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  • Il Milan ha gioco ed entusiasmo, la Juve neanche un sistema: Pirlo uscirà dalla lotta scudetto e rischia pure la Champions

    Il Milan ha gioco ed entusiasmo, la Juve neanche un sistema: Pirlo uscirà dalla lotta scudetto e rischia pure la Champions

    • Giancarlo Padovan
      Giancarlo Padovan
    Questa sera, a San Siro, la Juve uscirà dalla lotta scudetto alla quale era iscritta d’ufficio, senza mai parteciparvi. Se il Milan vince, la Juve finisce a meno tredici. Se pareggia, va a meno undici dall’Inter che vincerà a Genova (fronte Sampdoria), restando a dieci punti dai rossoneri. Certo, la squadra di Pirlo ha una partita da recuperare, ma è con il Napoli, il che significa risultato tutt’altro che scontato. Anzi.

    Perché la Juventus dovrebbe perdere? Prima di tutto perché non gioca come il Milan, convinto e capace di imporre la propria qualità contro ogni avversario. Poi perché non ha lo stesso entusiasmo. Infine perché ha assenze (Morata, Alex Sandro e Cuadrado), gli ultimi due per Covid, che la costringeranno a rivoluzionare la difesa e che in generale peseranno più di quelle del Milan (Ibrahimovic, Gabbia, Tonali, Bennacer, Saelemaekers). Il Milan, infatti, è una squadra, mentre la Juve un insieme di singoli

    La Juve è costretta a presentare una difesa a tre (Demiral, Bonucci, de Ligt), due esterni a tutta fascia (Chiesa e Danilo) con McKennie e Bentancur in mezzo, davanti Dybala e Cristiano Ronaldo. Il Milan, invece, non rinuncia al suo 4-2-3-1. Krunic prenderà il posto di Tonali (a sua volta sostituto di Bennacer) accanto a Kessie nel centrocampo a due. Castillejo, Calhanoglu e Rebic saranno i trequartisti, Leao l’unica punta. In difesa, davanti a Donnarumma, Calabria, Kjaer, Romagnoli ed Hernandez. Quest’ultimo, a dispetto del suo ruolo di esterno basso, sarà il vero creatore di gioco con le sue accelerazioni prepotenti e poco contrastabili. Dalla sua parte troverà Chiesa che, invece, potrebbe sfruttare qualche ripartenza. 

    Tifosi e lettori bianconeri si chiederanno perché il mio pronostico è tanto drastico. La risposta sta nell’andamento della squadra in queste prime quattordici partite. Non ha ancora vinto uno scontro diretto (pareggi a Roma contro Roma e Lazio, pareggio interno con l’Atalanta), ha perso due punti a Crotone, Benevento e, in casa, con il Verona, è stata sconfitta dalla Fiorentina. La qualità del gioco non è certo più consolante dei risultati. A qualche partita ben giocata (Sampdoria, Lazio, Barcellona, Parma) hanno fatto da contraltare prove desolanti (Fiorentina) o altamente insufficienti (Torino). Anche nell’ultima prestazione interna, contro l’Udinese, il primo tempo - nonostante il vantaggio - è stato quasi del tutto regalato e solo il caso (o il calvinismo della Var) ha voluto che la Juve non partisse ancora dallo 0-1. Pirlo non ha un gioco e nemmeno un sistema, quando segna o attacca la squadra non lo fa mai come un collettivo, ma affidandosi ai singoli, soprattutto Ronaldo, non per nulla capocannoniere del campionato. Al contrario il MIlan vince anche con un uomo in meno (Tonali a Benevento) e, soprattutto, senza Ibrahimovic, dal quale è riuscito ad affrancarsi. I rossoneri hanno solidità difensiva e varietà di temi in avanti, un Kessie formidabile nell’equilibrare la squadra e la convinzione di poter vincere sempre, anche contro i più forti (hanno battuto Inter, Napoli e Lazio).

    Resto convinto che, alla fine, sarà l’Inter a conquistare lo scudetto, ma il Milan le sarà appena dietro, chiudendo così una fantastica stagione e raggiungendo l’obiettivo di rientrare in Champions. A questo proposito e, prescindendo dal risultato di questa sera, la Juve di Pirlo è sicura di arrivare nelle prime quattro? Al momento, secondo me, ci sono, oltre a Inter e Milan, almeno tre squadre che la sovrastano: la Roma, il Napoli e l’Atalanta.  Andrea Agnelli e Pirlo devono cominciare a fare di conto. Un anno senza scudetto è tollerabile, ma un altro senza introiti europei (o con quelli dell’Europa League) sarebbe catastrofico.

    @gia_pad

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