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  • Il trasferimento di Arthur al Barcellona e quelle TPO che non tramontano mai

    Il trasferimento di Arthur al Barcellona e quelle TPO che non tramontano mai

    • Pippo Russo
    Il Barcellona si è già portato avanti nella pianificazione della prossima stagione, e ben prima che arrivasse lo smacco dell’eliminazione dalla Champions League per mano della Roma ha definito un’operazione di calciomercato in entrata. Il prescelto si chiama Arthur Henrique Ramos de Oliveira Melo, noto semplicemente come Arthur, centrocampista brasiliano classe 1996 proveniente dal Gremio di Porto Alegre. Lo scorso 11 marzo, sul sito ufficiale del club blaugrana, è stato comunicato l’accordo raggiunto col club di Porto Alegre. La nota parla di un vincolo che consente al Barcellona di esercitare l’opzione d’acquisto entro il prossimo luglio, su cifre già stabilite: 30 milioni di euro per l’acquisizione dei diritti economici del calciatore, più altri 9 di eventuali bonus. Non è dato sapere quali sarebbero le condizioni che facciano scattare tali bonus, né quanto stia già costando al Barça l’opzione che permette di bloccare Arthur e il Gremio fino a luglio.

    Di sicuro si tratta di una spesa che avrebbe potuto essere evitata, ma è così che ingrassa l’economia parallela del calcio globale. E ancor più la ingrassano altri meccanismi di questo affare, che pure non dovrebbero più essere operativi dal 1° maggio del 2015. Data in cui sono entrati in vigore gli effetti della circolare Fifa n. 1464 del 22 dicembre 2014, quella che mette definitivamente al bando le Third Party Ownership (TPO) e i Third Party Investment (TPI).
    Succede infatti che, fin dai primi passi di questo affare, sia stata nota la suddivisione del controllo sui diritti economici del calciatore. Il Gremio ne possiede soltanto il 60%, e un altro 20% è di proprietà dello stesso Arthur. L’ultimo 20% è di pertinenza di un finanziatore chiamato Celso Rigo. Che da qualche anno a questa parte è un “benefattore” del club di Porto Alegre. Imprenditore del settore agroalimentare, 67 anni, Rigo ha fondato nel 1975 un’azienda denominata Pirahy Alimentos. E assieme al suo socio storico José Renan Toniazzo ne ha fatto un colosso del settore. Pirahy è specializzata nel settore del riso. Ne produce una qualità particolarmente rinomata, denominata Prato Fino, che negli ultimi tre anni è stata giudicata la migliore fra quelle presenti sul mercato brasiliano, come riferiscono gli esiti delle votazioni condotte dall'Associaçao Brasileira de Supermercados (ABRAS).

    Rigo è un personaggio piuttosto complesso. Le notizie biografiche divulgate attraverso le fonti stampa lo descrivono come adepto dello spiritismo nonché divulgatore della dottrina di Allan Kardec. Inoltre, ha fondato e controlla due comunità terapeutiche per il recupero dalla tossicodipendenza. Sono entrambe allocate nella municipalità in cui Celso Rigo risiede da sempre: São Borja, nel Rio Grande do Sul, fondata nel Diciassettesimo Secolo dai Gesuiti. Una comunità maschile è intitolata a Chico Xavier, storico medium brasiliano scomparso nel 2002. E una comunità femminile è intitolata a Joanna de Ângelis, un’entità spiritica il cui pensiero è stato divulgato attraverso le opere del medium brasiliano Divaldo Franco.
    E poi c’è la grande e interessata passione che Celso Rigo alimenta per il calcio. Tifoso del Gremio, ne ha finanziato a più riprese le acquisizioni. Fra i nomi spiccano quelli di Fernandinho, Giuliano, Miller Bolaños, Wendell. Nella lista dei calciatori gremisti finiti sotto il controllo del magnate del riso trovano posto anche due atleti poi approdati nel campionato italiano: Maxi Lopez e Douglas Costa. Il trasferimento di quest’ultimo allo Shakhtar Donetsk, a gennaio 2010, è avvenuto quando Rigo controllava il 25% dei diritti economici del calciatore.

    Quest’ultimo episodio si è registrato in una fase storica che vedeva le TPO/TPI agire in piena libertà, sfruttando le falle presenti nei regolamenti. Adesso le regole sono diverse e più restrittive. Ma nonostante ciò i Celso Rigo continuano a realizzare affari sfruttando i diritti economici dei calciatori. E tutto quanto avviene alla luce del sole, tant’è che i media ne parlano come se fosse ancora cosa normale. La Fifa di Infantino ha davvero intenzione di debellare il cancro delle TPO/TPI, o sta solo facendo finta?
    @pippoevai

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