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  • Lite Allegri contro Adani: il teatro dell'assurdo non è (ancora) finito
Lite Allegri contro Adani: il teatro dell'assurdo non è (ancora) finito

Lite Allegri contro Adani: il teatro dell'assurdo non è (ancora) finito

  • Fernando Pernambuco
    Fernando Pernambuco
Ieri sera è andato in scena un gran pezzo di teatro. Siamo su Sky, dopo partita Juventus-Torino, ma del derby neanche una parola o meglio una breve cronaca tra il conduttore Marco Cattaneo, e gli addetti ai lavori, Ambrosini, Condò, Adani. Pochi minuti in cui aleggia un clima di attesa. Prima della partita in un minuto, una breve intervista a Chiellini e poi, lo si sente, il pezzo forte: torna Massimiliano Allegri.

E torna per rimettere a posto le cose, per riconciliarsi, perché “lo show must goes on” dopo la lite in diretta con Adani continuata per tutta la settimana. Sky ha i diritti sulla messa in onda del campionato con tutto quel che ne consegue: prima, durante, dopo. Ma un Allegri furibondo ha dichiarato: “non parlo mai più con nessuno”, lasciando intendere “con quelli di Sky”. La settimana passa, quindi, in una lunga tenzone diplomatica, terminata, c’è da scommetterci, con l’allenatore livornese che dice: “Va bene torno, ma parlo io e dico tutto quello che non ho potuto dire l’altra volta”.
 
Così va in onda l’atto unico, a metà tra commedia dell’arte e teatro dell’assurdo. Il conduttore Marco Cattaneo tenta di stemperare la tensione, facendo vedere Claudia Schiffer seduta in tribuna: “Meglio Claudia o Cindy (Crowford)?” Allegri, pragmatico, minimizza: “So’ du bellissime donne tutt’e due”. Adani interviene subito: “Meglio le more!” Gli altri due rimangono convitati di pietra.
 
L’elemento più bello del derby, Claudia Schiffer, viene prontamente accantonato, come la partita stessa e Allegri parte in una filippica di 15 minuti alla quale assistono tutti in silenzio. Sarebbero bastati due minuti, ma la logorrea labronica esonda ovunque. Poco importano i concetti (l’esperienza, il calcio come arte e non come scienza, la programmazione, il risultato, le chiacchere che non servono a nulla, la differenza la fanno i calciatori…) conta che mentre Allegri annoda lo stesso concetto per tre quattro volte di seguito, smontando e rimontando, facendosi domande e dandosi risposte, Cattaneo tenta per tre, quattro volte d’ intervenire.
 
Ambrosini e Condò continuano a restare silenti, mentre Adani ripropone esattamente (in secondi 15) la stessa domanda che innescò la lite. A questo punto Allegri ricomincia dall’inizio, aggiungendo che “certe hose gliele dicono anche al bar Ughi di Livorno, dove in pratica c’è nato”. Adani risponde “hai ragione, ma Guardiola, ma il Liverpool, come lo vedi il Liverpool?”
 
Allegri ricomincia dall’inizio e aggiunge che in fondo “avrà giocato bene il Liverpool, ma poteva perdere anche 5 a 0”. Poi ripete sei volte che contano le categorie, nel calcio, nel management, nella vita. Va avanti per circa tre minuti, Cattaneo ci prova, Adani interviene: “bene, mister hai ragione, però c’è anche la gente”. Allegri guarda stupito e poi prova a ricominciare (“oh anche al Milan era uguale con tre mediani, anche al Cagliari…”). Adani: “Sì, però c’è un modo di vincere e di perdere”.
 
Condò tace, Ambrosini tace, Cattaneo tronca (siamo a notte fonda) e invita Allegri ad un dibattito aperto in cui si potrebbe (Dio ce ne guardi!) “parlare per tre ore”. Allegri saluta, stiamo per chiudere, ma… Ma ci siamo dimenticati del povero Mazzarri. E qui i convitati di pietra si risvegliano. Ambrosini si lancia in una disamina tattico tecnica, Mazzarri replica: “Sono d’accordo!”. Condò aggiunge notazioni particolari sulla fase difensiva, Mazzarri replica: “Sono d’accordo!” Adani, provato, si spertica in una lode ripetuta: “Bravo, bravi! Ve lo meritate questo gran momento!” Mazzarri replica: “Un potrei dire meglio”.
 
Un Adani ancor carico per aver parlato troppo poco, forse toccato dal riferimento al Bar Ughi di Livorno, e soprattutto dal via libera a Allegri, avverte: “Sì, d’accordo per il dibattito, ma, attenzione, tempi uguali per tutti”. Non ha capito che non funziona così con gli ospiti invitati a parlare. Quando un politico, uno scrittore, un artista vengono invitati in una redazione sono loro i protagonisti, non i giornalisti. Comunque, l’ultima parola è sua: “Certo Guardiola sarebbe un’altra cosa”.
 

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