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  • Laziomania: le domeniche senza Lazio sono come 'famo sto stadio'
Laziomania: le domeniche senza Lazio sono come 'famo sto stadio'

Laziomania: le domeniche senza Lazio sono come 'famo sto stadio'

  • Luca Capriotti
Le domeniche senza calcio, senza Serie A, senza Lazio (mi perdonerete il campanilismo) hanno un che di inquietante. Sembrano quei film dell'orrore in cui, ad un certo, punto, la tensione cresce talmente tanto che sì, dannazione, sta per uscire il fucking alieno dal condotto che cola quella bavetta verde che fa quel gocciolio che ovviamente ha attirato là il protagonista (NON ANDARE!)

Le domeniche senza calcio si vivono male: sembrano un esperimento sociale. Stare senza cellulare una settimana: a quali attività dedichi il tuo tempo? La riscoperta del modellismo, la certificazione chimica dei fiumi, episodi di corruzione sparsi che però, non sia mai, è diritto inalienabile costruire quel locus amoenus dove ci si potrà finalmente riposare.

Le domeniche senza Serie A si sentono peggio: sembra ci sia un sibilo di sottofondo, un acufene penetrante: sta per succedere qualcosa, una notifica di "Forza", di Direttagol, di Diletta Leotta. E invece niente, è San Marino che ha perso con Cipro, WOW. Famo lo stadio, almeno, nelle domeniche senza calcio. Nemmeno l'invidia ci è più concessa. Durata poco, evaporata subito, sotto la pressione di centinaia di pagine di carte processuali desolanti. Desolato, signora mia, la prima pietra l'hanno già scagliata con molto peccato.

Si spendono a fare cose a cui il calcio ci fa rinunciare: shopping, fissare la linea dell'orizzonte, indignarsi per cose serie, riflettere sul surriscaldamento globale, sulle congiunture astrali, sulla variante al piano regolatore. Qualcuno potrebbe perfino fermarsi a pensare allo stadio della Roma. Occhio, che a pensar male si fa peccato, a pensar allo stadio della Roma si finisce sui giornali. Almeno. 

Le domeniche senza calcio ci rinchiudono in un quadro desolante: nei bar di Roma (ah no, pure su qualche giornale), sembra quasi che la colpa sia delle inchieste, che ledono il diritto inalienabile del tifoso di festeggiare nella sua nuova domus. Cattivoni. Viene da ringraziare che la Lazio, lo stadio, non l'abbia nemmeno pensato, con l'aria che tira nella Capitale. O meglio, ci pensi pure, ma ci pensi soltanto, senza troppa fretta. Il mio diritto inalienabile allo stadio, se deve passare attraverso "le gazzelle che ci mordevano il sedere", è meglio se per ora faccia come durante le domeniche senza calcio. Sonnecchi pure, in totale serenità, che è meglio, come le domeniche senza Lazio. Meglio così, che sentirsi assolti, e lo stesso coinvolti. 

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