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  • Lazio a valanga sul Toro... seduto: Immobile è da scarpa d'oro

    Lazio a valanga sul Toro... seduto: Immobile è da scarpa d'oro

    • Franco Recanatesi
      Franco Recanatesi
    La Lazio travolge il Toro, acciuffa il Napoli e bracca Roma e Atalanta per due biglietti Champions che probabilmente vedranno una mirabile zuffa sino alla fine del campionato. Lazio da lustrarsi gli occhi che per la prima volta riesce a conquistare due vittorie di fila e chissà quante ne collezionerà ancora se riuscirà a mantenere questa condizione fisica, entusiasmo e armonia. Per il Torino, notte fonda. Non vince da cinque giornate, sta scivolando in zone melmose e il futuro prossimo (Juve e Inter) non promette nulla di buono.
     
    La squadra di Inzaghi ha corso un solo rischio, all'alba della ripresa, quando Belotti stampa Meitè scaglia un missile deviato da Acerbi che Strakosha vede in extremis mettendo la palla sui piedi di Belotti che da tre metri, non di più, stampa sulla traversa. Poi niente più, portiere albanese in vacanza e Sirigu fenomeno che salva almeno altre tre marcature. Prodigiosa quella su Correa.
    La palma del migliore in campo al suo portiere definisce senza dubbi l'andazzo della partita. Lazio in cattedra dall'inizio alla fine, assetto equilibrato, trame eleganti, tre giocatori a ringhiare sui portatori granata, voglia di giocare e di divertirsi.

    Due protagonisti su tutti. Il primo è Luis Alberto, un incubo non solo per Baselli che lo fronteggiava più spesso, ma per tutti i granata perché lo spagnolo lo trovai in ogni angolo del campo. Luis lo trovo in ogni azione importante segnata sul mio taccuino, persino nella puntualità dei ripiegamenti difensivi. E' stato lui a lanciare Immobile consentendo al bomber di scaraventare un desttro sotto la traversa del secondo gol; lui a servire al bacio Caicedo atterrato da Nkoulou (rosso e rigore); lui il "maghetto" di una splendida azione corale che ha messo Correa davanti a Sirigu in occasione della sua parata più difficile.

    Immobile, dato per incerto (problemino fisico) alla vigilia della partita, sta rivelando un momento di forma che neanche due anni fa aveva saputo dimostrare. Un centravanti a tutto campo, impegnato a inseguire gli avversari e a soccorrere i compagni, senza che il dispendio di energie gli tolga lucidità sotto porta. Il tiro di collo pieno che ha piegato le mani di Sirigu è da cannoniere di razza, il rigore che ha mandato per farfalle il portiere è da piede educatissimo. Gol numero 12 alla decima di campionato, gol numero 99 con la Lazio, staccato Chinaglia e media da scarpa d'oro.
     
    Accanto ai due gioielli, Inzaghi ha dato fiducia e recuperato il miglior Cataldi, ex grande promessa del vivaio biancoazzurro: sicuro nel ruolo di play al posto di Lucas Leiva, giocate semplici sia in opposizione che in costruzione, angolo e punizioni battute con precisione. Solo Milinkovic è apparso un po' in ombra nel centrocampo laziale, ma per fortuna stavolta il suo talento in naftalina non risultava indispensabile. Difesa senza affanni, con Patric e Radu che non hanno mai sofferto sulle corsie e Acerbi che si è permesso il lusso di aprire le danze con un bolide da una trentina di metri. E' corso ad abbracciare Inzaghi, il difensore Iron Mman, quasi scusandosi: "Ci ho provato".
     
    Toro seduto. Troppo presto. Toro sull'orlo di una crisi reale. Poco gioco, troppo spazio quando gli avversari salivano, nessun regista puro. In panchina Nicolò Frustalupi aspettava da Mazzarri, squalificato in tribuna accanto a Rincon, indicazioni che potessero cambiare il corso della partita. L'unica variante è stata la difesa a quattro con l'innesto della disperazione di un acciaccato Iago Falque, l'uomo che due anni fa infiammò l'Olimpico con un fallo di mano in area di rigore granata che Giacomelli non vide e che causò l'espulsione di un furioso Immobile e la sconfitta interna della Lazio. L'immaginazione di Frustalupi sarà corsa al papà Mario, scudiero di Maestrelli e architetto nel 1974 dello scudetto con quella maglia biancoazzurra, morto in un incidente d'auto ad appena 48 anni. Nicolò incontrò Mazzarri a Pistoia nel 2000 e da allora è il suo vice e la sua ombra.

    Il Toro di Mazzarri sembra in caduta libera. Ben prima di rimanere in dieci, a 25 minuti dalla fine, ha mostrato limiti troppo accentuati a fronte di una Lazio così in palla. Tutti insufficienti, compreso Belotti che poteva riaprire i giochi con quella palla facile facile sbattuta sulla traversa con troppa rabbia. Se confronto doveva esserci fra i due centravanti della Nazionale, Immobile l'ha vinto alla grande. E il gesto del gallo che Ciro ha inventato dopo il suo secondo gol, non è stato un gesto di scherno perché i due sono amicissimi, ma la gioiosa parola fine a capo di una sfida che dopo Firenze rilancia la Lazio - sette punti e nove gol nelle ultime tre partite - fra le pretendenti alla corsa per il secondo campionato, quello che, alle spalle del duello Juve-Inter, vale la Champions.

    IL TABELLINO

    Lazio-Torino 4-0 (primo tempo 2-0)

    Marcatori 25' pt Acerbi (L), 33' pt, 24' st rig. Immobile (L), 45' st aut. Belotti (T)

    Assist: 25' pt Milinkovic-Savic, 33' pt Luis Alberto (L)

    Lazio (3-5-2): Strakosha; Patric (34' st Luiz Felipe), Acerbi, Radu; Marusic, Milinkovic, Cataldi (30' st Parolo), Luis Alberto, Lulic; Caicedo (26' st Correa), Immobile. All. Inzaghi

    Torino (3-5-2): Sirigu; Izzo, Nkoulou, Lyanco (7' st Verdi); De Silvestri, Meitè, Baselli (, Lukic, Laxalt; Zaza (21' st Iago Falque), Belotti. All. Frustalupi (Mazzari squalificato).

    Arbitro: Orsato di Schio

    Ammoniti: 21 pt Nkoulou (T), 10' st Acerbi (L), 21' st Marusic (L)

    Espulsi: 23' st Nkoulou

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