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  • Lorenzo, la voce dei dilettanti: 'In campo a 40 anni, questo è l'esempio per i giovani. Altro che Superlega'

    Lorenzo, la voce dei dilettanti: 'In campo a 40 anni, questo è l'esempio per i giovani. Altro che Superlega'

    • Angelo Taglieri
    "Se non trovi il campo, alza lo sguardo". Ce lo dicono i saggi del paese subito dopo aver compreso che col calcio ci possiamo divertire. E a Lorenzo lo diceva sempre suo papà: "Se non trovi il campo, alzo lo sguardo". E non per veder le stelle, non siamo poeti, ma per trovare le luci del campo, siamo calciatori. "Perché in paese, alzando gli occhi, vedi due cose: il campanile e le luci del campo". Lorenzo fa Zaccaro di cognome, è un calciatore dilettante, uno di noi, uno di quelli che quando c'è vento ha la polvere del campo tra i denti, che quando piove ha i tacchetti a 6 e la maglia sporca di fango, che quando si rompe il crociato fa di tutto per tornare a giocare. Anche a 40 anni. E' un dilettante, come tanti in giro per l'Italia. E, come tanti, l'altro ieri è tornato bambino. "Lore, ti chiamo per l'intervista: portavoce dei dilettanti" gli dico in una nota audio. Pronta la risposta "Angelo, facciamo domani. Stasera ho allenamento. E non sto nella pelle" la sua risposta. 40, con l'entusiasmo di un bambino.

    Lorenzo in carriera, in tutte le categorie dilettantistiche, ha segnato più 300 gol, dalla D alla terza categoria. Terza categoria che è pronto a riabbracciare a settembre: "Sì, dopo anni di CSI facciamo finalmente questo salto in Figc. Perché voglio continuare a giocare e a fare gol, continuare a fare quello che mi piace di più: giocare a calcio". L'età non conta, Ibra tra i professionisti lo insegna. E Lorenzo è l'Ibra dei dilettanti: "Il mio modello, è un esempio per chi vuole avvicinarsi a questo sport e per chi, come me, a 40 anni, vuole continuare a giocare. Non farò tutte le partite, non giocherò sempre, ma so che le mie 18 gare le giocherò. E darò tutto. Per i compagni e per il gol. Sì, perché senza gol vivo male. E punterò a vincere la classifica capocannonieri".

    40 anni, un lavoro, una famiglia, due figlie. La più grande, il giorno dopo il primo allenamento, lo vede zoppicante e gli chiede: "Papà, ma ha senso continuare a giocare se poi devi stare male?". La risposta è pronta: "Se mi vedi così è perché mi sono divertito tantissimo. Frenarsi e non lasciarsi andare non è divertimento, andare oltre i propri limiti e godersela, quello sì che è divertimento". Una tendinite fastidiosa. Che poi... "fa sentire giocare. Ma mi dice anche: 'Oh, va che non sei immortale'. Mi doserò un attimo ora, anche perché voglio arrivare pronto a settembre, nonostante ci sia in programma un torneo tra due settimane". I tornei primaverili, poesia pura: salamelle, birra, trofei esposti a bordocamoo in attesa di un vincitore. Bellissimo.

    40 anni e non stancarsi, per Lorenzo. A differenza di tanti giovani che del calcio non hanno interesse: "Noi giocavamo col pallone, ora i ragazzini hanno altre cose. Un po' perché la cosa è ciclica, un po' è la mancanza di passione. Io vivo di competizione, voglio essere vincente nel mio piccolo. E voglio essere un esempio per i ragazzi, perché io il calcio lo vivo come un divertimento, ma seriamente". E gli avversari lo notano: "'Ma tu hai 40 anni e sei ancora qui?'. Questo mi dicono. E per me è motivo d'orgoglio essere notato dagli avversari più giovani".

    Si cerca di tutto per attirare le nuove leve, creando competizioni più interessanti da un giorno all'altro, per esempio, (vero Superlega?). Ma gli esempi sono anche dietro casa. Ne è convinto Lorenzo: "Il calcio in senso lato non ha categoria. Se tu giochi la Champions o il torneo di terza categoria contro la Resurrezione a Quarto Oggiaro non cambia: se hai passione, il calcio è quello. Poi tu la vivi come vuoi, con la mentalità che vuoi. Quello che sto vivendo, adesso, a 40 anni, non ha eguali. A questa età è tutto più enfatizzato. E ai ragazzi dico: abbandonate la Weekend League, quando si riprenderà venite a vedere la terza categoria. Facciamo un passo indietro, andiamo a riappropriarci dei campi d'oratorio o di periferia, la domenica mattina andata a vedere le categorie minori. La terza non è paragonabile a un'eccellenza, ma in meglio: calci, esultanza sfrenate per il gol, divise sporche, passione pura. E non si paga neanche il biglietto".

    Campi che piano piano riapriranno, almeno quelli che hanno resistito in questo periodo durissimo: "Manca tutto, e lo rivogliamo. Ora vedi le luci spente dei centri sportivi, non vedi la fila per entrare, non vedi i parcheggi pieni. E mette tristezza tutto questo". E le mancanze, nel corso dell'anno, sono state anche altre: "Quello che manca è il divertimento e lo stare nel gruppo. Lo spogliatoio è una famiglia, è una vita parallela. Quell'altra vita mi dà equilibrio. E nel momento in cui è venuta a mancare è venuta a mancare una famiglia. Come camminare con una gamba sola. In questo anno mi sono allenato, mi sono dato degli obiettivi per quanto ci fosse poca chiarezza, me li sono creati da solo". Gli esempi, nel nostro piccolo, ci sono. "Se non li trovi, alza lo sguardo".

    @AngeTaglieri88
     

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