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  • Juve peggio che a Cardiff. Allegri studi: vincere non è l'unica cosa che conta

    Juve peggio che a Cardiff. Allegri studi: vincere non è l'unica cosa che conta

    • Giancarlo Padovan
    La Juve è fuori dalla Champions League. Ne esce nel modo peggiore (0-3 in casa) di fronte allo stesso Real Madrid che la umiliò a Cardiff. Da allora nulla è cambiato. Anzi, se possibile, la distanza è aumentata e, se pure ridotta in dieci uomini per l’espulsione di Dybala, la squadra bianconera ha rischiato di subire il quarto, il quinto e anche il sesto gol.

    Non sarebbe stato giusto. Ma, come ho avuto modo di scrivere non più tardi di sabato, non era giusta neppure la vittoria in campionato sul Milan. La realtà è che la Juve resta (per ora) leader nel campionato italiano, ma in Europa occupa posizioni di rincalzo. È tra le otto migliori (ma se fosse solo per questo, c'è anche la Roma), tuttavia se arriva alla finale la perde (è accaduto sette volte su nove, due volte negli ultimi tre anni) e per passare il turno deve esibirsi sempre in una sorta di acrobazia.

    Mi piacerebbe adesso ascoltare quelli che considerano Allegri il miglior allenatore italiano. Detto e ribadito che solo i giornali popolari inglesi (la cui credibilità è pari a zero) possono prevederne il futuro sulla panchina del Chelsea (forse perché Conte lo sta portando fuori dalla zona Champions), Allegri in questa stagione ha già mancato due obiettivi su quattro: la Supercoppa italiana, persa con la Lazio, e la Champions League, abbandonata all’andata dei quarti per manifesta inferiorità. Siamo propri sicuri che, come per Zidane nel Real, la differenza non la faccia la rosa e, dunque, i sostituti che in Italia gli altri non hanno? Sia come sia, legnate come questa dovrebbero consigliare ad Allegri di studiare di più la tattica, piuttosto che lanciare banali hashtag come l’ultimo "amodonostro" quasi a rivendicare la vincente bruttezza della Juve rispetto al resto d'Italia.
    Ma non ci hanno sempre detto che "vincere è l’unica cosa che conta"? E se non vinci, anzi il Real ti tramortisce due volte con tre gol di scarto nel giro di dieci mesi esatti, cosa conta davvero?

    Per fortuna, sembra che anche gli juventini più ottusi stiano cambiando opinione. Lo hanno dimostrato al secondo gol di Ronaldo (64': colpo in rovesciata che ha gelato Buffon), alzandosi in piedi e tributando al campionissimo gli applausi che meritava. Un gesto di una coralità imponente e che non ha lasciato indifferente nemmeno il portoghese. Sorpreso e colpito, ha congiunto le mani e abbassato la testa per ringraziare.
    I tifosi applaudivano Ronaldo pur sapendo che a quel punto le possibilità per la Juve di passare il turno erano praticamente azzerate. Eppure dentro lo Stadium è prevalso l'elogio alla bellezza del calcio, piuttosto che le fumisterie tattiche, fatte di difensivismo e controgioco.

    Ero quasi certo che Allegri sarebbe partito con un 4-4-2 interpretato da due difensori a sinistra (Asamoah e Alex Sandro) con Douglas Costa e De Sciglio sulla destra. Ero anche certo che, sbagliando, avrebbe scelto Bentancur (una buona riserva in Serie A) e non Marchisio. Ero certissimo, infine, che avrebbe preferito Barzagli, ormai da congedare con tutti i ringraziamenti del caso, a Rugani. Purtroppo il coraggio di Allegri è molto ridotto. Come contro il Milan, quando scelse il 3-5-2 per controllare, contro il Madrid non voleva subire e pensava di ripartire con Dybala (vivo nonostante l’espulsione) e Higuain (riprecipitato a grami livelli di insufficienza). Ma a confermare che l'allenatore non l'aveva pensata giusta è arrivato, nel giro di tre minuti, il primo gol di Ronaldo (zampata in anticipo su Barzagli) dopo un colossale errore nella marcatura (Douglas Costa) e nel suo raddoppio (De Sciglio). L'ex milanista si è mosso in avanti facendosi infilare, Isco ha crossato e Ronaldo non si è fatto pregare.
    Come a Cardiff, il primo tempo, seppur con la Juve sempre all’inseguimento, è stato equilibrato. La Juve ha avuto un'occasione con Higuain per pareggiare (22' punizione-cross di Dybala e respinta di Navas). Poi un altro paio di occasioni in cui il Real si è salvato con qualche affanno. Tuttavia a colpire una traversa, a Buffon battuto, è stato Kroos (alla fine saranno due con quella di Kovacic, subentrato a Modric) e, dopo cinque minuti della ripresa, ancora Cristiano Ronaldo ha tirato fuori, a seguito di un formidabile sfondamento di Benzema.

    Eppure la partita è rimasta teoricamente aperta anche perché il Madrid non affondava i colpi. Il crollo è avvenuto in due minuti della ripresa: quello della rovesciata di Ronaldo (64') dopo un clamoroso errore di Chiellini che non ha lasciato palla a Buffon in uscita e quello dell'espulsione di Dybala (66') per doppia ammonizione.
    Quasi inevitabile, per Marcelo, segnare il terzo gol, dopo scambio in area con Ronaldo. Con l'uomo in più, il Real avrebbe potuto dilagare e se l'ha fatto solo con misura lo si deve all'imprecisione di Ronaldo (sì, proprio lui) e alla bravura di Buffon (sì, ancora lui). In una serata di profonda amarezza, resta la consolazione di quell'applauso degli juventini all'avversario migliore. Un gesto di civiltà sportiva perché "vincere non è la sola cosa che conta". 

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