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  • Qatar pronto a ricoprire d'oro i grandi calciatori sul mercato, altro che la Cina

    Qatar pronto a ricoprire d'oro i grandi calciatori sul mercato, altro che la Cina

    • Stefano Benzi
    Da quando il Qatar si è aggiudicato, più o meno limpidamente, il Mondiale del 2022, si è aperta una finestra del tutto imprevista sul Medio Oriente. Il Qatar ha messo in campo risorse impressionanti per realizzare gli impianti e dimostrare che l’organizzazione in un paese con scarsa tradizione calcistica e nessuna struttura adeguata – senza contare i problemi di carattere climatico – era un azzardo destinato a pagare. E mentre si  ipotizza addirittura un’estensione dei paesi partecipanti, la Fifa pensa a un progetto per 48 squadre – ipotesi sostenuta dalle Americhe ma anche dall’Asia - il Qatar lavora sodo.

    Gli stadi sono già a buon punto: cinque impianti nuovi di zecca che saranno riconvertiti dopo l’evento verranno conclusi alla fine dell’anno prossimo. Un solo cantiere è pianificato ma non ancora aperto, sono necessari alcuni adeguamenti al progetto, ed è quello di Ras Abu Aboud, che si trova sulla penisola più esterna di Doha. Tutto il resto cresce a vista d’occhio: il Qatar ha alzato una pesante cortina sui tantissimi lavoratori che più o meno illegalmente lavorano ai cantieri e sui numerosi decessi. Fonti non ufficiali parlano di centinaia di persone decedute nelle aree dei lavori, in gran parte indiani o nepalesi. Gli organizzatori smentiscono, ma fino a un certo punto… Ci sono evidenze che non si possono smentire. 

    A un certo punto l’unica cosa che pare contare è che con sei anni di anticipo sull’evento il portafoglio degli sponsor sia stracarico e ricchissimo. Il Qatar deve anche gestire le gelosie del suo angolo di Oriente, in particolare quelle di Emirati Arabi e Arabia Saudita. Chi temeva ci sarebbe stata una rincorsa al passaporto non aveva tutti i torti: il Qatar e gli Emirati hanno sempre dimostrato estrema disinvoltura nel naturalizzare atleti di altri paesi alla ricerca di visibilità e di un onorario fisso. 

    Cosa manca ancora al Qatar? Semplice: un campionato decente. Non so quanti conoscano l’attività della Aspire Academy… un colosso economico con sede a Doha capace di creare una dozzina di accademie in giro per il mondo con la finalità di portare in Qatar i ragazzi più promettenti. È un fenomeno unico nel suo genere, una vera potenza che coinvolge sponsor, vivai internazionali e governi. Forse varrà la pena di pensare a un approfondimento. 

    Dalla Aspire sono passati centinaia di ragazzi non oltre i 14 anni di età. Alcuni di loro ora si sono affacciati alla nazionale del Qatar: giocatori come Madibo, cresciuto in Austria e Belgio e a soli 21 anni colonna della nazionale; Tarek Salman, spagnolo di adozione ma sportivo del Qatar di fatto. Vent’anni, anche lui Aspire. E ancora Afif, Hassan, Al Akri… tutti ventenni. Il dato di fatto è che la squadra del Qatar è comunque modesta anche se nessuno nell’emirato vuole fare brutte figure al Mondiale in casa. Quindi sponsor, squadre e Governo andranno a fare spesa. A gennaio il Qatar sarà impegnato nella Coppa d’Asia, ospitata dai dirimpettai degli Emirati Arabi Uniti e si capirà la reale consistenza del progetto. 

    La Qatar Stars League è un campionato conta dodici squadre ognuna delle quali può tesserare fino a un massimo di tre stranieri fuori continente più un quarto asiatico. Si calcola che la potenza economica delle squadre qatariane sia praticamente immensa: duemila milioni di euro… Non so neanche come scriverlo in numeri. E questi soldi saranno il trampolino per un immenso assedio ai più importanti campioni che giocano in Europa. Le spese della Cina saranno nulla… Al momento in Qatar giocano una ventina di brasiliani e poche stelle come Sneijder. Non è un mistero che l’Al Gharafa, con l’appoggio di Qatar Airways e Coca Cola, avesse fatto un pensiero su Cristiano Ronaldo. Per fortuna la competitività di CR7 lo ha tenuto in Europa: ma di fronte a questi soldi sono molti i giocatori che potrebbero partire, soprattutto se come sembra la Qatar Stars League rimuoverà il tetto di stranieri e consentirà una naturalizzazione agevole di tutti gli stranieri che giocano già nel paese da almeno due anni. 

    L’Arabia Saudita a sua volta farà le sue mosse: è già pronta una proposta da 25 miliardi di dollari per ospitare tre edizioni del Mondiale per Club e ampliare il suo campionato aprendo a nuovi stranieri: altri soldi pronti a destabilizzare il mercato del calcio europeo. 
     

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