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  • Il Napoli di Ancelotti sempre più ‘sacchiano’: può battere la Juve a Torino

    Il Napoli di Ancelotti sempre più ‘sacchiano’: può battere la Juve a Torino

    • Giancarlo Padovan
    Il Napoli annienta il Parma (3-0) e avvisa la Juve: a Torino si viene per vincere. Da quando Carlo Ancelotti è tornato al vecchio, caro 4-4-2, padre di tutti i sistemi di gioco e rete salvifica nei momenti di difficoltà, il Napoli non solo ha vinto sempre, tranne a Belgrado (0-0 iniquo, meritava il successo), ma ha subito solo un gol (e su rigore) in campionato.

    Ora il 4-4-2 è un modulo che molti mimetizzano perché considerato poco spettacolare. Perciò, a volte viene camuffato dal 4-2-4 (Conte e/o Ventura) o dal 4-2-3-1 (il Mourinho del triplete interista e, un paio d’anni fa, la Juve a cinque stelle). Se però si va ad osservare la fase difensiva, tutti o quasi la ricompongono attraverso il 4-4-2, magari adattando i giocatori (Eto’o nell’Inter e Mandzukic nella Juve facevano gli esterni), certo chiedendo un po’ di sacrificio anche alle punte, spesso stando tutti sotto la linea della palla (l’Inter, in dieci, nella semifinale di ritorno a Barcellona).

    Carlo Ancelotti si è ricordato di essere un sacchiano a trazione integrale e, dopo la sconfitta con la Sampdoria, ha pensato che in questo modo avrebbe avuto due punte (e non una) in grado di attaccare e tutta una serie di esterni (Callejon, Zielinski, Verdi, Fabian Ruiz, ma soprattutto Mertens, capace di fare quello e la punta) bravi a scardinare le fasce con la tecnica, la velocità, la forza. Senza contare le sovrapposizioni dei terzini, esaltati da questo tipo di gioco. Contro il Parma, presentatosi senza Gervinho e Rigoni, solo per dire di due giocatori di qualità, l’allenatore degli azzurri ha risparmiato Albiol (sostituito da Maksimovic) e Hysaj, affidando il ruolo di esterno basso di destra a Malcuit, uno dei migliori in campo. In mezzo hanno riposato Callejon e Hamsik (ammesso che per il capitano non si trattasse di scelta tecnica), invece Mertens è stato in panchina tra gli attaccanti

    Nessuno ha pensato alla Juve, visto che dopo appena quattro minuti il Napoli è passato con Insigne (quinta rete in campionato), su assist di Fabian Ruiz e pasticcio di Iacoponi, ma stiamo comunque parlando di un turno infrasettimanale e certi equilibri andavano salvaguardati. Perciò con Insigne e Milik, autore di una doppietta, davanti, Ancelotti ha pensato a Ruiz, Diawara, Allan e Zielinski a centrocampo e, dietro, a Koulibaly e Rui per comporre una linea completata da Maksimovic e Malcuit.

    Non c’è stata partita, non c’è stato confronto. Karnezis, titolare un po’ a sorpresa, non ha fatto una parata degna di questo nome, la squadra si è mossa con brio e creatività, il ritmo è stato buono ed è strano che il secondo e terzo gol, arrivati solo nella ripresa, non si siano situati prima dell’intervallo. E’ vero che Insigne ha colpito un palo (32’), ma è altrettanto vero che Zielinski , in formato Belgrado per quanto riguarda le conclusioni a rete, ha mancato un gol fatto al 29’ (alto da dentro l’area), Milik ha cercato di tirare quasi dalla linea di fondo (35’, bella respinta di Sepe) e Mario Rui ha avvicinato il raddoppio in diagonale 41’.

    1-0 avaro rispetto al gioco praticato e, nonostante la totale assenza dell’avversario (4-3-3 velleitario con Ciciretti e Di Gaudio poco disponibili a essere gli esterni per un più realistico 4-5-1). Però certe partite si sa come cominciano, ma non si sa mai come finiscono. A volte basta una punizione o un calcio d’angolo per resuscitare squadre spente fino alla morte calcistica. Così, da una ripartenza fatta di tre passaggi e senza alcuna marcatura preventiva degli emiliani (avevano commesso fallo in attacco), il Napoli è andato a cogliere il gol della sicurezza con Milik (47’), su assist di Insigne. Rimarchevole la conclusione di interno collo ai margini dell’area di rigore (Milik ha battuto da lì per evitare il rientro di Alves). Solo a quel punto anche Ancelotti ha sciolto la sua occulta tensione ed è partita la sarabanda dei cambi. Il Napoli perché aveva capito che il più era fatto, il Parma perché a quel punto restava da evitare la goleada mortificante e qualche infortunio (infatti Gervinho è rimasto prudentemente in panchina). 

    Terzo gol (84’) ancora di Milik, solo per dire che anche Verdi (suo l’assist) sta bene e si è integrato. Sabato c’è la Juve, ma non c’è fretta. Vincendo, come successe l’anno scorso con Koulibaly, la si può raggiungere subito. Tuttavia saremo solo alla settima giornata e il tempo per risalire non manca. Anche perché finora il Napoli ha avuto il calendario più difficile, eppure è lì a ridosso di chi non ha sbagliato mai. Per la legge dei grandi numeri, prima o poi accadrà.   

    IL TABELLINO

    Napoli-Parma 3-0 (primo tempo 1-0)

    Marcatori: 4' pt Insigne, 2' st Milik, 39' st Milik

    Assist: 4' pt Milik, 2' st Insigne, 39' st Verdi

    Napoli (4-4-2): Karnezis; Malcuit, Maksimovic, Koulibaly, Mario Rui; Ruiz, Allan, Diawara, Zielinski (31' st Verdi); Insigne (33' st Mertens), Milik (40' st Ounas) . All. Ancelotti.

    Parma (4-3-3): Sepe; Iacoponi, Alves, Gagliolo, Gobbi; Deiola, Stulac, Barillà; Ciciretti (15' st Siligardi), Inglese, Di Gaudio. All. D'Aversa. 

    Arbitro: Doveri di Roma

    Ammoniti: 10' st Alves (P), 44' st Barillà (P)

     

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