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  • La 'vecchia Europa' si è ripresa i Mondiali. Ma l'unica certezza è il Brasile

    La 'vecchia Europa' si è ripresa i Mondiali. Ma l'unica certezza è il Brasile

    • Furio Zara
    Ribaltone Mondiale, cambiano le gerarchie del potere. Tra le otto nazionali ai quarti soltanto tre erano nella stessa griglia quattro anni fa, a Brasile 2014. Eccole: Brasile, Francia e Belgio. Per il resto: tante novità.

    E’ il vecchio che avanza, ma verniciato di moderno. Spariscono dal tabellone presenze fisse delle ultime edizioni come Germania, Argentina e Spagna. L’Inghilterra torna nell’élite dopo dodici anni (nel 2006 venne eliminata dal Portogallo ai rigori), Svezia di nuovo ai quarti dopo ventiquattro (ultima volta nel 1994, era la squadra degli «italiani» Andersson e Ingesson che superò la Romania e perse con onore in semifinale contro il Brasile), Croazia per la prima volta dal 1998, quando si fermò in semifinale contro la Francia (20 anni fa), debutto tra i grandi anche per la Russia dopo lo scioglimento del’Unione Sovietica. L’Uruguay ai quarti c’era già arrivato nel 2010, in Sudafrica: ma ha saputo rinnovarsi, dopo lo stentato Mondiale brasiliano.

    A meno che alla fine della corsa non arrivino Brasile (parte sinistra del tabellone) e Svezia (parte destra), sarà una finale inedita. Brasile-Svezia fu infatti la sfida che nel 1958 consegnò il primo Mondiale della sua storia (allora Coppa Rimet) ad una Seleçao in cui brillava la stella del diciassettenne Pelè, che proprio allora si rivelò al mondo.

    Tra le otto migliori di Russia 2018, solo Brasile (cinque volte: 1958. 19962, 1970, 1994 e 2002), Uruguay (due volte nella notte dei tempi: 1930 e 1950), Francia (in casa nel 1998) e Inghilterra (in casa nel 1966) hanno vinto il torneo. La Svezia è arrivata una volta in finale (1958) e una in semifinale (1994), Belgio e Croazia hanno centrato la semifinale una sola volta, perdendo con la squadra che si sarebbe laureata campione del mondo: il Belgio nel 1986 contro l’Argentina di Maradona, la Croazia nel 1998 contro la Francia di Zidane.

    Quattro anni fa le prime otto del mondo erano così suddivise: quattro europee, quattro sudamericane. Stavolta: sei europee, due sudamericane. E’ la vecchia cara Europa che si riprende il posto a tavola. L’unica certezza, in tutto questo «bailamme», è il Brasile, che arriva ai quarti di finale ininterrottamente dal 1994 (ovvero nelle ultime sette edizioni). Per trovare la Seleçao fuori dalla batteria delle migliori otto bisogna tornare al 1990, quando la squadra di Sebastiao Lazaroni (giocava con la difesa a cinque, unica volta nella storia del Brasile), venne fatta fuori - al Delle Alpi di Torino - dall’Argentina (invenzione di Maradona, gol in contropiede di Caniggia). Nonostante il ricambio generazionale, la Francia ha timbrato tre quarti di finale nelle ultime quattro edizioni: a Germania 2006 era una Francia a fine ciclo (Zidane, Trezeguet, Sagnol, Barthez, Thuram), ma al fallimento del 2010 (fuori subito con ammutinamento della squadra nei confronti di Domenech), è seguita la ripartenza e il ricambio generazionale, con l’uscita di scena ai quarti nel 2014 (ma contro la Germania che si sarebbe laureata campione del mondo) e questo approdo spettacolare nel salottino delle prime otto, dopo aver dato una spallata all’Argentina vicecampione del mondo (vedi alla voce Mbappè, Pavard, Umtiti, Pogba, Kantè, Griezmann).

    Considerazione finale: l’Africa è sparita da tempo. Aspetta sempre un futuro che non arriva mai. L’ultima nazionale africana ad approdare ai quarti di finale è stata quella del Senegal, che nel 2002 cedette il passo alla Turchia. Da allora è notte fonda.

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