezzi miracoli ha compiuto, a dimostrazione, una volta di più che il Milan farebbe bene a tenerselo.
    Consigli per il mercato. Con la partenza di Cutrone serve una seconda punta che si combini con Piatek. A mio sommesso parere è l’urgenza principale. Poi c’è bisogno di un centrale difensivo e, forse, di un altro centrocampista. Il resto, avendo solo campionato e coppa Italia, è abbondanza. Giampaolo non chiede la luna. Anzi, con quello che già c’era, ha inventato un’altra squadra. Che piace a tutti anche se, per ora, perde.  
       

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