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  • Lazio inarrestabile: Luis Alberto come Iniesta e Zidane, che bello l'abbraccio dei tifosi per Mihajlovic!

    Lazio inarrestabile: Luis Alberto come Iniesta e Zidane, che bello l'abbraccio dei tifosi per Mihajlovic!

    • Franco Recanatesi
      Franco Recanatesi
    Dopo la ventunesima replica di una recita sontuosa, il telone si chiude, gli attori si struccano e da domani cercheranno di potersi guardare le spalle sino alla fine, quanto meno fino al 13 maggio tifando chissà per chi davanti alla tv. Oggi è comunque in vetta, solitaria, padrona del campionato dopo 20 anni, replay dei supereroi dello scudetto guidato da Eriksson. Questa Lazio è come quei giocolieri da circo che fanno esclamare "ma come fanno!" e non finiscono mai di stupire.

    Stavolta è entrata in campo morsa da una tarantola, quella tarantola che si chiama Simone Inzaghi, capace di infondere ai propri giocatori la voglia di sbranare l'avversario. In tanti anni di calcio (tanti davvero), non ricordo un avvio così prepotente, pronti via a macinare gioco, pressare gli avversari, raddoppiare le marcature, ricamare gioco. Dopo tre minuti due occasionissime da gol, quando Luis Alberto ha trovato il destro del vantaggio ne erano state consumate quattro. E due minuti Correa metteva l'ipoteca sulla vittoria raccogliendo un invito al bacio dello spagnolo e infilando Skorupski per la seconda volta.

    Devo parlarvi ancora una volta di Luis Alberto. Non vedo nessuna differenza fra lui e Zidane, fra lui e Iniesta. Mediano totale, immarcabile. Dopo pochi minuti si palpa l'inguine e scuote la testa, realizza il gol e va dal medico, rientra e serve la palla del raddoppio a Correa (dodicesimo assist), semina Poli e non solo Poli, guida le ripartenze, innesca le punte. Uscendo confessa all'intervistatore che per tutta la settimana ha sentito un fastidio inguinale, ma dice che giocherà anche il secondo tempo, con l'espressione di chi pensa "e chi se lo perde questo divertimento". Poi prende anche un pestone andando a chiudere su Barrow dopo una rincorsa di una quarantina di metri fino al limite della propria area. Allora sì, Inzaghi lo ha richiamato, la giostra è finita. Ed è finito lo show, un'ora di spettacolo raro per buongustai del calcio. 

    Assente il Mago, la Lazio ha irrobustito il centrocampo con una linea tostissima (Milinkovic-Cataldi-Leiva-Parolo), preoccupato per una ventina di minuti di rilassamento che hanno consentito al Bologna di rialzare la testa e creare qualche grattacapo. E persino un gol che avrebbe potuto riaprire i giochi se Rocchi al Var non fosse di nuovo intervenuto a correggere Irrati pescando Palacio in fuorigioco ad armare il destro al volo di Tomiyasu. Var che anche nel primo tempo aveva visto il braccio galeotto di Denswil cacciare la palla in rete quando si era sull'1-0.

    Ho gettato il faro su Luis Alberto, ma per amore di giustizia occorre dire che non può esistere squadra di tale intensità e capace di collezionare 17 vittorie e quattro pareggi lungo cinque mesi senza una guida dalle qualità straordinarie. Anche oggi Inzaghi il giovane, entrato in campo a braccetto con l'amico Sinisa con il quale condivide quel primato di 20 anni fa, ha indovinato formazione, approccio e cambi. Patric, scelto come terzo centrale a destra, è stato fra i migliori annullando Barrow senza una sbavatura; Luiz Felipe ha trovato anche il tempo di avviare le ripartenze; Radu ha concesso pochissimo a Orsolini. Non va dimenticato che mancava Acerbi, colonna della retroguardia. Davanti a loro Leiva, Milinkovic e l'immenso Luis Alberto hanno confermato ciò che molti osservatori e tecnici vanno dicendo e cioè che sia il migliore del campionato. Sulle fasce meglio Lazzari di Jony. Affiatati, insidiosi ma sciuponi Immobile e Correa, due gol falliti da Ciro che Ciro raramente fallisce, un paio anche dall'argentino del quale però si conosce la difficoltà realizzativa. L'ultimo lo aveva segnato il 10 novembre a capo di un momento felicissimo (5 gol in 5 partite). Deve ritrovare gamba e mira dopo cinque partite saltate per infortunio, ma secondo Roberto Mancini ci troviamo di fronte ad un giocatore che diventerà "devastante".

    Direte: beh, il Bologna ha fatto la comparsa? Strakosha ha goduto di una giornata di ferie? Se ho dato questa impressione, ho sbagliato. Strakosha ha computo almeno tre parate da grande portiere, il Bologna del primo tempo è stato travolto (e va sottolineato che aveva vinto quattro delle ultime cinque partite in trasferta), ma nel secondo, specie quando Sinisa ha inserito Sansone e Santander giocando con due centravanti (il paraguayano con Palacio), ha giocato alla pari con la Lazio. Ma troppo larga la differenza fra i due pacchetti centrali e troppo lente le trame offensive, forse perché Barrow e Palacio hanno trovato avversari più tosti rispetto a 25 giorni fa sullo stesso campo quando hanno battuto la Roma... Il Bologna è comunque sempre in corsa (a due punti dal sesto posto) nel mischione per un posto in Europa League.

    Bello l'ingresso in campo fianco a fianco di Inzaghi e Mihajlovic, commovente il giro di campo con tripudio di bandiere biancoazzurre di Sinisa, al quale forse avere ceduto tre punti alla sua Lazio e mandarla lassù non è poi dispiaciuto tanto.

    IL TABELLINO

    Lazio-Bologna 2-0 (primo tempo 2-0)


    Marcatori: 19' pt Luis Alberto, 21' pt Correa 

    Assist: 19' pt Immobile, 21' pt Luis Alberto

    Lazio (3-5-2): Strakosha; Patric, Luiz Felipe, Radu; Lazzari, Milinkovic, Leiva, Luis Alberto (15' Parolo), Jony; Correa (29'st Cataldi), Immobile (39' st Caicedo). All. Inzaghi.

    Bologna (4-2-3-1): Skorupski; Tomiyasu, Bani, Danilo (25' st Skov Olsen), Denswil; Poli, Schouten (13' st Sansone); Orsolini (13' st Santander), Soriano, Barrow; Palacio. All. Mihajlovic

    Arbitro: Abisso di Palermo

    Ammoniti: 4' pt Bani (B), 10' pt Schouten (B), 9' st Danilo (B), 19' st Santander (B), 38' st Radu (L).

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