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  • L'Italia vince ma non è ancora squadra. Verratti leader. Juve, che fai con Kean?
L'Italia vince ma non è ancora squadra. Verratti leader. Juve, che fai con Kean?

L'Italia vince ma non è ancora squadra. Verratti leader. Juve, che fai con Kean?

  • Giancarlo Padovan
    Giancarlo Padovan
Non è vero che agli italiani basta poco. Due partite facili restano due partite facili e i risultati scontati, anche se possono regalare qualche record parziale, non sanano le ferite di un Mondiale mancato, né possono illudere troppo per il futuro. Avremmo vinto e vinceremo il girone, anche se non avessimo battuto la Finlandia 2-0 e sotterrato il Liechtenstein per 6-0, quindi non è il caso di sciogliere peana perché siamo già in testa da soli al gruppo, perché non subiamo gol da cinque partite consecutive e perché abbiamo ritrovato Quagliarella goleador a nove anni di distanza. Vista la Francia travolgere l’Islanda e ammirate Olanda e Germania, è meglio andar piano con l’entusiasmo e con i progetti di grandezza.

Al momento l’Italia è gruppo, non squadra. Manca ancora chi segni con continuità (Quagliarella, che è il più vecchio marcatore azzurro, lo ha fatto due volte su rigore), Jorginho non è più o non è ancora un centrale di centrocampo affidabile, per gli esterni bassi aspettiamo segnalazioni. A me - e l’ho già detto - non piacciono né Piccini, né Biraghi. Contro il Liechtestein forse il migliore in senso assoluto è stato Spinazzola, però un conto è l’Atletico Madrid, quantunque male in arnese, un altro sono i difensori del Liechtenstein che non lo hanno mai visto. Roberto Mancini lo ha voluto talmente alto che qualche osservatore ha dato della tripartizione dell’Italia una lettura un po’ azzardata. Non un 4-3-3 o un 4-3-1-2 con Sensi e Politano a scambiarsi la posizione di trequartista, ma un 3-3-4. Non sarò certo io a correggere chi magari stava sul campo, posso solo dire che Mancini si è ispirato più ai principi di gioco (possesso palla, movimento continuo, sovrapposizioni interne ed esterne) che al sistema di gioco.

Il c.t., rispetto alla sfida con la Finlandia, ha cambiato sette giocatori. In porta Sirigu, a destra Mancini, a sinistra Spinazzola, Romagnoli con Bonucci. Sensi ha rilevato Barella, mentre Politano e Quagliarella hanno preso il posto di Bernardeschi e Immobile. Nulla da eccepire sul turnover (mi ero permesso di suggerirlo ampio appena dopo il successo di Udine), solo che io avrei tenuto fuori anche Jorginho (il meno in palla anche questa volta), dando nella ripresa una chance a Immobile per fargli ritrovare il gol in azzurro. Invece Roberto ha sostituito Jorginho con Zaniolo poco prima della ripresa e inserito Pavoletti al posto di Quagliarella, ad un quarto d’ora dalla fine. Un altro esordiente, Izzo, ha completato i cambi (è uscito Bonucci). Il capitano della Sampdoria è stato accompagnato in panchina da una emozionante standing ovation. Il cagliaritano esordiente ha trovato il gol del 6-0, che ha fissato il risultato, poco dopo l’ingresso in campo. Prima di lui avevano segnato Sensi di testa, Verratti di destro, due volte Quagliarella dal dischetto e per gentile concessione di Jorginho, rigorista designato. Kean che, pur avendo giocato meno bene del solito, aveva anche colpito l’incrocio dei pali prima dell’intervallo, ha realizzato la sua seconda rete consecutiva in due partite e mezza.

Sarà interessante vedere come la Juve gestirà non il ragazzo quanto il suo volubile procuratore (Mino Raiola) e un soggetto non meno bizzarro come il padre che in questi giorni ha detto di aspettarsi due trattori promessi l’anno scorso dalla società. Certo, l’infortunio a Cristiano Ronaldo, che salterà almeno due partite di campionato e molto probabilmente anche l’andata di Champions League con l’Ajax, potrebbe fornire spazio a Kean. Tuttavia è chiaro che per giocare con continuità deve essere ceduto o prestato altrove. Privarsene del tutto sarebbe follia. Ritenere che Kean sia già un campione per qualche gol in gare minori, compresi i due in Nazionale, è mistificante.

Nella serata in cui hanno segnato in tanti, è tornato al gol (ne aveva fatto uno e solo in amichevole) anche Marco Verratti. Nonostante in passato lo abbia considerato un sopravvalutato, penso che sia tempo di dargli il bastone di comando del centrocampo. Un po’ perché Jorginho delude spesso, molto perché Verratti è cresciuto per continuità di rendimento. Vede il gioco e recupera palla, gioca palla e interpreta la manovra. E’ un calciatore completo che, lontano dalla serie A (non vi ha mai giocato) e sempre troppo presto escluso dalla Champions (il Psg è l’eterna delusione dagli ottavi in poi) ha la grande occasione di sfondare proprio in azzurro.

@gia_pad

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