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  • Leccemania: squadra anonima e poca grinta, i punti deboli che portano verso la zona rossa

    Leccemania: squadra anonima e poca grinta, i punti deboli che portano verso la zona rossa

    È bastata una settimana per vedere il Lecce passare da eroico ad anonimo. L’emblema è dato dalle statistiche: tre tiri verso la porta veronese di cui solo uno nello specchio, stampato sulla traversa. Oltre a questo, il buio più totale in una partita in cui il Lecce poteva e doveva dare seguito alla grande prestazione contro l’Inter ma, ancora una volta, la squadra ha fatto passi indietro.

    GRINTA DOVE SEI? – Una delle tante cose che aveva lasciato il pareggio con l’Inter era proprio la grinta e l’aggressività che spesso erano mancate e, per una squadra che deve salvarsi, sono sicuramente queste le componenti più importanti per ovviare alle lacune tecnico – tattiche, ma tutto ciò è rimasto ad una domenica fa nella corsa di Mancosu dopo il gol nel finale. D’altronde, come ogni giornata, Liverani deve fare i conti con le varie defezioni, stavolta anche durante il match, ma la squadra non ha mostrato un minimo di reazione neanche dopo il gol subito e si è lasciata sovrastare dal Verona, vera sorpresa del campionato. Sono venute meno l’aggressività nel pressing (almeno a provarci) e la compattezza a discapito di un Verona bello da vedere e concreto che sembra tutt’altro che una neopromossa. Probabilmente, se si dovessero mettere su una bilancia le motivazioni di ciascuna squadra, i giallorossi avrebbero molti più motivi per provare a vincere rispetto ai gialloblu più sicuri oramai della salvezza. Con ciò non si vuole assolutamente pensare ad un Verona arrendevole ma quanto piuttosto ad un Lecce più voglioso di vincere o quantomeno più motivato a farlo. Al contrario, i giallorossi sono stati rinunciatari e quando hanno provato a portarsi in avanti lo hanno fatto con poca decisione e quasi improvvisando.

    CRISI D’IDENTITA’ – Che fosse difficile rivedere il bel gioco proposto in Serie B si sapeva che sarebbe stato difficile se non impossibile ma il Lecce aveva mostrato nella prima parte di stagione sprazzi di gioco propositivo. Da dicembre, invece, tutto ciò che di buono si era visto è finito nel dimenticatoio: la squadra cerca meno il fraseggio corto e basso, ha poca pazienza nel far girare palla e preferisce un lancio lungo a cercare le punte. Stanchezza fisica? Mancanza di qualità? Forse entrambe dato che a centrocampo giocano sempre gli stessi, in attacco Falco ha tirato avanti la carretta il più possibile ed ora ha problemi fisici, così come Farias che ha fatto vedere buone cose quando è stato impiegato ma falcidiato dagli infortuni. La squadra fatta per la Serie A non si è praticamente mai vista sia per i problemi fisici che tecnici. Dunque ci sono due questioni: una tecnica per gli acquisti fatti in estate ed una atletica per i troppi infortuni. Di ciò ne risente la squadra che scende in campo che ormai da dicembre sembra che in campo improvvisi un gioco che è tutto tranne che bello ma soprattutto sterile. La soglia di pericolosità dell’attacco è calata vistosamente, nonostante avesse dato segni di risveglio contro l’Inter per perdersi nuovamente a Verona. Tutto ciò è indice di un altro aspetto: la squadra sta rendendo in base all’avversario. Niente di più sbagliato, visto che una prestazione come quella contro l’Inter si dovrebbe vedere proprio contro le dirette concorrenti con la cattiveria giusta per dimostrare che anche le squadre più quotate a salvarsi devono sputare sangue per restare nella massima serie. La squadra ha bisogno di una scossa che, oltre dal mercato, deve arrivare dall’atteggiamento da mettere in campo e l’averci provato fino alla fine potrà portare una grande salvezza o una retrocessione poco rimproverabile.  
     

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