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  • Inter, Pioli è il 'mago' dei derby persi

    Inter, Pioli è il 'mago' dei derby persi

    • Luca Borioni
    Stefano Pioli e il derby: come la mettiamo?

    Stando alle statistiche – e per quello che possono contare certi precedenti - il nuovo allenatore dell’Inter non avrebbe il feeling giusto con questo genere di partite, quando serve un guizzo in più per andare oltre la logica, per ribaltare gli equilibri. Sembrerebbe questo il verdetto che si ricava esaminando le due stagioni trascorse dal tecnico sulla panchina della Lazio: un pareggio e una sconfitta contro la Roma nella stagione 2014-2015, due sconfitte nella stagione 2015-2016. Un ruolino di marcia non certo soddisfacente che comunque non appare in linea con il bilancio complessivo dell’esperienza di Pioli in biancoceleste: una finale di Coppa Italia persa ai supplementari contro la Juve al primo anno e un terzo posto in campionato che è valsa la Champions, tanti segnali incoraggianti e una bella cavalcata in Europa League al secondo fino al ko per 4-1 proprio nel derby che ne determina l’esonero dal club del presidente Lotito.

    Il derby dunque ha lasciato un segno sul curriculum di Pioli che adesso attende di scrivere il nuovo capitolo da allenatore dell’Inter cominciando l’avventura proprio con una nuova stracittadina, quella milanese.

    Cambia la latitudine e la situazione è ancora più complessa. L’Inter è una squadra da rimettere in sesto e basti dire che l’impresa non è di fatto riuscita a nessuno dei predecessori di Pioli delle ultime cinque stagioni nerazzurre, ovvero nel dopo Mourinho. Del resto, negli ultimi trent’anni, una volta ogni tre stagioni è stato il momento di cambiare allenatore in corsa sulla panchina interista. Tendenza storica. Così Frank de Boer non ce l’ha fatta a confrontarsi con il Milan. L’ultima volta in cui c’è stata una staffetta nerazzurra in panchina, guarda caso, era accaduto proprio alla vigilia del derby: nel 2014/2015 quando viene esonerato Mazzarri per la solita mancanza di risultati favorevoli, tocca a Roberto Mancini (un ritorno) debuttare contro i rossoneri e strappare un 1-1, un pareggio che se non altro serve ad arginare il peggio, almeno in quel momento.

    Anche questa volta a Pioli si chiede di mettere un freno alla sequenza di risultati sorprendentemente negativi, di normalizzare un’Inter che pure è dotata di tecnica e che potenzialmente sarebbe destinata a ben altre imprese. Rimettere le cose a posto in attesa di rivedere i programmi e le decisioni, questo si chiede a Pioli.

    I precedenti lasciano il tempo che trovano, anche se ispirano una volta di più cattivi pensieri alla vigilia di una verifica fondamentale. Pioli a Roma pagò il dazio del derby, ma a Milano ha l’occasione di cambiare marcia. Il panorama cambia e sembra essere favorevole al senso pratico e alla lucidità che lo ha contraddistinto nel suo essere allenatore. E poi c’è la questione del legame affettivo, della passione nerazzurra vissuta nell’infanzia e ritrovata in occasione di questo importante e delicato passaggio professionale. Pioli che da giocatore visse un pezzo d’epopea juventina nel gruppo e nel periodo di Platini, dominatore in Italia e più su, fino all’Intercontinentale, passando per i derby con il Torino più vinti, in quel caso, che persi.

    E comunque, ogni volta è una nuova partenza. Qui si tratta di non slittare clamorosamente.

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