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La foto del presunto omicida del carabiniere potrebbe invalidare l'interrogatorio

La foto del presunto omicida del carabiniere potrebbe invalidare l'interrogatorio

Il carabiniere che ha bendato Christian Gabriel Natale Hjort, uno dei due indagati per l'omicidio del carabiniere Mario Cerciello Rega, ha spiegato di averlo fatto per evitare che vedesse elementi legati all'inchiesta che apparivano in quel momento su alcuni schermi presenti nella stanza.

Se questa versione dei fatti è vera lo stabiliranno i magistrati. Il militare, nel frattempo, è stato individuato e trasferito ad altro incarico. Il procuratore generale presso la corte d'appello, Giovanni Salvi, ha chiarito che non c'è stata alcuna costrizione nell'interrogatorio che ha visto l'altro giovane turista americano, Finnegan Lee Elder, confessare di essere stato lui ad accoltellare a morte il vicebrigadiere. L'Arma ha condannato con durezza l'accaduto e la procura sta indagando. Fin qui i fatti. 

Della foto, e delle possibili conseguenze, all'Agi parla l'avvocato Giandomenico Caiazza, presidente dell'Unione delle Camere penali: "La foto dell'americano portato in caserma bendato e con i polsi legati dietro la schiena? È una cosa di una gravità straordinaria. Uno Stato che vuole far rispettare le sue leggi, che vuole essere forte e credibile anche nei confronti di chi è sospettato di averle violate, deve lui per primo rispettare le regole. Se non si comprende questo concetto non si va da nessuna parte".

"Chi in queste ore sta sostenendo quella foto, giustificando l'operato di chi ha agito in quel modo nei confronti del cittadino americano prima della sua deposizione, sta facendo un danno al carabiniere che ha perso la vita e a chi vorrebbe che venisse fatta giustizia al più presto. È un gesto da ottusi e da stupidi. Perché un atto istruttorio, sia esso una confessione, una testimonianza o un interrogatorio, se svolto con modalità che coartano la libera determinazione di una persona deve essere dichiarato nullo. Anche se poi quelle dichiarazioni dovessero essere confermate in una fase successiva", aggiunge il legale. 

"Piu' volte mi sono capitati casi di miei assistiti che sono stati costretti a rendere determinate dichiarazioni, dopo essere stati minacciati, picchiati o comunque intimiditi". "A tal proposito - annuncia il penalista - con la ripresa dell'attività giudiziaria, una delle proposte di legge che come Unione delle camere penali chiederemo al Parlamento di approvare in tempi rapidi è quella di fare in modo che in tutte le caserme ci sia la possibilità di procedere alle registrazioni audio di chi renderà dichiarazioni, sia esso un sospettato, un fermato o un semplice testimone. Voglio vedere chi a livello politico si opporrà a questa richiesta, che tra l'altro fa parte del mio programma elettorale. La registrazione audio sarà a disposizione di tutte le parti processuali e consentirà di eliminare ogni dubbio sulla genuinita' di un verbale o sulla correttezza dell'operato di un investigatore o rappresentante di polizia giudiziaria". 

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