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  • L'incubo di Ronaldo: sognava l'uscita di scena da primattore, ma Bale lo oscura

    L'incubo di Ronaldo: sognava l'uscita di scena da primattore, ma Bale lo oscura

    • Pippo Russo
    Aveva immaginato diversamente l'uscita di scena. La terza Champions consecutiva sottobraccio e lui come primattore dell'impresa mentre annuncia l'addio alla Casa Blanca. Ma a Cristiano Ronaldo è andata male. La sua prova sul terreno dello stadio Olimpico di Kiev è stata appena normale, aggettivo che CR7 teme come un demone personale. Né stavolta, a differenza di quanto poté fare due anni fa a Parigi dopo la finale degli Europei vinta con la nazionale portoghese, ha potuto scippare la gloria ai compagni di squadra che quel trionfo se l'erano guadagnato sul campo, mentre lui era out per infortunio. In quell'occasione CR7 poteva pur sempre rivendicare il ruolo di capitano non giocatore, oltreché il rango di fuoriclasse planetario in un gruppo di buoni calciatori e nulla più. Invece stavolta è stato soltanto un non giocatore o quasi, per di più circondato da superstar che invece hanno tirato fuori il meglio di se stessi per raggiungere l'obiettivo. E come se non bastasse, a decidere la partita è stato il compagno/rivale con cui da anni gli tocca mantenere una complicatissima convivenza: Gareth Bale. L'uomo che ha fatto sfondare al Real Madrid la barriera dei 100 milioni di euro per l'acquisizione, mentre CR7 ne è costati "solo" 94. La stella dallo stile pubblico tanto differente, rispetto a quello segnato dall'ossessione per l'immagine dell'ex ragazzo di Madeira. Amici mai, colleghi quanto basta. Costretti per dovere d'ufficio a stringersi la mano mentre con l'altra impugnano il coltello dietro la schiena, intanto che i due squali che fanno loro da agenti (rispettivamente, Jorge Mendes e Jonathan Barnett) realizzano grassi affari insieme quando capita l'occasione.

    Ieri sera il dualismo CR7-Bale ha avuto una svolta tanto netta quanto inattesa, se si pensa che il gallese aveva trascorso imbronciato in panchina la prima ora di gioco. Dopo appena 3 minuti dall'ingresso in campo, Bale ha riportato definitivamente in vantaggio le Merengues. E da quel passaggio di gara sono stati ricavati due segni inequivocabili.

    Il primo: la sorte sfacciata. Il celeberrimo Culo di Sacchi, messo al confronto col Culo di Zizou, prende le dimensioni di un cece. Da allenatore, Zidane è così. Compie mosse sbagliate, le sconfessa quasi per disperazione, e fa svoltare le cose in suo favore. Culo monumentale. Di questo passo vincerà le prossime dieci edizioni di Champions League.

    Il secondo: quella rovesciata che ha deciso la gara. E che è stata non soltanto un gesto di meraviglia calcistica, ma un avviso di sfratto dal piano più alto dell'immaginario collettivo madridista. Un piano che fino a un istante prima era occupato da un'altra rovesciata: quella dello stesso CR7 allo Juventus Stadium. Due gesti molto simili, ma con una differenza che scava un solco incolmabile. Perché la rovesciata del gallese decide una finale di Champions, mentre quella del portoghese fissava il punteggio sullo 0-2 di un'andata dei quarti di finale chiusa sullo 0-3. Ubi maior, minor cessat. E il senso di cessazione, per non dire di spodestamento, si è visto tutto nel modo blando con cui CR7 è andato a festeggiare il gol del 2-1, mentre tutti gli altri compagni erano in pieno sballo intorno a Bale. "Ganzo, Gareth...", con un sorrisino da emiparesi. Per sovrammercato, il gallese ha messo dentro pure il 3-1, ponendo la firma definitiva sulla serata che CR7 avrebbe voluto monopolizzare col preannuncio d'addio.

    Certo, adesso c'è un mondiale alle porte. E dunque si offre a Cristiano Ronaldo la possibilità d'immediato riscatto. Ma vuoi mettere, arrivarci con l'aura di quello che trascina il Real all'ennesimo trionfo in Champions e poi si toglie lo sfizio di mollare il club più potente e titolato del mondo? Altra cosa. Gli toccherà attendere notizie di mercato, come un mestierante qualsiasi del pallone, dal compare Jorge Mendes. Lo stesso che fra la fine dell'anno 2016 e l'inizio dell'estate 2017 fece mettere in giro le voci di offerte da 300 milioni, provenienti dalla Cina o da impecisati top club europei. La prima volta fu Sky Italia a fare da grancassa per la notizia, la seconda volta toccò al quotidiano portoghese A Bola. Come sia andata a finire lo dice la storia. In questa circostanza, Jorge Mendes si è limitato (poche ore fa) a sottolineare che Cristiano Ronaldo è sempre un calciatore del Real Madrid, e che questo è un momento in cui bisogna pensare a festeggiare. Forse perché qualcosa in ballo c'è davvero. O forse perché stavolta il capo di Gestifute sa che c'è molta meno corda da tirare. E per CR7 si schiude la prospettiva da incubo: quella rovesciata di Gareth Bale a colonizzare l'iconografia madridista, e a torreggiare sui campi d'allenamento mentre lui sbuffa e suda. Voleva uscire di scena da primattore, rischia di rimanere da comprimario. L'incubo perfetto.

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