Calciomercato.com

  • L'impresa con l'Atletico è l'eccezione: Allegri, non basta affidarsi ai singoli

    L'impresa con l'Atletico è l'eccezione: Allegri, non basta affidarsi ai singoli

    • Giancarlo Padovan
      Giancarlo Padovan
    La prima sconfitta in questo campionato - quella che già sarebbe dovuta arrivare a Bologna o a Napoli se solo ci fosse una giustizia nel calcio - è venuta da Genova e dal Genoa cui la Juve ha lasciato tra andata e ritorno quattro punti su sei. Ora tutti si affrettano a dire che la squadra di Allegri era spremuta e spompata dall’impresa di martedì con l’Atletico, che in fondo mancava Ronaldo e che il Genoa ha giocato benissimo. In realtà nessuna di queste tre considerazioni è propriamente vera. 

    Primo, perchè la Juve ha una rosa vasta e, rispetto alla Champions, ha cambiato sei elementi (Perin, Caceres, Rugani, Alex Sandro, Bentancur e Dybala). Secondo, perché Ronaldo in campionato è stato spesso avulso e impalpabile anche quando era in campo. Terzo, perchè il Genoa ha fatto una partita normale, adeguandosi ai ritmi bassi della Juve e provando solo qualche sporadico contropiede. Come sostengo da sempre, Prandelli è un allenatore modesto e contro la Juve è stato addirittura pavido, ma fortunato. Quando ha tolto Lazovic per inserire Sturaro voleva preservare lo 0-0. Invece uno dei peggiori calciatori della Serie A (Sturaro appunto), transitato alla Juve per esplicita volontà di Allegri (un vero intenditore di uomini), due minuti dopo il suo ingresso in campo ha tirato da fuori sorprendendo Perin anche per colpa di un rimbalzo nell’area del portiere.

    Ma se parliamo di colpe sono enormi quelle della Juve e, nello specifico di Mandzukic (l’unico davvero insufficiente anche contro l’Atletico che però gioca sempre perchè Allegri lo teme) e di Pjanic. Il primo, anzichè difendere palla su un rinvio di Caceres, l’ha restituita ai genoani nella trequarti campo. Il secondo, anzichè contrastare Sturaro, si è coricato sull’erba di Marassi non si sa se per stanchezza o per uno scivolone. A diciotto minuti dalla fine una Juve almeno orgogliosa avrebbe reagito in qualche maniera. Questa,  invece, si è accomodata negli spogliatoi senza dare un segno di sé. Così prima Emre Can, autore di una prestazione terrificante, ha servito palla a Kouamé per regalargli il raddoppio. Poi, all’81’ Pandev, subentrato a Sanabria del quale è nettamente superiore senza che Prandelli se ne accorga, ha chiuso un contropiede due contro due (Pandev-Kouamé versus Bonucci-Rugani) che ha mandato gli juventini a raccogliere il secondo pallone in fondo al sacco. Il diagonale dell’italo-macedone è stato splendido almeno quanto l’assist del ragazzino ex Cittadella.

    Fino a quando i gol non l’hanno almeno leggermente rianimata, è stata una partita di una bruttezza spettrale. Raramente ho visto due squadre sbagliare tanto e una - la Juve - sbagliare tutto. Passaggi, appoggi, aperture, lanci. Un disastro senza un tiro dentro la porta in cui i peggiori - al di là delle valutazioni di voto - sono stati Emre Can, Dybala, Alex Sandro, Bentancur, Mandzukic e Cancelo. Quest’ultimo si sarebbe potuto riscattare con l’assist a Dybala che aveva portato la Juve in vantaggio dopo dieci minuti della ripresa, ma il Var ha fatto cambiare idea a Di Bello. Emre Can, lanciato tra due genoani che si sono scontrati tra di loro in area, era in millimetrico fuorigioco ad inizio azione. Naturalmente, come spesso succede, nessuno si era accorto di nulla. Tuttavia l’episodio ha almeno pareggiato quello del rigore tolto al Genoa dallo stesso Di Bello, dopo essere passato dal video, per un colpo di braccio (e non di testa) di Kouamè precedente al mani di Cancelo. Interventi e revisioni del tutto legittime. Purtroppo il pubblico poco capisce e ancor meno apprezza, gridando indistintamente allo scandalo.

    La Juve non perderà il suo ottavo scudetto consecutivo per questa sconfitta (non accadeva dal 22 aprile 2018 contro il Napoli in casa), anche se perdere non piace a nessuno, figurarsi a quelli che vincono quasi sempre. Ma la figuraccia c’è stata e, se il vantaggio sul Napoli non fosse abissale, verrebbe da chiedersi quale tributo, in termini di sconfitte successive alla Champions, la Juve dovrebbe pagare in campionato da qui alla fine. La verità è che la partita con l’Atletico è stata l’eccezione e quella contro il Genoa rappresenta la regola. Nella maggior parte dei casi, Allegri vince per merito dei singoli. Questa volta, invece, ha perso per colpe proprie e dei suoi giocatori.  La sosta è provvidenziale perché, forse, potrebbe avvicinare i rientri di De Sciglio (certo che rimpiangerlo fa impressione), Khedira, Douglas Costa, Cuadrado e Barzagli. Sei cambi non sono bastati. Ne servivano undici più un allenatore che non trascurasse la delicatezza della partita. E pensasse un po’ di più alla manovra e meno al controllo.        





    IL TABELLINO

    Genoa-Juventus 2-0 (primo tempo 0-0)

    Marcatori: 27’ st Sturaro (G), 36' st Pandev (G)

    Assist: 27’ st Sturaro, 36' st Kouamè (G)

    Genoa (4-4-2): Radu; Pereira, Romero, Zukanovic, Criscito; Lerager, Rolon, Radovanovic (30’ st Veloso), Lazovic (25’ st Sturaro); Sanabria (15’ st Pandev), Kouamè. All. C. Prandelli.
     
    Juventus (3-5-2): Perin; Caceres, Bonucci, Rugani; Cancelo (14’ st Bernardeschi), Emre Can, Pjanic, Bentancur (32’ st Spinazzola), Alex Sandro; Mandzukic (28’ st Kean), Dybala. All. M. Allegri.

    Arbitro: M. Di Bello di Brindisi.
    Ammoniti: 3’ pt Romero (G), 5’ pt Alex Sandro (J), 23’ pt Caceres (J); 37' st Pandev (G), 40' st Emre Can (J).
     

    Altre Notizie