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  • Italia femminile, l'Olanda non fa paura: vincere per la storia. E per le Olimpiadi
Italia femminile, l'Olanda non fa paura: vincere per la storia. E per le Olimpiadi

Italia femminile, l'Olanda non fa paura: vincere per la storia. E per le Olimpiadi

  • Giancarlo Padovan
    Giancarlo Padovan
Prima di vedere l’ottavo di finale tra Olanda e Giappone, non solo ero convinto che l’Olanda avrebbe vinto facilmente contro le asiatiche, ma anche che fosse il peggiore avversario da affrontare nei quarti per l’Italia.

Ora, invece, alla vigilia della sfida (sabato alle 15) che vale l’accesso alle semifinali e potrebbe darci il pass per l’Olimpiade di Tokyo dell’anno prossimo, ho cambiato quasi del tutto opinione. L’Olanda, che ha sofferto per tutto il secondo tempo gli attacchi del Giappone, ha vinto solo grazie ad un rigore a tre minuti dalla fine, in maniera casuale e fortuita. Nonostante siano le campionesse d’Europa in carica, le olandesi sono state efficaci solo per i primi venticinque minuti. Poi, colpite dal gol del pareggio, si sono sgonfiate, mostrando giganteschi limiti difensivi. Le ha salvate una traversa e le parate del portiere.

Ci sono, dunque, diversi motivi per essere ottimisti. Intanto perché la pressione sta dalla parte dell’Olanda, che gode del favore del pronostico e ha come obiettivo minimo le semifinali. Poi, perché l’Italia è più organizzata tatticamente, possiede un attacco veloce e in grado di attaccare la profondità, può arrivare al gol anche con le conclusioni da fuori (Galli ne ha realizzati due su tre complessivi).

Certo, alla quinta partita del Mondiale, qualcuno tra le azzurre potrebbe mostrare i primi sintomi della fatica. Finora, infatti, la c.t. Milena Bertolini ha utilizzato solo sedici giocatrici delle ventitrè a disposizione. Ma la condizione fisica è ancora ottima anche perché è la testa, con l’entusiasmo a fare da propellente, che mette in moto le gambe.

Le titolarissime sono Giuliani, Linari, Gama, Giugliano e Cernoia, la dorsale della squadra. Non hanno saltato nemmeno un minuto in cinque gare e probabilmente non lo salteranno di qui alla fine dell’avventura, salvo incidenti (tocchiamo ferro) e squalifiche.

A questo proposito, tra le azzurre ci sono quattro diffidate (Gama, Girelli, Cernoia e Bartoli) che contro l’Olanda non dovranno prendere un altro cartellino giallo. Dopo i quarti, infatti, le diffide verranno azzerate e sarebbe bello affrontare Germania o Svezia senza avere problemi disciplinari sulle testa.
Parlo già di semifinale perché eliminare l’Olanda rappresenterebbe il vero e proprio salto di qualità. Superare il girone era l’obiettivo minimo, ma farlo da prime è stata una sorpresa. Battere la Cina ed entrare nelle prime otto del mondo è stato sicuramente fantastico, ma in fondo si è eguagliato il risultato del 1991 quando - è vero - le partecipanti erano solo dodici e venimmo estromessi da una Norvegia che si arrese solo in finale. 

Approdare in semifinale, invece, non solo significa fare la storia del calcio femminile, ma forse anche aprire una porta verso un risultato impronosticabile. Solo Barbara Bonansea, prima che il torneo cominciasse, aveva detto: “Siamo qui per vincere la Coppa, non è scritto da nessuna parte che lo debba fare la Francia”. 

E comunque, pur ammettendo che diventare campioni del mondo è fuori dalla nostra portata, sarebbe una grande conquista anche giocarsi la possibilità di partecipare all’Olimpiade (ci vanno le prime tre europee), manifestazione che l’Italia ha sempre mancato per la semplicissima ragione che non si è mai qualificata. 

Insomma, ci sono tante ragioni per ritenere questa la partita spartiacque del nostro movimento. E l’occasione è talmente propizia da andare colta senza nessun indugio e senza nessun ritegno.

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