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  • Lazio alle porte del paradiso: Inzaghi dimostra che si può vincere anche senza i milioni di Juve e Inter

    Lazio alle porte del paradiso: Inzaghi dimostra che si può vincere anche senza i milioni di Juve e Inter

    • Franco Recanatesi
      Franco Recanatesi
    C'è la mano di un grande giallista nella vittoria della Lazio a Cagliari, ottava consecutiva, che ha scritto un finale da brividi. Di piacere per i colori celesti, di orrore per quelli di sponda avversa. Ribaltare il punteggio nel cuore di otto minuti di recupero è romanzo da calcio fiabesco, fare il gol decisivo oltre il lungo recupero è diventata la specialità di Caicedo, il bomber di scorta che si sta trasformando nell'uomo dello sfinimento (degli avversari): gol alla Juve al 95', gol al Cagliari al 97'. Adesso la Lazio bracca le due di testa: tre punti sono un soffio, la porta del paradiso è aperta. L'impresa è maturata con la tigna, la fiducia e non attraverso il gioco verticale che alla Lazio ha fornito tanti punti; e con e la paura dell’avversario che nel secondo tempo si è rintanato nella tana a difesa del golazo di Simeone, il figlio di un laziale doc, che dopo appena otto minuti al volo ha raccolto una spizzata di Joao Pedro fulminando Radu e Strakosha.

    Grande Cagliari nella prima frazione della gara, piccola Lazio imbrigliata dal rombo - spesso allargato - di Maran, dall'applicazione dei suoi uomini, collettivo perfetto con Nainggolan, Nandez e i due attaccanti a tutto campo, difficilmente marcabili perché senza fissa dimora. Raddoppi di marcatura continui, tanto da mandare in bambola gente come Milinkovic e Luis Alberto e da tagliare i rifornimenti a Immobile e Correa. La raucedine dei quattro tenori ha ridotto la qualità e la pericolosità della squadra romana che infatti non ha mai portato minacce serie alla porta di Rafael che accelerazioni cardiache le avute soltanto due volte (Immobile al primo minuto e Lulic a un soffio dallo spingere in rete un calcio di punizione di Luis Alberto). Più limpida la palla-gol fallita da Nainggolan pochi secondi prima dell'intervallo o per meglio dire deviata da una prodezza di Strakosha. Un Cagliari che legittimava pienamente la sua classifica, la serie positiva di 13 partite e la pioggia di elogi, tanto più se pensiamo che cinque o sei titolari - cito Olsen, Ceppitelli, Rog, Castro, Pavoletti - erano fuori per infortunio o squalifica. A un Cagliari decimato non si può rimproverare l'assetto e la mentalità rinunciatari della ripresa, quando sono stati stretti d'assedio dagli avversari e poche volte hanno superato la metà campo, anche se due contropiedi hanno rischiato seriamente il raddoppio con Simeone e Faragò, esausti davanti a Strakosha.

    Questa ruvida partita, con tanti errori, tanti fallacci e tanti cartellini gialli, ha raccontato un assalto assai sterile, senza paratone di Rafael, con l'ammucchiata cagliaritana ad occupare ogni spazio. La cosa strana è che la Lazio, maestra del palleggio a terra e delle imbucate, stavolta abbia scelto la via aerea dei cross, da destra con un attivissimo Lazzari prima e poi anche da sinistra con Jony, senza avere grandi colpitori. Tranne uno, Caicedo il "Panterone", l'uomo dell’extra-time. E la cosa strana è che il pari del 91' lo ha segnato Luis Alberto (cross di Acerbi, respinta di Faragò, staffilata dal limite dell'area) che cinque minuti prima aveva chiesto di uscire non essendosi accorto che i cambi erano esauriti. La cosa strana - ma poi mica tanto se andiamo a vedere i precedenti di Inzaghi - è che a suonare la carica è stato Cataldi, che a confezionare il traversone dell'ultimo respiro è stato Jony e che a raccogliere quel regalo di Natale è stato Caicedo: i tre panchinari mandati dall'allenatore a compiere l'impossibile impresa.

    Polemiche roventi nel dopo partita, per il recupero lungo, troppo lungo per i cagliaritani, che ha permesso il ribaltone. In effetti, i sette minuti abbondanti decretati da Maresca sono apparsi un po' eccessivi, senza Var e senza lunghissime interruzioni, ma poteva capitare di tutto e come di consueto a lamentarsi sono i perdenti. Come detto, non è stata una grande Lazio, ma otto vittorie consecutive eguagliano il record di Pioli e Delio Rossi e rivelano che le tradizioni nel calcio valgono, poiché l'ultima sconfitta a Cagliari risale a otto anni fa, non contando quella del maggio 2013 sul neutro di Trieste. In otto partite Inzaghi ha recuperato una marea di punti a Juve e Inter dando spazio ai sogni. Per un un po' lascerà il campionato tuffandosi nell'avventura della Supercoppa. Appuntamento a Riyad per dimostrare che da grandi si può giocare anche senza i milioni della Juve. Per quanto tempo, si vedrà.

    IL TABELLINO


    Cagliari-Lazio 1-2 (primo tempo 1-0)

    Marcatori: 8' p.t. Simeone (C), 48' s.t. Luis Alberto (L), 53' s.t. Caicedo (L)

    Assist: 8' p.t. Joao Pedro (C), 53' s.t. Jony (L)

    Cagliari (4-3-1-2): Rafael; Cacciatore, Pisacane, Klavan, Lykogiannis; Nandez, Cigarini (35' s.t. Oliva), Ionita (38' s.t. Faragò); Nainggolan (49' s.t. Deiola); Simeone, Joao Pedro. All. Maran

    Lazio (3-5-2): Strakosha; Luiz Felipe, Acerbi, Radu (35' s.t. Caicedo); Lazzari, Milinkovic-Savic, Leiva (19' s.t. Cataldi), Luis Alberto, Lulic (11' s.t. Jony); Correa, Immobile. All. S. Inzaghi.

    Arbitro: Maresca di Napoli

    Ammoniti: 20' s.t. Luis Alberto (L), 21' s.t. Nandez (C), 32' p.t. Klavan (C), 1' s.t. Ionita (C), 11' s.t. Pisacane (C), 24' s.t. Cataldi (L), 54' s.t. Caicedo (L)

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