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  • Juve la più danneggiata dalle porte chiuse: senza pubblico contro Inter e Lione. Ma se un calciatore si ammala...

    Juve la più danneggiata dalle porte chiuse: senza pubblico contro Inter e Lione. Ma se un calciatore si ammala...

    • Giancarlo Padovan
      Giancarlo Padovan
    Non è vero che gli stadi a porte chiuse sono uguali per tutti. Chi gioca fuori casa se ne avvantaggia, chi gioca in casa perde l’effetto, oltre che l’affetto, del pubblico.

    Prendiamo la Juventus, già in difficoltà su tre fronti e chiamata subito alla partita con l’Inter in campionato. Non solo dal 2011 ad oggi non ha mai giocato una partita senza pubblico allo Stadium, ma su 224 partite complessive tra campionati e coppe ne ha vinte 179, pareggiate 35 e perse 10.

    Curiosamente il primo ko nel nuovo impianto è avvenuto proprio con l’Inter il 3 novembre 2012 (3-1 per i nerazzurri). Segnarono Vidal (dopo appena diciotto secondi), Milito (su rigore) e su azione nella ripresa, Palacio al 90’.
    Limitatamente alla serie A, le partite giocate sono 164, di cui 138 vinte, 21 pareggiate e solo 5 perse.

    E’ chiaro che, per quanto nel calcio moderno il fattore campo abbia diminuito la propria incidenza, in certi stadi pesa ancora. E la Juve, secondo me, ne risentirà non solo domenica sera, ma anche in Champions League nel ritorno con il Lione (anche se non è ufficiale si giocherà certamente a porte chiuse) e, se il provvedimento non sarà modificato, contro la Lazio in campionato.

    Se a questo aggiungiamo una Coppa Italia che potrebbe essere modificata in Final Four dopo che si erano già giocate le partite di andata, si capisce come le porte chiuse danneggino consistentemente la squadra di Sarri.

    Al contrario, oltre all’Inter, se ne avvantaggerà la Lazio. A Bergamo, fra una settimana, lo stadio sarà vuoto e l’Atalanta non percepirà la spinta dei propri sostenitori in una partita che, con la gente sugli spalti, avrebbe avuto tutt’altro significato. 

    Ora è chiaro che la priorità è la salute, ma mi piacerebbe sapere perché in queste settimane si sia parlato di tutto - date, rinvii, recuperi - e nessuno si sia occupato dei calciatori. Sono immuni dal contagio? Giocano anche se malati? E se uno è affetto da Coronavirus cosa si fa per gli altri?

    Pongo queste domande, alcune sarcastiche, altre retoriche perché se in Lega, dopo la figuraccia fatta in settimana, pensano di essere fuori da ogni emergenza si sbagliano di grosso. Anzi, temo che il peggio debba ancora venire e chi cinicamente adesso si frega le mani potrebbe pentirsene più avanti.
    La realtà è che il campionato di serie A e anche quello di serie B, se non propriamente falsati, finiscano per essere molto condizionati. Le porte chiuse per un mese non permettono a tutti di avere le medesime opportunità, così come è impossibile stabilire adesso che cosa accadrebbe se qualche giocatore fosse contagiato. Non credo, a quel punto, che uno sport di contatto potrebbe far proseguire il proprio campionato. 

    Sempre per stare in casa della Juventus, la squadra Under 23 che milita in serie C, nei giorni scorsi è stata allontanata dal centro di allenamento dopo la partita con la Pianese che ha fatto registrare quattro positivi tra le sue fila. E siccome di questo virus si sa che si propaga con estrema facilità ora l’Under 23, dopo essere stata sottoposta ai controlli, sta completando una sorta di quarantena. L’augurio è che vada tutto bene, ma i litigiosi dirgenti del calcio professionistico stanno scherzando con il fuoco. Il Coronavirus non è la peste manzoniana, eppure aleggia sopra ciascuno di noi come una possibilità da cui nessuno può dirsi immune.   

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