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  • Juve, se il campionato non è ancora chiuso la colpa è del difensivista Allegri
Juve, se il campionato non è ancora chiuso la colpa è del difensivista Allegri

Juve, se il campionato non è ancora chiuso la colpa è del difensivista Allegri

  • Giancarlo Padovan
Se il campionato non è ancora chiuso, la colpa è della Juve e di Massimiliano Allegri che a Napoli è andato per raccogliere un punto o, visto che gli è capitato, per gestire un micragnoso vantaggio (7’ gol di Khedira), puntualmente dissolto allo scoccare dell’ora di partita.

Naturalmente una squadra può essere iperdifensiva anche con il 4-2-3-1, soprattutto se al posto di Cuadrado schiera Lemina (un velleitario che crede di essere un campione), mentre Pjanic, teoricamente il vice-Dybala, viene arretrato, dalla metà del primo tempo, all’altezza dei centrocampisti.

Il risultato è che Pjanic ha fatto sì un assist vincente. Poi, però, tanto lui quanto Mandzukic, hanno lasciato Higuain da solo a farsi trafiggere dai fischi dei napoletani.

Aver finito la gara con Dybala in campo rappresenta solo fumo negli occhi per gli sprovveduti. Allegri ha provato il colpo difendendosi da italianista quale, nell’animo, rimane. Tuttavia, dopo aver subìto il pareggio (Hamsik al 15’), ha contribuito a tenere il ritmo basso e il controllo del gioco. A memoria mia e del mio taccuino, la Juve ha tirato solo una volta in porta (il gol di Khedira, appunto), accontentandosi del pari che sarebbe venuto.

Eppure, tanta rinuncia al gioco offensivo, non mi è per niente chiara. Il punto è arrivato, in classifica il Napoli rimane a meno dieci, ma la Roma adesso è a meno sei, con lo scontro diretto in casa. Può non essere una situazione di allarme immediato, ma da una squadra che avrebbe dovuto uccidere il campionato, e che fra dieci giorni affronterà il Barcellona, era lecito aspettarsi qualcosa di più.

E’ stata una partita brutta, anche se il Napoli ha fatto più della Juve per migliorarla. Intanto, nel possesso palla finalizzato a reperire gli spazi per una verticalizzazione e poi nelle conclusioni verso la porta. Non che Buffon, almeno nel primo tempo, sia stato chiamato a interventi diversi da qualche presa alta o rinvii di pugno, ma tre tiri verso la sua porta sono stati scagliati (Hamsik due volte e Mertens centrale).

Il buono, però, non è consistito solo nel cercare il gol. Buono è stato, per esempio, il pressing alto e continuo della squadra di Sarri che ha disturbato l’impostazione della Juve, quasi sempre spezzata sul nascere. 

A questo proposito, ho notato come anche Allegri pretenda la costruzione dal basso da parte dei propri difensori. Niente da eccepire sul piano generale, ma se la palla transita o sosta sui piedi di Chiellini allora qualche perplessità arriva. Gli allenatori avversari, per esempio, gli lasceranno questa libertà, aumentando la pressione individuale su Bonucci che lo farà sempre meno.

La Juve ha avuto il baricentro basso per l’intera partita, se si eccettuano i dieci minuti successivi al pareggio di Hamsik. Nonostante questo, la squadra è rimasta lunga e Higuain isolato. Pessime le condizioni della corsia di destra, costituita da Lichtsteiner e Lemina (prima), Cuadrado poi.

Il colombiano, brillante con la sua Nazionale, è arrivato in condizioni allarmanti (persi quasi tutti i palloni). Lo svizzero, oltre a soffrire Insigne, non ha dato il minimo contributo in fase di costruzione.

Di fronte a tanta povertà il Napoli ha avuto un solo torto: quello di non approfittare di una Juve così male in arnese. Il gol, per la verità, sarebbe potuto arrivare solo da un regalo come quello recapitato da Asamoah (retropassaggio corto) e Buffon (contrasto perso) a Mertens che, sullo slancio, a porta vuota, è andato a colpire il palo.

Ma parlare di pareggio giusto è forzato. La Juve si è solo difesa giocando al minimo. Il Napoli ha cercato di fare calcio in spazi stretti e con trame più insistite che originali. 

Mercoledì si replica per la Coppa Italia. Speriamo in meglio.        

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