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  • Lazio bella, ma inutile. La Juve doveva perdere, e invece ha vinto lo scudetto

    Lazio bella, ma inutile. La Juve doveva perdere, e invece ha vinto lo scudetto

    • Franco Recanatesi
      Franco Recanatesi
    Una delle giornate più pazze del campionato stava per offrire un epilogo degno della sua follia e invece ha sancito la superiorità di una Juve capace di vincere anche quando doveva perdere. Nella sua giornata più cupa, la corazzata di Allegri ha rischiato come mai era accaduto la prima sconfitta della sua straordinaria stagione, tenendo botta agli assalti della Lazio migliore della stagione, colpendola poi ai primi (e soli) errori.

    A sottolineare la potenza juventina sono proprio i protagonisti dei due gol, entrati in campo quando le cose si stavano mettendo male davvero. E’ stato Bernardeschi, entrato al posto di Matuidi, a seminare Bastos e Parolo sulla sinistra e servire Dybala, bordata al volo, respinta un po’ maldestra di Strakosha, facile rasoterra di Cancelo, rimpiazzo di Douglas Costa. Bernardeschi e Cancelo si sono ripetuti quasi in fotocopia a tre minuti dal 90’ e stavolta il più forte terzino-mediano-attaccante della serie A è stato strattonato, un po’ scioccamente, da Lulic. Rigore sacrosanto e quindicesimo gol di Ronaldo. Juve in volo verso lo scudetto, Lazio sempre più lontana dalla Champions.

    Mai vista, però, una Lazio così bella, mai vista una Juve così in difficoltà. Se il primo tempo si fosse chiuso con due o tre gol di vantaggio per la squadra di Inzaghi nessuno avrebbe potuto gridare allo scandalo. E’ vero che la rete del vantaggio è stata frutto di un colpo di testa svirgolata da Emre Can, ma è anche vero che la squadra romana è stata capace di costruire cinque nitide occasioni da gol, due volte Immobile, una Wallace (sì, persino lui), Luis Alberto e Parolo.

    Neanche quando Allegri, dopo venti minuti, ha cambiato fascia a Douglas Costa per mettere in difficoltà Parolo, la musica è cambiata. Emre Can – serataccia la sua – ha dovuto usare l’abbraccio su Correa (giallo automatico) e chiamare la dea Fortuna perdendo una palla in uscita a due metri dall’area; e la dea lo ha ascoltato lasciando a Luis Alberto, liberissimo, un tiro forte ma centrale che Szczesny ha parato senza difficoltà.

    Inventato sulla fascia destra, Parolo se la cavava benissimo, attaccando anziché subendo, grazie anche ai suoi sette polmoni e alla povertà di spinta bianconera. L’assenza di Pjanic aveva bagnato le polveri alla manovra offensiva di Allegri, colpa non so in quale misura dello stralunato Emre Can e della soffocante pressione dei biancoazzurri. Lazio indiavolata, pressing totale, raddoppio su ogni pallone nei piedi avversari, inserimenti continui, tourbillon di ruoli (Luis Alberto e Correa in primis), inserimenti non solo dei centrocampi nell’area di Szczesny; il quale ha dovuto superarsi al 37’ per deviare un tiro a botta sicura di Parolo e nel finale pregare la madonna di Czestochowa perché qualche compagno (l’ottimo Rugani) arrivasse in tempo sul pallonetto di Immobile dal quale era stato scavalcato.

    Ronaldo e Dybala assenti, Emre Can, Matuidi e Betancour travolti dal ritmo indiavolato e la furia dei centrocampisti laziali, Alex Sandro e Douglas Costa sembravano avere le gomme bucate. Lazio padrona. A fare muro davanti alla difesa e dirigere le operazioni, un gigantesco Lucas Leiva che spesso mi induce a pensarecome mai non giochi nella sua Nazionale o in un grande club europeo.

    Nell’intervallo ci si guardava stupiti: di vedere una Juve strapazzata, una Lazio stellare che pure delle ultime nove partite ne ha vinta una soltanto, Ronaldo e Dybala ridotti a comparse dai temutissimi (dai tifosi laziali) Bastos e Wallace. Ci si chiedeva se la Lazio avrebbe pagato nella ripresa il motore sempre al massimo dei giri, se Allegri avrebbe trovato le giuste misure, se la rattoppata difesa laziale una volta aggredita avrebbe retto il confronto.

    Interrogativi che Ciro Immobile stava per demolire al 63’, divorandosi un gol fatto a capo di un prezioso duetto con Correa, dopo che Milinkovic aveva s fiorato con una prodezza personale l’incrocio dei pali. E’ staro da lì che la Juve ha ripreso coraggio. Bernardeschi ha finalmente sfruttato la povertà della fascia sinistra biancoazzurra, la difesa di Inzaghi – come egli stesso temeva – ha mostrato i suoi limiti dovendo fronteggiare un trio di attacco (Cancelo-Ronaldo-Bernardeschi) fresco e arrapato. Buon per Strakosha che al 90’ il portoghese abbia deciso di favorire il suo compagno anziché battere facilmente a rete.

    L’ultimo brivido del 94’, calcio di punizione dal limite di Milinkovic alto, precedeva il fischio finale di Guida, arbitro attento, mettendo probabilmente la parola fine alla corsa allo scudetto.

    Troppo ricca la rosa di Allegri rispetto a tutti gli altri, in particolare stavolta alla Lazio di Inzaghi che ha dovuto estrarre i conigli dal cilindro per far fronte alla semplice assenza di Acerbi. Le defezioni patite dalla Juve erano ben più numerose, ma cosa importa: la panchina bianconera potrebbe formare una squadra da primi posti nel campionato della zebra solitaria.




    IL TABELLINO

    Lazio-Juventus 1-2 (primo tempo 0-0)

    Marcatori: 14' st aut. Emre Can, 29' st Cancelo (J), 43' st rig. Cristiano Ronaldo (J)

    Assist: 29' st Bernardeschi (J)

    Lazio (3-5-2): Strakosha; Bastos (44' Pedro Neto), Wallace, Radu; Parolo, Milinkovic, Leiva, Luis Alberto (35' st Berisha), Lulic; Correa, Immobile (36' st Caicedo). All. Inzaghi

    Juventus (4-3-3): Szczęsny; De Sciglio, Bonucci (40' pt Chiellini), Rugani, Alex Sandro; Emre Can, Matuidi (14' st Bernardeschi), Bentancur; Douglas Costa (25' st Cancelo), Dybala, Ronaldo; All. Allegri.

    Arbitro: Guida di Torre Annunziata

    Ammoniti 24' pt Emre Can (J) 3' st Matuidi (J), 3' st Leiva (L), 25' st De Sciglio (J), 27' st Rugani (J), 35' st Chiellini (J)

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